Prima fase delle vaccinazioni anti-Covid: in provincia adesioni al 75/80%

In questo primo step della campagna vaccinale coinvolte solo le categorie del personale sanitario e delle Rsa. ATS Insubria spiega l'andamento delle vaccinazioni, i rifiuti sono legati a motivi concreti: non si parla di "Novax"

Primo giorno di vaccinazioni anti Covid-19 all'ospedale di Saronno

La prima fase della campagna vaccinale anti covid è cominciata molto bene, in termini di numeri, sia a livello nazionale che a livello provinciale e deve ancora entrare pienamente a regime. Si tratta di una fase che attualmente ha dei limiti ben precisi: coinvolge solamente il personale sanitario, le RSA e altre strutture molto specifiche e, soprattutto, è strettamente vincolata in tutta Italia alla disponibilità dei vaccini che attualmente è ancora contingentata.

Ci sono però alcuni elementi che si possono già osservare: ad esempio quello dell’adesione alla vaccinazione che è uno dei più cruciali da monitorare affinché si possa arrivare alla soglia necessaria a sconfiggere la circolazione del virus. In provincia di Varese, secondo quanto rilevato da Ats Insubria, tra le categorie alle quali è stata proposta la vaccinazione Anti-Covid, si è registrata un’adesione tra il 75% e l’80% ma queste percentuali non sono definitive e, soprattutto, non significano che coloro che non hanno ancora aderito siano da considerare “Novax” (la categoria di è contrario a prescindere ai vaccini). Cerchiamo di vedere nel dettaglio perché.

Campagna vaccinale, a che punto siamo

Come ribadito ancora oggi da ATS Insubria, l’agenzia territoriale della tutela della salute delle province di Varese e Como, quella a cui stiamo assistendo adesso è la prima fase delle vaccinazioni. Coinvolge solo alcune categorie di persone e a definire i tempi di somministrazione sono la capacità organizzativa delle aziende ospedaliere ai quali è affidata ma soprattutto la disponibilità di vaccini che attualmente, a livello mondiale, è estremamente limitata perché si dispone solo del vaccino di BioNTech/Pfizer. Un vaccino che è estremamente complesso da maneggiare e dunque viene gestito solamente all’interno di strutture attrezzate e con una robusta formazione. Attualmente si sta completando la copertura vaccinale negli ospedali ed entro gennaio in provincia di Varese si dovrebbe arrivare ad aver copertura con la prima dose di vaccino anche per ospiti e operatori delle Rsa e medici di medicina generale e pediatri. Al momento si sta procedendo al ritmo di 500/600 vaccinazioni al giorno ma questo numero è in forte aumento, solo la Asst Sette Laghi ha annunciato la capacità di arrivare a 550 al giorno.

Le adesioni nelle diverse categorie

ATS Insubria ha registrato le adesioni alla primissima fase di offerta vaccinale. Si tratta di una fase tutt’ora aperta e che non si può considerare completata.
Attualmente tra il personale e gli ospiti nelle Rsa si registra un’adesione al 73%. Tra i medici di famiglia il 65% (con una quota importante di medici che devono ancora rispondere e solo una percentuale tra il 7% e l’8% che ha espresso il proprio diniego). Tra i pediatri l’adesione è al 77% (con una percentuale tra il 5% e il 6% che ha espresso il proprio diniego). Tra i medici delle USCA e i medici di continuità assistenziale l’adesione è al 95%.

Tra chi non si vaccina non solo “Novax”

Il monitoraggio sull’adesione alla campagna vaccinale è puntuale ma non bisogna confondere le non adesioni a questa prima fase della campagna con una contrarietà in generale alla vaccinazione. Come puntualizzato la dottoressa Annalisa Donadini e il direttore sanitario di ATS Insubria Giuseppe Catanoso, ci sono altri motivi che possono frenare l’adesione in questa fase. In primis le richieste sono state fatte durante il periodo natalizio con tempi molto stretti e qualcuno ha preso ancora del tempo per rispondere. Inoltre, per alcuni soggetti ci possono essere complicazioni o allergie che suggeriscono di evitare la vaccinazione. Infine, considerando che stiamo parlando soprattutto di personale medico, sono in molti ad aver già contratto la malattia Covid-19 in questi mesi e ad aver già sviluppato una risposta immunitaria che per qualcuno significa la possibilità di rimandare la vaccinazione ad un secondo momento.

I tempi della vaccinazione di massa

«Sui tempi delle successive fasi della vaccinazione molto dipende dal tipo di vaccino che si renderà disponibile – spiega il direttore sanitario di ATS Insubria Giuseppe Catanoso -. Tempi che dipendono dall’approvazione di altri vaccini e dall’effettiva produzione. Per l’italia è prevista una quota di circa 70 milioni di vaccini entro i primi sei mesi ma devono essere approvati». Da tabella di marcia sarà possibile iniziare la vaccinazione per le persone con più di 80 anni a partire da febbraio secondo una strategia che viene comunque definito e comunicato da Roma e non dipende dalle singole ATS.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Gennaio 2021
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