Sui binari della Varese-Porto Ceresio viaggiano scuola, turismo e lavoro
Tre anni fa insieme alla nuova tratta Arcisate Stabio ripartiva il collegamento ferroviario tra Varese e Porto Ceresio
(foto di Luca Leone) – Quella del 7 gennaio 2018 è stata una data doppiamente importante per la Valceresio. Insieme alla nuova tratta ferroviaria Arcisate – Stabio, è rientrata in funzione la linea Varese -Porto Ceresio, ferma da quasi nove anni in attesa del completamento del cantiere della tratta transfrontaliera.
A tre anni di distanza abbiamo chiesto ai sindaci di Porto Ceresio e Bisuschio che hanno tenuto a battesimo la rinata ferrovia, di tracciare un bilancio.
«Per il nostro paese, privato per tanti anni di un servizio essenziale, è stata una data storica – dice l’ex sindaco di Porto Ceresio Jenny Santi – Un bilancio che non può che essere positivo perché con il ritorno della ferrovia si è risolto un grave disagio per lavoratori, studenti e cittadini ma anche perché è potuto ripartire un servizio essenziale per la fruizione turistica di Porto Ceresio, soprattutto da parte dei turisti stranieri che usano molto il mezzo pubblico».
La tratta Varese – Porto Ceresio, per anni considerata dalle ferrovie un “ramo secco” e dunque a rischio cancellazione, ha rischiato di essere cancellata anche dalle abitudini dei cittadini: «Dopo anni di sospensione del servizio tutti avevano preso altre abitudini e non è stato immediato riabituarsi all’idea di poter usare il treno – racconta Jenny Santi – Dopo sei mesi però l’utenza è cresciuta progressivamente facendo registrare numeri più alti di quelli attesi dalle stesse ferrovie. Importante, anche perché a Porto Ceresio c’è una grande potenzialità, per il turismo ma anche per i frontalieri, che è quella dell’integrazione tra ferrovie e navigazione del lago di Lugano. Quest’estate, nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria un numero ragguardevole di turisti ha raggiunto Porto Ceresio sfruttando questa combinazione e quest’anno ci auguriamo che possano crescere ancora, pandemia permettendo»
«Nel bilancio di questi tre anni – conclude Jenny Santi – metterei anche il recupero del bell’edificio della stazione, dove siamo intervenuti con la commissione paesaggistica collaborando con Rfi per adeguare il loro progetto al particolare contesto del nostro paese. Oggi gli spazi pubblici della stazione sono in usufrutto gratuito al Comune, e li abbiamo più volte utilizzati per mostre ed esposizioni. Tra le cose ancora da fare invece ci sono il completamento del recupero dell’edificio di fianco alla stazione, che ha incontrato diverse difficoltà, e la sistemazione dell’area terminale della stazione».
Il ritorno del collegamento ferroviario con Varese è stato un evento importante anche per Bisuschio, sede dell’Isis Valceresio, l’unico istituto superiore della valle, ma a tre anni dall’avvio del servizio proprio qui sono molte le questioni ancora irrisolte, come racconta il sindaco Giovanni Resteghini.
«Purtroppo l’area delle ferrovie a Bisuschio è stata utilizzata come deposito di cantiere da Rfi e questo ha fatto sì che la nostra stazione sia diventata l’ultima nel cronoprogramma dei lavori. Questo però non giustifica i ritardi accumulati – spiega il sindaco – Oggi la stazione è completata, ma resta aperta la questione del nuovo parcheggio che deve essere realizzato da Rfi nell’area adiacente. Da parte del Comune è stato fatto tutto, dal progetto alle autorizzazioni, ma anche a causa del continuo cambio di responsabili non si riesce ad arrivare al dunque. Anche in questi giorni abbiamo nuovamente contattato Rfi per sbloccare la situazione».
Tra le questioni ancora aperte c’è anche quella del vecchio scalo merci: «Rfi si è impegnata a sistemarlo e a concederlo come deposito per le associazioni di Bisuschio, ma stiamo ancora aspettando. Così come non si riesce a risolvere la questione del passaggio a livello che resta abbassato per troppo tempo. Si era prospettata una possibile soluzione ma non abbiamo più avuto risposte».
«Per quanto riguarda l’utilizzo del treno mi segnalano ritardi frequenti, che in qualche caso hanno spinto le persone a scegliere nuovamente l’auto – conclude Resteghini – Un peccato, perché prima del 2020 con tutte le sue vicende, il servizio veniva utilizzato in modo sempre più importante, anche dai ragazzi delle scuole.Vedremo come andrà quando riusciremo a tornare alla normalità».
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