Molinari: “Dopo l’emergenza sanitaria, dobbiamo prepararci all’emergenza sociale a Varese”

Il Covid ha messo a dura prova non solo la struttura sanitaria delle nostre città, ma anche quella sociale. Ne abbiamo parlato con l'assessore al welfare del capoluogo

roberto molinari

Il Covid ha messo a dura prova non solo la struttura sanitaria delle nostre città, ma anche quella sociale. I periodi di lockdown  hanno colpito chi era più fragile: gli anziani, i giovani, chi ha perso il lavoro.

Effetti che andranno, con tutta probabilità, anche al di là dell’emergenza: per capire meglio la situazione, abbiamo parlato con Roberto Molinari, assessore al welfare del Comune di Varese.Partendo dal chiedergli come si prospetta, questo nuovo anno.

«Penso che il 2021 sia l’anno della resilienza: di chi resiste ma riparte, con visione e logica. Noi continuiamo a lavorare, a mettere risorse umane ed economiche per l’emergenza: ma va aperto un fronte per gli effetti del Covid19. Non solo quelli di tipo economico, che è una lettura facile, ma anche le tante situazioni di tipo sociale ed psicologico che stanno dietro. Un problema che necessita di una programmazione che coinvolga i prossimi anni sia per i servizi sociali locali che per il welfare nazionale. I danni non sono solo economici, ma anche sociali e psicologici».

Quali sono le principali difficoltà?
«Esistono delle fragilità ancora inespresse ancora, ma esistenti e pronte a deflagrare: anziani e adolescenti sono i gruppi più a rischio, in questa fase. Per gli anziani, sono venute a mancare certezze e sicurezze che spezzavano la routine quotidiana. Basti pensare, tra i servizi che erogavamo noi, allo spazio pomeridiano al centro diurno: un momento ludico che consentiva rapporti tra persone “di una certa età”. Ricostruire dei legami sarà molto difficile, quando si riaprirà: molti anziani saranno colpiti dall’”effetto capanna”, che li fa sentire piu sicuri a casa e li rende meno disponibili a uscire e socializzare. E gli adolescenti hanno un problema simile, perché è venuta a cadere la socialità e il rapporto con certi adulti, come i professori o gli allenatori. È inoltre cambiato il rapporto con gli strumenti elettronici, che sono ora il loro unico strumento di socialità. Questi due estremi saranno un baricentro aggiuntivo delle prossime politiche sociali».

State già dando seguito a questa necessità di programmazione?
«No, non ancora. Per il momento siamo nel pieno della pandemia, mentre qui si sta parlando non solo del domani ma del dopodomani. Però è necessario aprire una riflessione per evidenziare cosa serve in termini di risorse umane e non solo economiche. A tutto questo si aggiunge il fatto che la popolazione anziana aumenta, che bisogna dare risposta a disabilità all’educazione e al bisogno di abitazione: insomma, a quello che già normalmente succede nell’assessorato ai servizi sociali».

Qual è la proposta?
«Bisogna cominciare a riflettere, a cercare le risorse, delle dinamiche nuove e diverse. Da una pandemia, da un problema, bisogna uscire migliori. Ma come si fa? Come è possibile produrre effetti positivi da questa situazione? Io penso che il pensiero della politica debba rivolgersi anche in questi termini. Bisogna comprendere come incidere nei processi organizzativi e decisionali per rispondere alle persone: diminuire la burocrazia, saltare i passaggi, eliminare la farraginosità delle norme. In una situazione come questa, la risposta ai bisogni deve essere più veloce possibile. Certo, questo è un problema nazionale, ma noi amministratori lo sentiamo enormemente. Ora dare una risposta ad un bisogno per il giorno dopo, anche se fondamentale, è quasi impossibile».

IL BILANCIO DEL 2020

I numeri del welfare a Varese raccontano di richieste e bisogni in grande crescita: «Il 2020 si è concluso con l’operazione voucher – Spiega infatti Molinari – 454 domande accolte di richiesta che corrispondono a circa 1500 persone, per una somma erogata di circa 227mila euro. Inoltre, nelle prossime settimane distribuiremo 80mila euro al terzo settore per il sostegno alimentare e altre 120mila euro destinate agli utenti dei servizi sociali già in parte seguiti».

Un dato significativo è quello dei nuovi utenti: «Da giugno in avanti abbiamo preso in esame 258 nuove richieste, persone che non erano mai state conosciute prima dai servizi sociali. II numero delle persone che si presentano con richieste di tipo alimentare ed economico, è aumentato al ritmo di circa 20-25 unità al mese: questi sono segnali della conseguenze economiche della pandemia. Solo per avere un contributo per gli affitti si sono rivolte 228 persone in più rispetto al normale, per un totale di 325mila euro di contributo del Comune. tutto questo va ad aggiungersi ovviamente a quelle 4500 persone che seguiamo normalmente, e a cui abbiamo garantito i servizi, con i problemi di bilancio che hanno i comuni d’Italia»

Qual è il principale problema, in una simile situazione?
«Il problema piu inaspettato è stato l’assenza di liquidità, causata dall’assenza di entrate: il famoso fondo di mutuo soccorso che abbiamo istituito è stata una risposta creativa, grazie alla sensibilità dei varesini, a questo problema. Si è rivelato una valvola di sfogo per le prime necessità molto utile».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Gennaio 2021
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