Luino e la pandemia, gli ambulanti del mercato attendono certezze
Il mercato cittadino sta cercando soluzioni per sopravvivere, come un ambizioso progetto di e-commerce. “Ma abbiamo dovuto fermare tutto per le enormi difficoltà”
Scelte governative contro le quali gli organi periferici dello Stato ricorrono dinanzi alla giurisdizione amministrativa. Proteste di piazza più o meno simboliche ma con le casse dei negozi che restano semivuote. Crisi economica che corre e in alcune aree, come quella di confine, che galoppa e spinge i politici locali a chiedere decisioni rapide.
In mezzo, gli operatori economici, negozianti e soprattutto ambulanti che vivono del contatto con la strada e la piazza e che nel microcosmo di Luino “pesano“ una giornata, quella del mercoledì, quando si tiene il grande mercato cittadino, con clienti di fronte alle bancarelle che sono sempre di meno con tutte le difficoltà anche operative che i commercianti devono affrontare.
Per questo Vittorio Bernardo, 33 anni, anche lui ambulante del settore alimentare e rappresentante “Fiva Confcommercio” dei colleghi – quasi 400 – che aprono i banchi ogni mercoledì chiede maggiore attenzione nei tavoli delle scelte che possono influire sull’andamento degli affari, nella migliore delle ipotesi. In quella peggiore si parla di chiusure e crisi, con famiglie in difficoltà e che rischiano di andare ad ingrossare quella già cospicua valanga di attività con le luci spente.
«Noi ambulanti, che potremmo definirci “di confine“ abbiamo due generi di restrizioni con cui fare i conti. Ci sono quelle governative, o regionali imposte dagli organi dello Stato. E poi quelle che arrivano da oltreconfine, dalla Svizzera, che rappresenta uno dei principali se non il maggiore bacino di provenienza della nostra clientela, ora ferma al di là della dogana e non entra in Italia per gli acquisti», spiega Bernardo (nella foto sopra).
Una tragedia. Di pochi giorni fa la richiesta del sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino che chiedeva di rivedere le misure sulla “zona rossa” con misure ad hoc proprio sulla fascia di confine (ristori certi e a fondo perduto e il superamento della visione “statica” degli spostamenti tra gli Stati: chi è negativo al virus possa varcare la frontiera).
Di giovedì la dura presa di posizione del presidente di Confartigianato imprese Varese che chiede «politiche nuove, più attente al bilanciamento tra produzione e salute e tra ripresa economica e disastro». Un’aria di incertezza che anche per gli operatori commerciali è insopportabile.
«Occorre un tavolo specifico a livello Regionale per affrontare questa crisi in maniera più puntuale, ascoltando le esigenze degli operatori sul territorio che vivono situazioni diverse da zona a zona».
E pensare che una soluzione per venire in contro ai colleghi e alla crisi stava per essere approntata. «All’inizio del primo lockdown, a marzo, avevo pensato di lanciare un’idea che favorisse il mercato preservandone le peculiarità: su trattava di una piattaforma di e-commerce particolare e aperta 24 ore su 24, dedicata ai commercianti del mercato di Luino. In pratica il cliente avrebbe potuto in ogni momento richiedere un ordine al commerciante consultando una mappa interattiva dove trovare la bancarella e prenotare i prodotti interessati che si sarebbero potuti poi ritirare il mercoledì. Eravamo a buon punto e fino a settembre abbiamo continuato con le riunioni, ma poi abbiamo dovuto tenere tutto fermo proprio per via di questa instabilità che stiamo vivendo. Nessuno si prende la responsabilità di investire o gestire ordini in questa situazione: non sappiamo quando riapriranno i confini, quando usciremo dalla zona rossa e questo è un problema enorme che sta pesando parecchio».
Bernardo – una nota di colore – è stato il promotore del video postato su youtube che all’affievolirsi delle misure di confinamento, in primavera, proponeva ai clienti di tornare al mercato.
Cosa servirebbe? «Più programmazione, anche si massima, su ipotesi di aperture dei confini, le autorità dei due paesi devono parlarsi di più. Le istituzioni italiane e svizzere devono capire che l’economia di confine fa bene a entrambi i paesi».
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