Si amputa il braccio: i chirurghi di Varese lo ricostruiscono con un intervento avveniristico
Il professor Mario Cherubino e la sua equipe hanno utilizzato un robot per avere una visione dettagliatissima del campo operatorio. Si è trattato del primo intervento in Italia con questa tecnologia
Un casco e una visiera che trasmettono all’occhio del chirurgo l’immagine nitida, tridimensionale e ampliata del campo chirurgico.
Un intervento avveniristico si è svolto nella sala operatoria di Microchirurgia della Mano, all‘Ospedale di Circolo Macchi Varese.
L’INCIDENTE
Il professor Mario Cherubino, Professore Associato di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell’Università dell’Insubria e direttore dell’Unità di Microchirurgia della mano, insieme al dr Federico Tamborini e al dr Alessandro Faggetti, ha ricostruito, utilizzando una tecnologia innovativa, l‘avambraccio di un uomo di 79 anni, che se lo era accidentalmente amputato con un colpo di fucile.
L’INTERVENTO IN URGENZA
L’uomo, con il braccio quasi completamente staccato, si era presentato da solo all’ospedale di Cittiglio dove i sanitari lo avevano inviato in ambulanza al Circolo di Varese.
Operato d’urgenza, l’equipe del Professor Cherubino si era dapprima occupata di rivascolarizzare la mano e di rimuovere tutti i tessuti non vitali; quindi, non appena le condizioni generali del paziente lo avevano permesso, ha eseguito un complesso e delicato intervento microchirurgico durato dieci ore, che ha permesso di ricostruire completamente l’avambraccio.
COS’E’ IL ROBOTISCOPIO
«Per la prima volta in Italia abbiamo utilizzato il “robotiscopio” che è un’evoluzione del microscopio operatorio (di fabbricazione austriaca e del costo di 350.000 dollari ) – racconta Cherubino – Si comanda attraverso i movimenti della testa e fornisce immagini tridimensionali ad altissima definizione che vengono inviate ai due monitor collocati sulla visiera del caso. Il chirurgo ha così una visione molto nitida e ingrandita del campo operatorio, per cui interviene con precisione anche su strutture molto molto piccole».
LA RICOSTRUZIONE
Così l’equipe del professor Cherubino ha ricostruito completamente l’avambraccio del paziente: « Per le ossa dell’avambraccio, il radio e l’ulna, abbiamo preso porzione di una delle ossa della gamba, il perone, e lo abbiamo diviso in due, garantendo la sopravvivenza dello stesso mediante suture vascolari microchirurgiche – spiega il professore – Quindi abbiamo proseguito con la ricostruzione di nervi e tendini. Abbiamo completato con la pelle artificiale e tra qualche settimana lo riporteremo in sala per completare l’innesto».
L’intervento è stato un successo e il paziente è già stato dimesso: «Ho avuto l’occasione di sperimentare per primo in Italia questo robot ( in campo microchirurgico). Avevo assistito al suo utilizzo durante un intervento di neurochirurgia in Olanda – spiega il professor Cherubino -. È un dispositivo che ha ottenuto tutte le certificazioni necessarie: siamo riusciti a ottenerlo per testare la qualità e ne abbiamo visto gli indubbi vantaggi».
Alla luce del quadro pandemico attuale, Cherubino però aggiunge « Oggi stiamo assistendo a un aumento preoccupante dell’impegno richiesto dai nostri ospedali a causa della pandemia legata al virus Covid-19. Di fatto questa emergenza sta impegnando a ogni livello tutte le forze della nostra azienda. Sono molto preoccupato e mi auguro che non accadano grossi traumi o problematiche di tipo traumatologico importante. Probabilmente, purtroppo, in questo momento non saremmo in grado di dare risposte tempestive come è stato invece fino ad oggi».
Il casco è stato riposto così come il robottiscopio: la medicina del futuro è già realtà e lo è a Varese, ma deve attendere che passi l’emergenza.”
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