Dai dati sul contagio un’inversione di tendenza, il campanello di allarme di ATS Insubria

A dirlo è un indice in particolare: quello RDt, ovvero quello che misura l’intensità di replicazione del virus e che negli ultimi giorni ha segnato un lieve aumento nel nostro territorio

tamponi ugo mara

Ci sono segnali di una lieve inversione di tendenza nell’andamento fino ad ora discendente dei nuovi contagi da coronavirus. Lo fotografano i dati in possesso di ATS Insubria raccolti attraverso i tamponi effettuati nel territorio di competenza della provincia di Varese e nel Comasco.

A dirlo è un indice in particolare: quello RDt, ovvero quello che misura l’intensità di replicazione del virus e che negli ultimi giorni ha segnato un lieve aumento nel nostro territorio. Se c’è una cosa che ormai dobbiamo aver imparato a comprendere dalla lettura dei dati è che è importante leggere con attenzione ogni segnale perché se si attende l’immagine perfettamente definita di un trend rischia di essere ormai troppo tardi.

Quello dell’RDt è un indice fondamentale perché, fotografando la capacità di replicazione del virus tra le persone, può essere un indicatore di previsione di come potranno svilupparsi i numeri effettivi dei contagi nei prossimi giorni. Nel grafico (figura sotto) si osserva infatti come l’andamento l’indice anticipi di diversi giorni l’andamento della curva.

ATS Insubria calcola questo indice in base ai dati diagnositici a disposizione. Come sappiamo deve suonare un campanello di allarme quando questo indice supera la soglia dell’1 e, dopo che da metà novembre era stato abbondantemente al di sotto, settimana scorsa è tornato poco al di sopra.

«Sono segnali che non vanno enfatizzati ma nemmeno trascurati – ha spiegato il Direttore Sanitario di ATS Insubria Giuseppe Catanoso -. Si tratta di un campanello di allarme che ci dice che andranno osservati con attenzione i dati della prossima settimana per comprendere se siamo di fronte ad un trend che richiede di intervenire su questi aspetti».

L’indice calcolato da ATS è frutto dell’elaborazione dei dati relativi alla provincia di Varese e di Como: «Al momento questo segnale ci dice che è troppo presto per abbassare la guardia – spiega Catanoso -. Lo dico soprattutto adesso che ci stiamo concentrando sull’arrivo della vaccinazione anticovid, bisogna sapere che ci vorranno mesi e mesi prima che venga vaccinata abbastanza popolazione da rendere efficace il piano di vaccinazioni. Ora dipende solo da noi e dai nostri comportamenti: non dobbiamo fare arrivare la terza ondata prima che ancora che sia finita la seconda».

Tra il 12 e il 18 dicembre in provincia di Varese sono stati eseguiti 18.320 tamponi che hanno fatto emergere 1617 nuovi positivi con l’8,8% del tasso di positivi tamponi/nuovi positivi.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Dicembre 2020
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