“Abbiamo gazebo fermi da mesi, lo Stato li noleggi da noi per i vaccini”

Sono 570mila i posti di lavoro a rischio nel settore degli eventi e la Feu-Filiera Eventi Unita è nata per essere portavoce di diverse categorie del settore. A raccontarci questa realtà Lorenzo Pasquali, imprenditore di Sesto Calende

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Un settore fermo da quasi un anno, da quando l’emergenza sanitaria ha cambiato molte cose. Quello degli eventi è forse il ramo più colpito da questa pandemia. Niente feste, matrimoni, battesimi, cresime che per gli operatori del settore significa restare senza lavoro.

Per questo motivo, nei mesi scorsi, è nata la Feu – Filiera Eventi Unita, un’associazione che nasce con lo scopo di riunire le categorie di aziende che lavorano nell’ambito degli eventi a prescindere da dimensioni e numero di dipendenti. L’associazione ha preso vita a Roma, ma si è diffusa in tutta Italia e a parlarci di questa realtà è Lorenzo Pasquali, un imprenditore di 38 anni di Sesto Calende che ha un’azienda tramite la quale si può noleggiare tutto ciò che può servire per un evento, dalle sedie ai piatti.

«Solitamente lavoriamo tutto l’anno, in particolare da aprile a dicembre. Quest’anno ovviamente non è stato così, abbiamo perso fino all’80% del fatturato», spiega Pasquali che si fa portavoce di tanti colleghi.

Come lui, infatti, in molti vivono questo periodo tra grosse difficoltà. La Feu ha quindi cercato di dar voce a 25 categorie differenti, lavoratori che spesso non trovano una collocazione specifica tra le associazioni di categoria. Sul sito si legge che nel settore sono a rischio 570 mila posti di lavoro, 45,5 miliardi di perdita complessiva nella filiera con una perdita, in media, dell’80,5% del fatturato. L’ultima notizia pubblicata sul loro portale, invece, riguarda i gazebo a forma di primula che verranno utilizzati per il vaccino Covid19.

Ci sono miliardi di gazebo chiusi e fermi da marzo 2020 nei magazzini delle aziende ed invece di noleggiare quelli già esistenti propongono di crearne di nuovi, con i soldi pubblici; nuove strutture, che molto probabilmente non troveranno mai altra collocazione, dai costi esorbitanti, in un momento in cui le istituzioni non riescono neanche a dare ristori equi a tutti”, spiegano in una dichiarazione riportata da Il Messaggero.

Lorenzo, dalla sua, spiega che la situazione è davvero difficile. Lo Stato ha dato ristori alla categoria, «ma calcolati solo sul periodo di aprile. Successivamente sono stati compresi solo alcuni codici Ateco, lasciando escluse molte aziende della filiera. Il nostro, oltretutto, è un lavoro che vive di programmazione. Tutti gli eventi di quest’anno sono stati rimandati, molti hanno rimandato anche quelli del 2021 al 2022, visto il periodo di incertezza».

Insomma, prima di poter riprendere i normali ritmi del lavoro ci vorrà ancora tempo, pandemia permettendo. Intanto, i tanti lavoratori del settore chiedono di non essere dimenticati.

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Pubblicato il 22 Dicembre 2020
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