Usca, tamponi, comunicazione e zone rosse. Il Pd mette in fila le carenze nella gestione della pandemia

Le Usca insufficienti, la gestione dei tamponi, la mancanza di tavoli provinciali con comunicazioni precise sulla situazione: il partito, guidato dal segretario Giovanni Corbo, analizza così la situazione nel testo che pubblichiamo

Giovanni corbo

“La risposta del sistema Lombardo alla seconda ondata dell’emergenza Covid non è stata all’altezza della situazione”. A dirlo è un documento di sintesi con il quale la segreteria provinciale del Partito Democratico mette in fila tutto quello che considera sbagliato nell’attuale gestione della pandemia. Le Usca insufficienti, la gestione dei tamponi, la mancanza di tavoli provinciali con comunicazioni precise sulla situazione: il partito, guidato dal segretario Giovanni Corbo, analizza così la situazione nel testo che pubblichiamo.


“L’emergenza Covid dall’inizio della seconda ondata ha fatto registrare nella nostra Provincia un numero di contagi tra i più alti del territorio nazionale con un Rt ( Indice di trasmissione ) in incremento costante. Nonostante sia stato chiaro ben prima dell’inizio della pandemia che un sistema sanitario come quello lombardo fondato sulla legge regionale 23 del 2015 e basato su una depauperizzazione della medicina territoriale, abbia nuociuto nella gestione dei contagi concentrando i casi di positività presso le strutture ospedaliere facendoli divenire focolai di trasmissione del virus, non sono state prodotte azioni significative ad oggi per ovviare a questo stato di fatto.

Come PD proponiamo un nuovo sistema sociosanitario che risolva questa evidente criticità:

Le USCA ( Unità Speciali di Continuità Assistenziale ), infatti, che avrebbero dovuto assistere sul territorio la gestione dei casi di positività da COVID 19, sono state attivate solo in minima parte e non mostrano ancora segnali tangibili di alleggerimento del carico gravante sugli Ospedali. Siamo ben lontani in Provincia di Varese dall’allineamento con le direttive nazionali che prevedono una USCA ogni 50.000 abitanti. Lascia stupiti che la seconda ondata dei contagi, abbia sorpreso ancora una volta su questo punto i vertici di Regione Lombardia.

Nonostante i toni rassicuranti di Fontana e Gallera rimane ancora critica la situazione tamponi, seppur di molto migliorata rispetto alla prima fase pandemica, in quanto è sempre troppo il tempo medio di attesa tra manifestazione dei sintomi ed esecuzione tamponi. Così come rimane ancora elevato il tempo necessario per appurare la negatività dei pazienti covid con il secondo tampone lasciando in isolamento persone che potrebbero far ritorno alla vita normale. Ad oggi è troppo elevata la percentuale di tamponi positivi rispetto a quelli effettuati ( arriviamo per la nostra provincia anche al 24% ). Occorrerebbe portarla tra il 2% per avere la possibilità garantire un tracciamento efficace. E’ un risultato che deve essere raggiunto incrementando i tamponi molecolari creando nuove postazioni “ drive-through “.  Anche su questa azione si registra un grave ritardo di ATS e Regione Lombardia. Rendere più facile l’accessibilità ai cosiddetti tamponi veloci sarebbe dovuto essere un obiettivo di Regione Lombardia sin dalle immediate fasi successive alla prima emergenza.

E rimane carente anche la fase assistenziale ai pazienti covid. Non abbiamo sul nostro territorio varesino un valido sistema di strutture che offrano possibilità di periodi di degenza per le persone positive evitando che siano elementi di diffusione del contagio per i propri familiari.

Una clamorosa falla del sistema sanitario lombardo è stata vissuta sul fronte delle RSA. Per evitare che si riviva nuovamente la tragedia dei quei giorni bisogna garantire l’assistenza agli anziani ricoverati, controlli periodici e tamponi per personale e ospiti, garantire dispositivi protettivi e interazioni tra pazienti e familiari in sicurezza. Le stesse misure devono essere garantite per le residenze dei disabili.

D’altronde stiamo assistendo in Lombardia ad una surreale vicenda sanitaria anche sul fronte della vaccinazione antinfluenzale stagionale. Ad oggi la campagna di vaccinazione antiinfluenzale di fatto non è ancora iniziata. I medici di base hanno ricevuto pochissime dosi di vaccino. Con le quantità pervenute si rischia, ma ormai è quasi una certezza, che si entrerà nella fase acuta della diffusione dell’influenza senza che la maggior parte della popolazione esposta abbia potuto fare il vaccino.
Tutto ciò quando nella maggior parte delle Regioni Italiane la popolazione si sta vaccinando ormai da due settimane.

Sul fronte comunicativo sarebbero dovuti essere creati tavoli di lavoro istituzionali provinciali come spesso richiesto dai rappresentanti del Partito Democratico, ma nulla è stato fatto. La piattaforma che ATS mette a disposizione agli Amministratori locali per le informazioni sui contagiati e sui contatti di caso ha sicuramente migliorato il lacunoso e ritardatario trasferimento di informazioni da parte di ATS nei primi mesi della pandemia, ma ancora oggi esistono sfasature temporali nel caricamento dei dati che rendono tardive e inefficaci da parte delle amministrazioni gli interventi di controllo e di assistenza ai pazienti Covid e ai contatti di caso.

E’ evidente che le misure di contenimento del contagio finora messe in campo per contrastare la seconda ondata non sono riuscite a frenare la curva dei contagi. Come Partito Democratico Provinciale di fronte alla violenta recrudescenza della pandemia nella nostra Provincia riteniamo si debbano prevedere misure e provvedimenti drastici quali l’individuazione di zone rosse. Solo oggi sono 1192 i nuovi positivi nel Varesotto. Nella sola Varese abbiamo 370 pazienti ricoverati per COVID di cui 27 in terapia intensiva. Non sono necessari algoritmi e simulazione per decidere di varare con urgenza e tempestività misure più incisive di quelle finora messe in campo. In considerazione della situazione nella nostra Provincia riteniamo che la Regione Lombardia abbia atteso fin troppo per varare provvedimenti precauzionali locali.

Sorprende pensare che chi amministra Regione Lombardia dopo aver voluto un referendum che ha utilizzato ingenti risorse pubbliche per decretare tendenze autonomiste per la Lombardia, stia aspettando, invece, le decisioni del Governo per varare chiusure mirate territoriali prima che non ci siano effetti irreversibili.

E’ opportuno in questa fase concentrare le misure per alleggerire il carico delle strutture ospedaliere diminuendo il numero di ricoverati e di pazienti che necessitano della terapia intensiva. In quest’ ottica varare misure per proteggere maggiormente le fasce più fragili della popolazione, anziani e immunodepressi, deve essere ritenuto un obiettivo da valutare in tempi brevi.
In territori come il nostro il PD Provinciale di Varese rimarca l’importanza di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per aumentare la capacità di spesa sanitaria incluso il MES. Nonostante responsabilità di chi ci amministra al livello regionale non possiamo che evidenziare come le risorse del MES potrebbero dare respiro alla situazione sanitaria ( formazione e assunzione di nuovo personale sanitario, acquisizione di nuove forniture mediali per contrastare il virus, incremento dei tamponi molecolari e veloci ) e, contemporaneamente, liberare risorse per fronteggiare l’altrettanto devastante crisi
economiche che attanaglia la maggior parte delle nostre attività produttive.

La Segreteria Provinciale PD Varese

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Novembre 2020
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