Alessandra a Dario, “infermieri a viso aperto” per raccontare il lavoro in corsia
Ci sono anche due infermieri dell'ospedale di Varese tra i volti della mostra fotografica realizzata da Settimio Benedusi come tributo a professionisti sempre al fianco del paziente con capacità ma anche umanità

Non sono eroi ma professionisti. Impegnati ogni giorno ad assistere milioni di persone in tutto il mondo.
Per sottolineare la figura professionale ma anche umana ed empatica dell’infermiere che è nato il progetto “Infermieri, a viso aperto”. È una campagna di sensibilizzazione promossa e realizzata dal Gruppo Chiesi con il patrocinio della FNOPI, la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche. Una raccolta di scatti fotografici, realizzati dal fotografo professionista Settimio Benedusi, e di storie che raccontano chi ogni giorno, dietro una mascherina, mostra un sorriso e uno sguardo che allo stesso tempo vuole essere rassicurante e determinato.
Tra i dodici volti fotografati ci sono anche due dipendenti della Sette Laghi di Varese, due professionisti impegnati proprio nei reparti Covid.
C’è Alessandra, infermiera della neuropsichiatria infantile che aveva deciso, già la primavera scorsa, di entrare volontariamente nei reparti covid, in particolare nella pneumologia, per dare il proprio contributo.
« Ricordo ancora l’ansia per una situazione così nuova e imprevedibile. Noi imprigionati negli scafandri, i pazienti spaventati e sofferenti, i volti tirati e stanchi dei colleghi. Ho pensato di aver fatto un grande sbaglio. Ma è stato un attimo: dal primario a tutti i medici, al coordinatore degli infermieri agli operatori presenti, mi hanno accolto con il sorriso, tirato per la tanta stanchezza ma aperto e caloroso. Sono stati giorni impegnativi, dove competenze e cuore hanno lavorato insieme per affrontare una situazione inedita. Soprattutto all’inizio, quando la battaglia sembrava senza fine perché i pazienti non miglioravano, combattevi contro la tensione e la frustrazione. Quando finalmente siamo riusciti a dimettere il primo paziente e spostarlo dall’area covid a quella non covid è cambiato tutto. Una carica di energia nuova ci ha permesso di andare avanti perchè sapevamo che c’era una meta».
Alessandra ha aderito a questa campagna come testimonial di un modo di lavorare in squadra che mette al centro il paziente: “l’infermiere non lo si fa, lo si è”.

Anche Dario, infermiere dell’Hospice cure palliative dell’ospedale di Varese, è impegnato accanto ai pazienti covid terminali. La sua scheda racconta di lui: « Innamorato della sua professione, con uno sguardo deciso e determinato, ma che allo stesso tempo ti fa capire quanto su di lui si possa contare, sempre».
Passione, capacità formazione , ma anche cuore sono, gli strumenti quotidiani di un infermiere: « La storia degli infermieri è una storia lunga, di esperienze, di studio, di conquiste. Non è solo un aiutante, non è parte di un sottobosco. L’infermiere è un professionista a tutto tondo» .
A Dario, come a tutti i suoi colleghi, non piace la parola eroe, si sono trovati a essere le prime linee di un nemico invisibile e nuovo : «A volte capita di sentirsi impotenti. Perché l’infermiere non è un eroe onnipotente. È una persona che aiuta altre persone».
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