“Ora speriamo nel vaccino”: le istituzioni sanitarie riferiscono al consiglio comunale di Varese

Un'ora e mezza di audizioni all'inizio del consiglio comunale, che hanno visto imponenti relazioni da Ats Insubria, Asst dei 7 laghi e di Fondazione Molina

Vaccini anti Covid alla Fondazione Molina

E’ stata un’ora e mezza di audizioni all’inizio del consiglio comunale, che hanno visto imponenti relazioni da Ats Insubria, Asst dei 7 laghi e di Fondazione Molina chiamate ad aggiornare i consiglieri della situazione Covid dopo la seconda, gravissima ondata che ha colpito Varese.

A relazionare della situazione sono stati, per Asst Sette Laghi, Lorenzo Maffioli, Paolo Grossi e Augusta Diani, per Ast Insubria Ettore Presutto e Giuseppe Catanoso, per la fondazione Molina il presidente, Guido Bonoldi.

Tre relazioni che hanno evidenziato quanto, nella provincia di Varese, la seconda ondata  abbia colpito pesantemente la popolazione e abbia messo alla prova le strutture sanitarie. A dirlo, soprattutto i dati: come quelli forniti da Ettore Presutto, direttore sociosanitario di ATS, che ha ricordato come nella prima ondata il numero massimo di ospiti delle RSA contagiati è stato di 583, mentre nella seconda ondata è stato di 808, ai primi di dicembre. O come quelli del direttore sanitario Giuseppe Catanoso, che ha ricordato le 925 visite domiciliari fatte dalle Usca – e gli oltre 5000 contatti con i malati  – nella seconda ondata e gli oltre 20mila tamponi eseguiti, sempre con la collaborazione degli operatori delle Usca, per chi rientrava dall’estero.

Ora l’obiettivo è il piano vaccinale, già partito: come ha spiegato Augusta Diani di Asst Sette Laghi, la vaccinazione del personale sanitario terminerà intorno al giorno 10, e dall’11 febbraio toccherà al personale sanitario di altre categorie: medici liberi professionisti, personale sanitario accreditario, farmacisti, veterinari e altro.

Ma le riflessioni più amare sono arrivate dal presidente del Molina Guido Bonoldi, che dopo aver ricordato i 267 morti del 2020 nell’istituto contro i 180 del 2019, e avere portato una abbondanza di dati confrontati anche con le esperienze internazionali ha portato le sue conclusioni: «In sintesi: le residenze sanitarie per anziani costituiscono per le loro stesse caratteristiche e per la tipologia dei loro ospiti luoghi ad alto rischio per la comparsa di focolai di infezione da Covid 19. La mortalità per Covid 19 nei pazienti grandi anziani e polipatologici è elevata. L’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori e l’esecuzione tempestiva e frequente di tamponi per la diagnosi di infezione da SARS-COV-2 non si sono dimostrati in grado di evitare o di bloccare il contagio. La speranza per le RSA è riposta nella efficacia del vaccino». E a questo, anche in nome dei nostri anziani, tutta la cittadinanza guarda.

«Ringrazio Ats, ASST e la Fondazione Molina per l’aggiornamento fatto questa sera in Consiglio comunale sulla situazione della pandemia in città e sul territorio – ha commentato a conclusione il sindaco Davide Galimberti – Sicuramente questo ci deve ancora di più unire, come istituzioni, nell’impegno sulla campagna vaccinale. È fondamentale che la nostra città non perda nemmeno un secondo su questo fronte. Per questo, come Comune, ci siamo messi a completa disposizione per fare sinergia tra i vari livelli istituzionali e sanitari. Da subito infatti ci siamo messi al lavoro per individuare il maggior numero di strutture adatte ad essere utilizzate per la somministrazione dei vaccini contro il covid19. Ma siamo pronti anche a sostenere farmacie e studi medici, qualora potessero effettuarli, nella logistica e nell’organizzazione. Anche assegnando gratuitamente spazi esterni dai loro studi medici o dalle farmacie».

Quella contro il coronavirus «È una battaglia che ci deve vedere tutti uniti, senza perdere nemmeno un attimo di tempo. Prima riusciremo a vaccinare il maggior numero di persone e prima potremo uscire da questa situazione».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Febbraio 2021
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