Estate Liberi, VareseNews nei territori confiscati alla mafia con Coop e Libera

Un blog che raccoglie i racconti di due viaggi in Sicilia, fatti ad anni di distanza, ricchi di testimonianze e luoghi di memoria

EstateLiberi, nei territorio confiscati alla mafia

Il progetto Estate Liberi è stato uno di quelli a cui non abbiamo potuto dire di no, con grande entusiasmo e curiosità. Siamo stati due volte nei territori confiscati alla mafia, la prima volta nell’ottobre del 2006 e la seconda nell’agosto del 2012.

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Si trattava di trascorrere una settimana in Sicilia, per raccontare e condividere insieme ai dipendenti di Coop Lombardia l’esperienza e il lavoro in alcuni dei territori confiscati ai boss mafiosi e gestiti dall’associazione Libera e Libera Terra.

Un’occasione per conoscere alcuni luoghi della Trinacria, ma sopratutto per ascoltare le parole e il vissuto di coloro che ogni giorno si impegnano contro la criminalità organizzata. Quelle esperienze sono raccolte in un blog – lo trovate qui – dove si abbiamo raccontato persone, luoghi, testimonianze.

EstateLiberi, nei territorio confiscati alla mafia

Il primo “diario di bordo” è di Roberto Rotondo, a quei tempi redattore di VareseNews e oggi giornalista in Rai. Il suo racconto parte da San Giuseppe Jato dove, insieme ad un gruppo di varesini, ha lavorato nella vigna gestita dalla Cooperativa Placido Rizzotto.

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Qualche anno dopo, Adelia Brigo, giornalista di VareseNews, ha ripreso quel blog, proseguendo il percorso. Il suo racconto è partito da Mazara del Vallo: lì ha lavorato nei campi di olive della Coopertiva Rita Atria – Libera Terra insieme al gruppo partito con lei da Varese.

Il progetto Estate Liberi  prevedeva un coinvolgimento diretto dei viaggiatori. Andare nei campi confiscati alla mafia significa lavorare al fianco delle persone che tutti i giorni curano quelle terre: aiutarli nella raccolta dell’uva o delle olive, pulire il raccolto, imparare ad usare gli attrezzi del mestiere. In questo modo i “viaggiatori” sono diventati parte attiva della filiera sana, pulita e lontana da infiltrazioni mafiose, aiutando gli agricoltori locali a produrre olio e vino sugli scaffali dei supermercati Coop di tutta Italia.

Stamattina siamo tornati nei campi: abbiamo lavorato bene e raccolto 800 kg di olive, la volta precedente 600. Una bella soddisfazione ma che fatica!

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I racconti pubblicati sul blog raccontano le ricche giornate di quelle esperienze. Al mattino il gruppo era impegnato nei campi mentre il pomeriggio era dedicato a momenti di incontro o a visite in luoghi significativi. Navigando nel blog infatti, si possono leggere le impressioni raccolte durante la visita al Cidma-Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia e del Movimento Antimafia di Corleone, gestito da volontari e custode, tra le altre cose, dei fascicoli del processo a Tommaso Buscetta. Si trova il racconto della visita alla Casa di Peppino Impastato a Cinisi. Roberto Rotondo scriveva:

“L’incontro è stato con il fratello Giovanni, che ci ha mostrato la casa e cimeli di “Radio Aut”, la casa di don Tano Badalamenti, situata a soli cento passi da quella di Peppino (da qui il nome del film che rese famosa la figura del militante di estrema sinistra). C’è un progetto per rendere sempre più attrattivo questo luogo: c’è un percorso con 100 piastrelle che è in progetto, l’attenzione delle tv e un continuo pellegrinaggio di giovani. Questa visita ha suscitato tra di noi un interessante dibattito, ma questo luogo è uno dei simbolo oggi della lotta alla mafia, per la storia di Peppino e la sua ribellione alla famiglia di origine mafiosa. Impastato era tante cose, ma anche un giornalista e un artista, e nella casa della memoria è esposto tra le altre cose il suo tesserino dell’ordine dei giornalisti”.

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Ci sono due articoli dedicati a Portella della Ginestra (foto sotto), un luogo molto significativo raccontato attraverso le parole dei superstiti delle strage compiuta dalla banda Giuliano il primo maggio del 1947. E poi Palermo e la Bottega di Libera, oggi presidio di legalità. Commovente poi, il racconto di quello che oggi è diventato il Giardino della Memoria, il luogo dove venne ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo.

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E ancora, si può conoscere la storia di Antonella Borsellino (non legata al più conosciuto Magistrato). Nel blog si legge:

“Ci racconta la sua storia con le lacrime agli occhi. La commozione e il dolore non passano mai, nonostante siano passati quasi 25 anni dall’uccisione di suo fratello e suo padre. Di storie simili ce ne sono tante ed è proprio per questo che la testimonianza di Antonella vuole ricordare tutte le vittime innocenti di mafia, spesso dimenticate”.

EstateLiberi, nei territorio confiscati alla mafia

Un viaggio di una settimana per comprendere da vicino i meccanismi della criminalità organizzata, le storie del passato e quelle del presente. Come quella che abbiamo incontrato visitando il  campo “Ciao Ousmate” (foto sotto), lo spiazzo di cemento davanti ad un ex oleificio trasformato in tendopoli dove durante la stagione della raccolta delle olive dove vivono i braccianti africani. Senza acqua, un tetto sulla testa e spesso senza un contratto di lavoro regolare. Un viaggio che ci ha insegnato che c’è ancora tanta strada da fare, ci ha fatto conoscere il coraggio e l’impegno di coloro che tutti i giorni lottano, nonostante tutto.

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Pubblicato il 11 Febbraio 2021

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