Sciopero del pubblico impiego, presidi simbolici davanti a ospedali e prefettura

Due ore di stop dalle 10 alle 12. Il sindacato della funzione pubblica chiede che vengano fatti i necessari e non più rinviabili investimenti in formazione, sicurezza, infrastrutture e tecnologie

sciopero funzione pubblica

I sindacati della funzione pubblica della provincia di Varese partecipano allo sciopero di 2 ore di oggi mercoledì 9 dicembre. Non ci saranno manifestazioni e tantomeno presidi con assembramenti. «Non possiamo scendere in piazza – scrivono in una nota stampa i segretari provinciali di categoria – ma abbiamo deciso di dare voce alla protesta con alcuni presidi simbolici che si terranno contemporaneamente dalle 10 alle 12, davanti all’ingresso dell’Ospedale di Circolo di Varese, davanti agli ospedali di Busto Arsizio, Saronno, Tradate e Gallarate, a Villa Recalcati sede di Prefettura e Provincia di Varese, davanti al comune di Varese e di Saronno. Daremo voce a tutte le professioni proprio dai luoghi che in questi mesi hanno sofferto di più la carenza d’organico a causa dei ridotti investimenti in termini di risorse umane, economiche e di innovazione».

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Sciopero di due ore della Funzione Pubblica 4 di 7

Lo sciopero, secondo il sindacato della funzione pubblica, è «l’inevitabile conseguenza delle richieste inascoltate e delle ripetute sollecitazioni fatte al Governo per l’apertura delle trattative su diversi temi dell’innovazione, delle assunzioni, della sicurezza e del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di tutti i comparti pubblici».

Secondo il sindacato, non c’è stato né dialogo né contrattazione.

Nel nostro sistema democratico costituzionale – continua la nota stampa – quando non c’è dialogo tra lavoratori e datore di lavoro, esiste il diritto di rivendicare le proprie richieste anche con forme di mobilitazione collettiva. Questo diritto è lo sciopero, che può essere esercitato anche se il datore di lavoro è lo Stato. Alcuni intellettuali, politici, opinionisti, parte della stampa, e non solo, ritengono che la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil sia “inopportuna” in questo momento. La proclamazione dello sciopero non è stata fatta a “cuor leggero” anzi è stata una decisione sofferta, nata da un intenso dibattito all’interno del mondo del lavoro pubblico già da qualche mese. La libertà di pensiero e di espressione nel nostro Paese sono costituzionalmente garantiti, esattamente come il diritto di sciopero. Sono fisiologici i commenti quando ci sono ricadute nell’erogazione dei servizi ma sono inaccettabili e demagogiche le posizioni che mettono in discussione il diritto di sciopero, che ha lo scopo di aprire un confronto per la difesa dei diritti dei lavoratori, a qualunque categoria essi appartengano. Il 9 dicembre sciopereranno lavoratori che hanno pagato un prezzo altissimo in questa pandemia, lavoratori precari di tutti i settori (circa 350.000), lavoratori che sono sempre più in affanno perché non riescono più a sopperire alle gravi carenze di organico che si sono create per effetto di 20 anni di tagli lineari alla spesa pubblica. Basti pensare che nel solo comparto degli enti locali si sono persi 93.000 addetti in 10 anni, esempio emblematico – tra i molti analoghi nel nostro territorio – è rappresentato dalla Provincia di Varese in cui si è passati da circa 600 dipendenti nel 2010 a meno di 350 nel 2020, mantenendo sostanzialmente le stesse funzioni. La spesa pubblica complessiva cresce a ritmi spaventosi e il risparmio arriva solo dai tagli al personale con enorme danno a cittadinanza e imprese e riduzione dei servizi o esternalizzazioni. L’ex presidente dell’INPS ha dichiarato che i pubblici dipendenti sono privilegiati e propone di applicare anche a loro la cassa integrazione. A chi applicherebbe la cassa integrazione? Agli operatori sanitari, che sono già pochi, oppure al personale dell’INPS che sta elaborando le pratiche di cassa integrazione? Applicherebbe la cassa integrazione al personale educativo dei nidi o ai pochi assistenti sociali che in questo momento con abnegazione e passione assistono centinaia di nuove povertà sul nostro territorio? Oppure chiuderebbe i Centri per l’Impiego che in provincia di Varese a causa dei numeri ridotti rischiano ogni giorno di non aprire alcune sedi? Forse questo ex manager pubblico lungimirante (e non solo lui) assegnerebbe la cassa integrazione ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate che garantiscono le entrate del nostro paese anche con il lavoro di lotta all’evasione fiscale? assegnerebbe la cassa integrazione ai Vigili del Fuoco o alla Polizia Locale? Forse l’applicherebbe ai dipendenti comunali con le numerose funzioni fondamentali che svolgono per la nostra vita quotidiana? Domande alle quali non occorre dare risposta. Chiediamo con forza, ancora una volta, il rinnovamento della P.A. attraverso i necessari e non più rinviabili investimenti infrastrutturali e tecnologici. Chiediamo investimenti nella formazione e riconoscimento economico delle professionalità. Chiederemo nuovamente di attuare un piano straordinario di assunzione del personale in grado di garantire il necessario turn over del personale cessato al fine di ridare slancio alla P.A. con l’ingresso dei nostri giovani nel mondo del lavoro pubblico, insieme alla stabilizzazione dei tanti, troppi precari presenti in tutti i comparti. Chiediamo più sicurezza per lavoratrici e lavoratori, ricordando le vittime e i contagiati. Gli attacchi alla libertà di sciopero sono strumentali e hanno lo scopo di indebolire le nostre rivendicazioni creando divisione e conflitto sociale, proprio quello che è stato finora evitato anche grazie al fondamentale contributo dei servizi pubblici a tutti i livelli e in ogni territorio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Dicembre 2020
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