L’esempio di Matteo Gabbia per gli studenti del liceo Pantani: “Umiltà e abnegazione”

Il difensore del Milan classe 1999, nato a Fagnano e diplomatosi proprio nella scuola bustocca, ha incontrato gli studenti e ha risposto alle loro domande

matteo gabbia

Il giocatore del Milan, originario di Fagnano Olona, Matteo Gabbia è tornato nel suo Liceo Pantani ma questa volta da insegnante, in versione Dad.
Fa parte della cerchia degli ex-studenti del liceo bustocco che sono riusciti a realizzare il proprio sogno nel cassetto e sono diventati “campioni”. Dopo Nicolò Martinenghi (già ospite al Pantani in videoconferenza con gli studenti poco prima di Natale) è toccato a Matteo Gabbia incontrare diverse classi del liceo e istituto professionale sportivo “Pantani” di Busto Arsizio.

Sì, perché è proprio qui che sono stati accompagnati fino al raggiungimento di due grandi e importanti traguardi: il diploma di maturità e, soprattutto, l’apice della aspirazione sportiva. Matteo è un calciatore cresciuto nelle giovanili del Milan e che proprio nell’anno della maturità lo ha visto passare dalla Primavera alla Prima squadra.

«È veramente un orgoglio, oltre ad una grande emozione – ha dichiarato la professoressa Ciapparella, moderatrice dell’incontro e referente del Liceo sportivo al tempo di Matteo – vedere che un tuo studente raggiunga tali risultati. È un orgoglio perché sai che per una piccola parte lo hai accompagnato anche tu. Lo hai sostenuto e incoraggiato nei momenti più impegnativi e complicati legati anche all’adolescenza. Matteo è sempre stato un ragazzo umile, non ha mai sottovalutato l’importanza dell’istruzione e il conseguimento del diploma, e soprattutto non si è mai fatto vanto, con i compagni di classe, della sua posizione, anzi il rapporto con loro e con noi docenti è sempre stato armonico e positivo. Con lui si è ovviamente attuato un piano personalizzato che tenesse conto degli impegni sportivi e della reale fatica psicofisica cui era sottoposto».

La presenza attenta e costante della famiglia ha decisamente contribuito a plasmare il suo carattere e la sua personalità maturata da ragazzo e concretizzata, ora, da uomo adulto: «Il papà – prosegue la prof. Ciapparella – è sempre stato presente e attento verso la scuola. Mi ricordo le tante telefonate e incontri per parlare di Matteo e per come sostenerlo nel suo cammino di calciatore e di studente, qualità non scontata da genitori con figli che raggiungono determinati traguardi».

L’incontro di oggi, lunedì,è stato possibile grazie alla disponibilità del calciatore ad incontrare, nello specifico, i ragazzi del biennio e alcune classi “alte” del liceo e professionale sportivo, per parlare di sé, della sua storia di ragazzo – studente – calciatore.

«Il mondo del calcio non è tutto rose e fiori- afferma Matteo- anzi a volte sono più le fatiche, le delusioni, i malcontenti che le gratificazioni. Ma tutto quello che ti capita, tutte le mazzate che ti arrivano, sono il punto del tuo riscatto, il punto di ripartenza che poi ti fa gustare i traguardi che raggiungi. Non bisogna mollare mai, se vuoi raggiungere il tuo obiettivo, se realmente vuoi arrivare là! Tenacia e forza di volontà, a volte cocciutaggine, sono il tuo traino».

Tra le domande poste dalla prof. Ciapparella ce n’è una che prova ad accomunarlo ad un grande della storia del Milan, lo storico capitano Franco Baresi, anche lui tra l’altro difensore centrale: «Devo dire che, oltre alla grande emozione, mi sento addosso anche una responsabilità. Baresi è una persona straordinaria, un grande campione, un grande esempio per me ed è un orgoglio giocare nel suo ruolo. Perché il numero 46? È l’anno di nascita di mia nonna Adriana, mi ha sempre supportato e sostenuto in questo mio percorso, così come nonno Gilberto e i miei genitori. A lei devo tanto, oltre all’affetto che mi ha sempre manifestato, mi è sempre stata accanto e mi ha aiutato a mantenere ben saldi i piedi per terra man mano che raggiungevo i grandi traguardi. Erano i miei nonni che mi portavano allo stadio ad assistere alle partite, insomma è un segno di riconoscenza e di affetto verso di lei e il nonno».

Durante l’incontro Matteo si è reso poi disponibile a rispondere ad alcune domande curiose degli studenti.

Cosa hai provato la prima volta che ha calpestato l’erba del campo di san Siro? Com’è Ibrahimovic, che rapporto hai con lui? – hanno chiesto i ragazzi.
«Ho avuto la fortuna di calcare l’erba di san Siro prima del lockdown: è veramente una grandissima emozione. L’atmosfera quando lo stadio è pieno è indescrivibile, ti porta l’adrenalina a mille ma allo stesso tempo ti fa Sentire addosso una grossa responsabilità: devi stare attento, non vogliono che sbagli. Per quanto riguarda Ibra dico che è una grande persona, autorevole negli spogliatoi perché pretende da tutti il massimo, qualunque sia la situazione in campo. È un grandissimo esempio per noi giovani, come per tutti gli altri: a Milanello è il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Se lo fa un uomo di quasi 40 anni e nella sua posizione, come non possiamo anche noi comportarci allo stesso modo? È inoltre molto piacevole condividere momenti fuori dal campo e dagli spogliatoi»

Cosa succede prima della partita e tra un tempo e l’altro negli spogliatoi? Come ti prepari?
«Una volta arrivati allo stadio, ci raduniamo nello spogliatoio con il mister. Il mister ci dà le ultime informazioni tecnico- tattiche e di atteggiamento in campo. Poi parte una musica soft, alcuni si mettono le cuffie per sentirsi quella che più gli piace, questo crea un’atmosfera serena e di concentrazione. Durante l’intervallo è più o meno la stessa dinamica».

Com’è stato il tuo rapporto con la scuola?
«Devo dire che il mio percorso scolastico è sato regolare i primi tre anni; gli ultimi due, dato anche il passaggio nella Primavera e gli allenamenti con la prima squadra, gli impegni con la società sono diventati sempre più intensi. I miei docenti mi hanno sempre supportato e sostenuto, riconoscendo tutte queste difficoltà, la mia famiglia ha avuto un ruolo importante anche in questo ambito, la società ha sempre messo in luce l’importanza della scuola oltre che del calcio: ricordo benissimo quando la prof. Ciapparella a fine quadrimestre e a fine anno consegnava le mie pagelle ai responsabili del Milan! Chi sgarrava a scuola veniva ripreso dalla società: saltava per un certo periodi allenamenti e partite. Ho sempre ritenuto corretto questo atteggiamento, anche se quando ero più piccolo non ne capissi bene l’importanza; mi ha aiutato a crescere e ad essere responsabile».

Tante altre sono state le domande dei ragazzi, Matteo ha risposto sempre e poi è tornato a disposizione di Mister Pioli che lo attendeva per il pasto con la squadra e…guai arrivare in ritardo.

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Pubblicato il 15 Febbraio 2021
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