Scatta l’America’s Cup. Tiziano Nava: “Invidio chi è a bordo di questi scafi straordinari”

Intervista al campione di Laveno, già a bordo di Azzurra e del Moro di Venezia, alla vigilia di una nuova edizione della Coppa. "Sogno una vittoria di Luna Rossa: sarebbe un grande traino per tutta l'Italia"

luna rossa vela america's cup 2021

Se vi siete appassionati di vela nel corso delle precedenti sfide italiane alla America’s Cup, dimenticatevi le immagini di Azzurra, del Moro di Venezia e pure quelle più recenti delle Luna Rossa degli anni passati. Scafi meravigliosi e storici, senza alcun dubbio, però profondamente diversi da quelli che a partire da questo mese di gennaio si contenderanno il trofeo più antico del mondo nel bacino di Auckland.

Le barche – 4: una detentrice e tre sfidanti – impegnate in Nuova Zelanda infatti volano letteralmente sopra il livello del mare, viaggiando a velocità incredibili (anche a 100 Km/h) e dando vita a spettacoli inconsueti e stupefacenti. A permettere questa vera e propria magia sono due appendici mobili – i cosiddetti foils – collegati allo scafo da due bracci (arms) appositi. Un modo di navigare che ha cambiato in modo profondo anche una serie di altre situazioni classiche della vela, a partire dai ruoli degli uomini di equipaggio alla loro posizione. Ne parliamo con Tiziano Nava, nato a Laveno, classe 1958 che oggi insegna vela sul Lago Maggiore ma che in passato ha vissuto in prima persona tante avventure alla Coppa America, a partire dalle due esperienze a bordo (nel ruolo di tattico) di Azzurra nel 1983 e nel 1987 e da quella con il Moro di Venezia che gareggiò in un mondiale di categoria.

Nava, anzitutto come ci si sente a osservare le barche impegnate in questa nuova edizione della America’s Cup?

«Prima di tutto non nascondo di avere un po’ di invidia verso chi è a bordo: sarebbe bello prendere il timone di una di queste imbarcazioni anche solo per pochi minuti, per capire le sensazioni che si provano su scafi del genere. E poi ho una grande curiosità per il comportamento delle barche all’interno di un match race, ovvero le regate “uno contro uno”. Un conto è tentare un record di velocità in mare aperto; un altro è sfidare un’avversaria, rispondere alle sue mosse, creare una tua tattica e condurre al meglio questi “missili” anche in spazi ristretti. Non credo proprio sia una cosa semplice».

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Tiziano Nava posa davanti alla Coppa America

Lei crede possa anche aumentare il rischio di collisione tra gli scafi, vista anche la loro velocità?

«Ritengo di sì: le barche vanno a 90 all’ora e anche di più, credo che qualche rischio in più ci sia rispetto agli scafi tradizionali. Più che altro, i tempi per prendere le decisioni sono stretti: se si sbagliano i “conti” quando vengono effettuate le manovre c’è la possibilità di uno scontro. Però nelle regate di preparazione disputate fino a ora c’è stato un solo caso, anche lieve, di questo genere».

Fa impressione, scorrendo il sito di Luna Rossa, vedere le foto dei velisti ritratti con addosso la tuta e con il casco sottobraccio. Una posa tipica dei piloti automobilistici.

«Un’altra analogia è la presenza di una sorta di abitacolo dove si trovano gli uomini a bordo, uno spazio che ricorda un po’ anche il bob a quattro. Le novità sono davvero molte e altre ne vedremo perché questo tipo di barche si usano da pochissimo, da due o tre anni, quindi anche le soluzioni adottate dai diversi equipaggi sono differenti. Luna Rossa per esempio utilizza due timonieri, uno per ogni lato, ovvero Bruni e Spithill; le altre barche ne hanno uno che si sposta da una parte all’altra. New Zealand per esempio prevede che il timoniere passi davanti all’albero, a differenza degli altri. E poi è cambiata anche la disposizione degli uomini: su undici, ben otto sono incaricati di azionare con forza le maniglie per incidere sul sistema idraulico che muove i bracci dei foils. Di questi, ben sei svolgono solo questo compito». 

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Foto di Stefano Gattini / Luna Rossa Challenge

Veniamo alla parte prettamente sportiva: che aspettative ha per la “nostra” Luna Rossa?

«Io continuo a sognare di vincere l’America’s Cup. Sono ben conscio che sia un’impresa difficilissima, perché le quattro squadre impegnate a Auckland rappresentano ciò che c’è di meglio al mondo per quanto riguarda i velisti, i progetti e le tecnologie veliche. Quindi tutti gli avversari sono fortissimi: sia inglesi e americani che partecipano con Luna Rossa al torneo degli sfidanti (la “Prada Cup”, un tempo conosciuta come “Louis Vuitton Cup” ndr), sia naturalmente i detentori della Nuova Zelanda. Anzi, questi ultimi fino a ora sono apparsi i più forti».

Ma non per questo bisogna smettere di sperare in un successo italiano.

«Esatto, anche perché pensate che colpo sarebbe “portarsi a casa” la Coppa in un momento terribile come quello che stiamo vivendo. Una vittoria nella America’s Cup darebbe un grande impulso a tutto il settore nautico italiano ma anche a tutti i comparti collegati al mare. Anche per questo motivo, auguriamoci che per la prima volta Luna Rossa e l’Italia conquistino il trofeo».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Gennaio 2021
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