Come si è comportata Regione Lombardia durante la pandemia

La posizione di Cosimo Cerardi del Pci, in merito alla gestione della crisi sanitaria in Lombardia

regione lombardia

Gentile direttore,

A partire dai dati su la sanità lombarda si è provato a fare un primo ragionamento su quanto è accaduto in Regione Lombardia. Infatti, dati in nostro possesso si rileva che il 70% del bilancio annuale della Lombardia è va a carico della sanità, il 50% per cento di questa va ai pagamenti del servizio sanitario privato.


Il grosso della spesa sanitaria è indirizzato della quota che destinato al pubblico a reparti di chirurgia e cardiologia, quasi niente è stato destinato alla medicina preventiva.
La medicina preventiva è la cenerentola del bilancio annuale perché, appunto dato che si parla di “medicina preventiva” , cioè” medicina che previene”, non è accettabile dal sistema che invece, vuole la malattia in quanto da questa ne deve trarre profitto, e ciò non vale soltanto per il settore privato, ma anche per quello pubblico che ha assunto, soprattutto in Lombardia, e da tempo, la logica della medicina privata che ha come assunto primario, appunto, non la salute, non la prevenzione, ma il profitto, in quanto, la salute viene intesa come “attività da cui lucrare”.


Altro elemento da tenere presente e dato dal fatto che il piano pandemico era nazionale era completamente inadeguato, era , in pratica quello del 2006 e a fronte di richieste, anche degli organismi sanitari internazionali il precedente governo ha pensato bene di fare il copia e incolla di quello del 2006, quello attuale ha avvallato senza battere ciglio si tale piano, sicché tutta la medicina territoriale, gli operatori sanitari nel momento più duro dell’ espansione pandemica si è trovata completamente impreparata, ed i primi a pagare , per esempio, sono stati i medici di base che sono risultati completamente abbandonati a loro stessi, in termini di sicurezza.
Significativo è che le USCA, unità di intervento anticovid-19 nel territorio, pensate per intervenire una su 50,000 abitanti allo stato attuale ne abbiamo , invece, una per 300,000 abitante, queste unità, in teoria dovevano fare da primo argine alla pandemia, in realtà non è stato così, infatti i pronto soccorsi sono entrati in criticità espositiva anche rispetto alla diffusione dello stesso Covid -19.


Inoltre, la Regione, avrebbe potuto requisire cliniche private ed Hotel , la legge glielo permetteva, ma ciò non è stato fatto, perché ciò, probabilmente andava ad intaccare la” proprietà privata”, quando in termini costituzionali, sarebbe stato possibile requisire e adibire cliniche private e hotel a luogo di transito di coloro che in uscita erano ancora positivi al Covid senza che questi venissero dislogati , cosa che è stato fatto, nelle case di cura per anziani RSA, con gli effetti che noi tutti abbiamo esperito ad oculos, l’infezione in massa degli anziani, con degli indici di mortalità che parlano chiaramente di una strage di massa di anziani, mai vista prima nella storia della Repubblica Italiana.


Altresì è risultata colpevole, ed inaccettabile, l’ assenza generale di personale medico e paramedico, personale che ha avuto il suo peso specifico in tutta la vicenda pandemico che è ancora in corso, da quando nel 1978 si è dato origine alla grande Riforma del sistema sanitario nazionale, la sanità nazionale era il “fiore all’occhiello dell’Europa”, ma a partire dalla fine degli anni ’80, a fronte dello sfondamento neoliberista inaugurato dalla Thacher in Inghilterra e Reagan negli Stati Uniti d’America , si è dato origine in Italia, ad una sforbiciata verticale degli addetti nella sanità pubblica, una sforbiciata che ha portato da quasi 530,000 unità del 1989 alle attuali 220,000, con una riduzione di più del 50% di lavoratori del settore, che oggettivamente ha comportato una drastica riduzione del servizio sanitario, soprattutto nel settore preventivo, su tutto il territorio nazionale, ed anche in quello lombardo, nonostante le “ fandonie” che periodicamente c’è toccato ascoltare dal leader lombardo di centrodestra, del Formiconi.


Il risultato di tale mancanza di personale ha comportato, situazioni drammatiche, se non addirittura sconcertanti, quando ad un certo punto i primari di diversi ospedali lombardi, proprio per mancanza di strutture, e di personale, si sono trovati nell’assurda e drammatica circostanza di decidere chi doveva rimanere in terapia intensiva e chi, invece, doveva essere abbandonato, perché impossibilitati ad intervenire.
Colpevole, inoltre è stato il comportamento della Confindustria bergamasca che a fronte di una necessaria chiusura dell’attività lavorativa, ha di fatto impedito il blocco dell’attività lavorativa con i risultati che noi tutti abbiamo visto, le lunghe file di camion militare che trasportavano le salme di centinaia e centinaia di cittadini.
Ma non è finita, in ultima, anche la beffa dei tamponi nella nostra regione, a fronte del fatto che la sanità pubblica regionale non era più in grado di effettuare tamponi, necessari per un’azione di prevenzione, s’è permesso di dare l’autorizzazione a centri privati di poter effettuare tale test, con una “piccola” gravante su le tasche dei contribuenti lombardi, il test-tampone, dato dal costo, appena, e l’ironia c’è tutta, di 330 Euro.

Ora la domanda è d’obbligo, come è possibile accettare tutto questo? Come è possibile accettare che un’intera classe politica di spericolati, ed al contempo incapaci, rappresentanti del centrodestra, ma anche dello stesso centrosinistra, possano continuare a governare in Lombardia e nel resto del paese? Com’è possibile accettare si simili palesi attacchi al ruolo del pubblico, quando solo una gestione seria ed efficiente della sanità pubblica avrebbe potuto rappresentare un reale argine a questo salasso generazionale a cui i lavoratori e lavoratrici, cittadine e cittadini, sono stati sottoposti? 
Il Pci a livello nazionale, in tempi non sospetti aveva lanciato come pilastro della sua linea nazionale , la difesa della sanità pubblica, come momento fondante di una vera e propria battaglia di civiltà contro l’ingordo uso della logica del profitto in generale e nello specifico della sanità pubblica, sempre più messa in mora dai grandi interessi oligopolistici che a vario titolo, anche in quest’ultimo frangente pandemico, ribadiscono, gli oligopoli, il ruolo di “assetati vampiri “ della sanità pubblica, e di ogni servizio sociale della Repubblica Italiana.


Il Pci della Provincia di Varese in prosecuzione con quanto è stato detto in precedenza darà origine ad iniziative in appoggio a forme di lotta che i lavoratori e cittadini intendono intraprendere per rispondere a questo scempio, ma, soprattutto, il lancio di una vera e propria campagna di controinformazione per impedire che le responsabilità di quanto è accaduto siano sottaciute o evase dai soggetti politici che hanno avuto la responsabilità politica di aver amministrato la cosa pubblica in regione Lombardia.


Partito Comunista Italiano- Busto Arszio . Cerardi Cosimo

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Dicembre 2020
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