La cultura come “sale” economico di un territorio: le rivelazioni di Alessio Re a Thinking Varese

Dallo straordinario impatto del museo egizio di Torino sulla città (quasi 187 milioni di euro, contro i 10 di spesa per mantenerlo) alle richieste di valutazione dell'Azerbajian o della Cambogia: la cultura può essere concretamente la nuova fonte di sviluppo dei territori

museo egizio torino

Non è vero che “con la cultura non si mangia”: lo dicono in molti,  in particolare le decine di migliaia di lavoratori del settore.

Ma lo dice anche un centro di ricerca di carattere economico, che studia l’impatto della cultura in quel senso, e propone progetti concreti per far si che un sito culturale possa avere un impatto benefico sull’economia del territorio, al di là dei lavoratori direttamente interessati.

Sapete, per esempio qual è l’impatto economico del museo Egizio di Torino sulla città? «Il museo per funzionare ha bisogno di circa 10 milioni di euro all’anno – Spiega Alessio Re, Segretario Generale della Fondazione Santagata, centro di ricerca costituito nel 2018 raccogliendo le esperienze di studio iniziate da Walter Santagata, pioniere internazionale dell’economia della cultura – Mentre l’impatto economico che ha sulla città è di quasi 200 milioni di euro, più precisamente 187».

Basta questo a dare le proporzioni di quello che può fare la cultura sulla vita di una città e di un territorio: «I calcoli che facciamo, tra l’altro, non prendono in considerazione dei vantaggi non misurabili, come la capacità benefica del vivere in una città ad alto tasso artistico e culturale – spiega al corposo uditorio on line di Thinking Varese Alessio Re – Una situazione di cui l’Italia è ricca, ma su cui non c’è nella maggior parte dei casi un necessario approfondimento».

Molti altri paesi, invece, ci pensano eccome: «Abbiamo fatto uno studio sull’Azerbaijan, che non ha molto attualmente da offrire dal punto di vista turistico-culturale, a parte la capitale Baku – continua Re – La loro finalità era quella di individuare sistemi di relazioni in grado di ottimizzare e valorizzare il processo di produzione e utilizzo delle risorse culturali delle diverse regioni del Paese. Insomma, lavorare sull’impatto economico dell’offerta culturale nelle zone meno conosciute».

Ma ancora più importante è lo studio di Impatto socio-economico realizzato su indicazione e in collaborazione con l’UNESCO sul sito di Ankgor, in Cambogia, patrimonio dell’umanità dal 1992: «Qui Unesco, che ha investito molto in oltre vent’anni sullo straordinario sito, voleva comprendere se aveva speso bene i suoi soldi, se erano stati utili per la comunità, e se poteva ottimizzarli ulteriormente».

Una richiesta arrivata anche dalle Seichelles, dove invece si è mosso il Governo locale: «Le Seichelles sono una piccola nazione in cui il turismo è la principale fonte di reddito, e il cui turismo è tipicamente balneare: lo studio che ci hanno commissionato era su un piccolo ma importante sito archeologico che loro volevano puntare a far riconoscere come sito Unesco, per consolidare un turismo diverso. Poi cambiò il governo e lo studio non proseguì, ma l’atteggiamento iniziale era interessante».

Dei tanti interessantissimi esempi fatti da Re nella sua relazione, uno però potenzialmente colpisce da molto vicino l’economia varesina: il progetto, dal titolo Youth Power-territori giovani, messo in campo dalla Fondazione Santagata  sul Sacro Monte di Belmonte e sulle valli di Lanzo: «Su questo territorio abbiamo studiato un progetto che coinvolga innanzitutto i giovani liceali della zona: che spesso arrivati alla scelta dell’università vanno a studiare lontano e poi non tornano : perchè non ne hanno motivo o non si sentono legati a ricordi particolari, anche perchè non conoscono davvero bene i loro territori. Noi puntiamo a farglieli scoprire e amare prima che se ne vadano, cosi che possano avere voglia di tornare». Un progetto che, ancora una volta, è legato a un sito Unesco che conosciamo bene anche noi: quello dei sacri Monti del nord ovest, cui appartiene anche il sacro Monte di Varese.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 19 Febbraio 2021
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