Via libera al servizio mensa per aziende in ristoranti e bar. “Ma non basta, il settore è al collasso”

Giordano Ferrarese, presidente di Fipe, insiste sulla immediata necessità di ristori e sull’azzeramento di tasse e imposte per tutto il 2021. "Solo così potremo evitare la catastrofe"

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È possibile svolgere attività di mensa e catering anche in zona arancione (e rossa), nel rispetto delle seguenti indicazioni: il servizio è rivolto solo alle aziende previa la stipula di una apposita convenzione; sono esclusi i liberi professionisti e i titolari di partita IVA.

I termini dell’esatta applicazione della misura prevista dal Dpcm del 14 gennaio 2021 (art. 2, comma 4, lett. C) vengono chiariti in una nota del ministero dell’Interno del 22 gennaio 2020.

«Per noi è una piccola boccata d’ossigeno», spiega il presidente provinciale e consigliere nazionale di Fipe Giordano Ferrarese. «Un primo piccolissimo passo che confidiamo ci porti alla riapertura dei nostri locali. Ben venga la possibilità di somministrare i pasti alle aziende, ma ovviamente non è sufficiente a sistemare i conti, come non sono sufficienti consegna a domicilio e asporto. Dobbiamo riprendere la nostra normale attività se vogliamo impedire che lo tsunami della crisi economica causata dalla pandemia rada al suolo l’intero settore».

Il servizio di mensa e catering per le aziende, disponibile solo nella fascia oraria della pausa pranzo, può essere proposto dai ristoranti, da tutti i bar (con cucina e senza cucina) e da tutte le attività che hanno la licenza per la somministrazione di cibi e bevande e che hanno al loro interno gli spazi minimi previsti dalle leggi in vigore.
È necessario un contratto ad hoc sottoscritto tra esercente e datore di lavoro dell’azienda con in allegato i nominativi del personale beneficiario del servizio. Documenti «che è bene avere a disposizione in caso di controlli».

Restano ovviamente validi gli obblighi previsti dalle misure in vigore: distanziamento all’interno dei locali, numero massimo di persone servite al tavolo (quattro), registrazione dei clienti, misurazione della temperatura all’ingresso, obbligo di utilizzo della mascherina quando non si è seduti.

L’autorizzazione all’avvio del servizio deve essere richiesta agli uffici comunali competenti. «Confidiamo», sottolinea Ferrarese, «nella collaborazione delle amministrazioni e che perciò i permessi vengano rilasciati in tempi rapidissimi. Da parte nostra, gli uffici territoriali di Ascom restano a disposizione degli associati per qualsiasi chiarimento».

«Questa piccola concessione», conclude Ferrarese, «diventerà una opportunità per alcuni ma non per tutti, come è stato per servizi di delivery e per il takeaway. Tutti gli esercenti, nessuno escluso, hanno invece bisogno di ristori adeguati alle perdite subite, del risarcimento dei danni causati dalle settimana di zona rossa frutto di una errata interpretazione dei dati e soprattutto dell’azzeramento di ogni forma di imposta, tassa e balzello per tutto il 2021».

«E per azzeramento», conclude il presidente provinciale della Federazione italiana pubblici esercizi, «si intende non il rinvio, ma l’annullamento di tutti gli obblighi e le scadenze fiscali a nostro carico. Solo in questo modo limiteremo il numero di saracinesche abbassate, tornando ad essere uno dei principali motori economici e sociali dell’interno Paese».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Gennaio 2021
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