Mereghetti presenta il Dizionario dei film 2021 in un incontro dell’Insubria

L'appuntamento in diretta Facebook sulla pagina dell’ateneo mercoledì 16 dicembre ore 16-17, è organizzato dal corso in Storia e storie del mondo contemporaneo

Paolo Mereghetti

Un’ora di passione pura per il cinema all’Università dell’Insubria. Il critico Paolo Mereghetti, da anni autorevole punto di riferimento per gli amanti della settima arte, presenta il suo «Dizionario dei film 2021» agli studenti e al pubblico.

L’incontro, in diretta Facebook sulla pagina dell’ateneo mercoledì 16 dicembre ore 16-17, è organizzato dal corso in Storia e storie del mondo contemporaneo, Dipartimento di Scienze teoriche e applicate. Commenta Andrea Bellavita, docente di Cinema, Fotografia e Televisione che presenta e introduce l’incontro: «Per l’Insubria e per il nostro corso di laurea, che vuole far dialogare il cinema con il presente, è un grande onore, e fonte di ispirazione, ospitare Paolo Mereghetti, che più di chiunque altro oggi in Italia esprime l’autorità e la competenza nel mondo della critica cinematografica».

Dialogano con l’autore: Mauro Gervasini, docente di Forme del cinema di genere all’Insubria, consulente della Mostra del cinema di Venezia e firma di «Film Tv», e Roberto Manassero, membro della Settimana internazionale della critica e collaboratore di «Cineforum». «Il Dizionario del film di Mereghetti – dice Mauro Gervasini – è lo strumento più completo, leggibile e godibile per l’approccio al cinema di ogni cinefilo. Non si tratta di un semplice dizionario, perché oltre all’apparato informativo, comunque curatissimo, ci sono i commenti e i giudizi, espressi anche in stellette, da una a quattro, che suscitano spesso discussioni feroci. Anche sui social, benché Il Mereghetti, con una scelta eroica, continui a essere solo cartaceo. C’è davvero tutto il cinema e per questo continua a essere un librone indispensabile, e irrinunciabile».

Paolo Mereghetti risponde in anticipo a qualche domanda sul suo lavoro. Il dizionario oggi: «Il senso del dizionario è quello di guidare lo spettatore ad affrontare meglio la scelta dei film che vengono offerti dal mercato. Era nato così quando c’erano fondamentalmente le televisioni private e la Rai, ed è ancora più importante oggi che l’offerta si è moltiplicata». La carta: «Continuo a essere legato alla carta perché sono dell’altro millennio. Penso sia uno strumento che offre qualcosa in più del digitale, e cioè il fatto che l’occhio può cadere su una scheda, su quello o quella dopo, e poi spaziare in avanti e indietro fra le pagine. È una cosa che spero stimoli la curiosità, nel senso che dalla scheda che si sta cercando si approda a qualcosa di inatteso o sconosciuto».

Il digitale: «Tutti oggi pensano che il digitale debba essere l’unico campo in cui comunicare. Io continuo a pensare che ciò che offre il dizionario non si trovi da nessuna altra parte: per le informazioni sulla trama, ma anche e soprattutto per l’analisi critica che mette in campo. Sono cose che non trovo in alcun archivio digitale. Da IMdB a MyMovies, che hanno schede meno curate e pieni di buchi».

Il metodo: «Il dizionario non privilegia nessuna tipologia di film: né i film d’autore, né gli stracult; né i film nazionali né quelli internazionali; né i film di oggi né i film di ieri; né i film parlati né i film muti… Guidati dalla curiosità mia e dei miei collaboratori abbiamo allargato il dizionario a ogni edizione scavando ogni volta in una parte nuova. Certo, c’è ancora moltissimo da scavare: il dizionario ora ha 33mila schede, ma i film fatti nella storia sono decisamente di più. Soltanto nel parlato, per dire, saranno più di centomila…. Però ogni volta cerchiamo di scoprire cose nuove, tenendoci al tempo stesso al passo con le uscite nuove. E non facciamo differenza tra i film di Andrzej Wajda e quelli di Francesco Nuti, perché un dizionario non è la raccolta dei film del cuore».

Le novità: «La nuova edizione 2021 copre tutte le uscite nelle sale almeno fino a Tenet (che siamo riusciti a inserire in extremis); getta un primo, approfondito sguardo sulle uscite sulle piattaforme (che hanno numeri spropositati destinati ad aumentare sempre più); completa e rivede criticamente le filmografie di alcuni grandi registi: Bresson, Bergman, Cassavetes, Ichikawa, Naruse, Yoshida, Kinoshita, lo stesso Wajda e poi Verdone, Avati e lo stesso Nuti; e soprattutto vede l’ampliamento delle schede tematiche, tra cui quella a mio modo di vedere definitiva di Star Wars, che riunisce tutto l’universo poetico, tematico e commerciale della saga raccogliendo tutti, ma proprio tutti i film (e corti, e prodotti d’animazione e spin-off e speciali) realizzati».

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Pubblicato il 15 Dicembre 2020
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