Smart working: come evitare l’indigestione di una cosa buona

A livello economico il lavoro da casa ha effetti benefici fino a 1-2 giorni alla settimana. Oltre questo livello la produttività totale cala e si hanno effetti di disuguaglianza sociale tra lavoratori

computer portatile smart working

Il troppo storpia, anche se fa bene, anche se aumenta la produttività, la conciliazione vita- lavoro e riduce l’impatto ambientale. A livello economico il lavoro da casa ha effetti benefici fino a 1-2 giorni alla settimana. Oltre questo livello la produttività totale cala e si hanno effetti di disuguaglianza sociale tra lavoratori più competenti e ben retribuiti e altri che lo sono meno.

Questo è il risultato cui sono giunti Kristian Beherens, Sergey Kichko e Jacques- François Thisse, 3 accademici che hanno simulato con modelli macro-econometrici l’impatto di vari scenari di adozione del lavoro da remoto sull’economia.

Il paper è stato divulgato dal World Economic Forum in questo articolo   https://www.weforum.org/agenda/2021/02/working-home-gdp-padenic-economics-growth-covid-coronavirus/ in cui si mettono in evidenza gli effetti positivi e negativi di questo modello organizzativo. Risparmio di tempo e costi di viaggio giornaliero, aumento della produttività individuale e meno pressione e congestione dei centri urbani da un lato; riduzione dello scambio informativo informale e di condivisione della conoscenza e quindi dell’innovazione dall’altro.

Questi modelli sono interessanti perché danno un riscontro teorico-scientifico alla percezione empirica che hanno le imprese, gli amministratori delegati e le persone. Inoltre ci mettono in guardia rispetto ad un fattore distorsivo della nostra percezione.

Mentre la produttività individuale, per quanto non facilmente, può essere misurata anche a breve termine, gli effetti socio-culturali e più effimeri della socializzazione in presenza sono meno quantificabili e agiscono nel medio-lungo periodo. Bisogna quindi stare attenti a trarre conclusioni affrettate rispetto al potenziale di lavoro da casa utile per ogni organizzazione, magari guidati dalla tentazione, ora maggiore dato il ciclo economico, di capitalizzare i benefici di risparmio che le imprese hanno ben identificato.

Le implicazioni di politica economica di questo tipo di studi sono rilevanti per i governi e le istituzioni responsabili delle scelte a livello paese e internazionale. Per orientare le imprese servono indicazioni più vicine alla microeconomia. A tal proposito uno studio molto interessante è stato pubblicato da McKinsey, una delle società di consulenza più note del mondo. La costruzione dello scenario evolutivo del lavoro in questo caso è fatta partendo dal basso con l’analisi delle occupazioni e delle attività che possono essere efficacemente svolte da remoto in tutti i settori di 8 economie rappresentative a livello mondiale. 

QUANTO È PORTABILE UN LAVORO?

Utilizzando questa metodologia si scopre che uno dei fattori di novità fatti emergere dalla crisi pandemica è la prossimità, una nuova dimensione dell’analisi del lavoro, che identifica cluster diversi dalle tradizionali aggregazioni settoriali.

In pratica, per capire quanto un lavoro sia “portabile” bisogna guardare a cinque attributi fisici di ogni lavoro:
1. vicinanza ai clienti o ai colleghi: ad esempio un parrucchiere ha alta prossimità, un giardiniere bassa
2. frequenza delle interazioni umane richieste: alta per un insegnante, bassa per un sarto
3. se tali interazioni sono con un piccolo gruppo di colleghi, come per un tecnico di laboratorio, o un flusso in continua evoluzione di estranei, come per un cameriere
4. se il lavoro è al chiuso (medico) o all’aperto (muratore)
5. se richiede la presenza sul posto per utilizzare attrezzature (igienista dentale), o presidiare un luogo (guardia), oppure no (consulente finanziario)

QUANTO È EFFICACE  

In seconda analisi, è necessario valutare l’efficacia del lavoro da remoto. Anche se è possibile, ad esempio, insegnare a distanza per un professore universitario, una maestra elementare insegna molto meglio in classe che con la didattica a distanza. Altri esempi di attività dove il potenziale di portabilità effettiva si riduce molto sono costruire relazioni con clienti e colleghi; portare a bordo nuovi dipendenti in un’azienda; negoziare e prendere decisioni critiche; e tutti i lavori che dipendono molto dalla collaborazione, come innovare e risolvere problemi complessi.

Il lavoro di analisi deve essere molto preciso. Perché se è vero che un medico di base può fare molto del suo lavoro a distanza attraverso la tecnologia e un tecnico radiologo non può lavorare da casa, in realtà molto dipende dalla combinazione specifica di organizzazione del lavoro, uso delle tecnologie più avanzate, abitudini dei clienti e livello di competenze di ogni lavoratore.

L’analisi di McKinsey conclude che il potenziale di lavoro da remoto è massimo per il cluster lavoro d’ufficio con computer, un insieme di professioni che rappresenta circa un terzo degli occupati nelle economie avanzate, come l’Italia. Questi lavoratori possono lavorare da casa il 70% del tempo senza perdere efficacia, cioè 3 o più giorni alla settimana in media.

Per il 60% degli occupati invece il lavoro da remoto efficace è virtualmente zero. Molte imprese stanno elaborando strategie ibride di lavoro a distanza a lungo termine per mantenere attrattività verso le nuove generazioni, aumentare la soddisfazione dei clienti e dipendenti e ridurre i costi operativi, non solo immobiliari. La chiave è concentrarsi sui compiti e sulle attività richieste piuttosto che sull’intero lavoro.

Ad esempio Salesforce, un leader globale di software gestionale con 45 mila dipendenti ha introdotto 3 fasce di adozione di lavoro da remoto per rispecchiare le tipologie di attività:
Flex, per i dipendenti che trascorreranno da uno a tre giorni in ufficio (il 65% delle persone)
Completamente remoto, per dipendenti che non vivono vicino a un ufficio o hanno ruoli che non richiedono di lavorare in un ufficio
Con sede in ufficio, la più piccola popolazione; della forza lavoro di Salesforce, che lavorerà dall’ufficio da quattro a cinque giorni alla settimana

INCERTO IL CONFINE TRA LAVORO E NON LAVORO

È bene conoscere i modelli altrui e riflettere attentamente su cosa è rilevante e appropriato per ogni persona, impresa e società, anche per evitare le minacce che lo smart working può comportare, se non correttamente interpretato e supportato. Ci ha messo in guardia in merito, con stupefacente chiaroveggenza, Ulrich Beck nel suo “La società del rischio”. Nel 1986 (!) così scriveva dei cambiamenti in corso: «La flessibilizzazione di tempo e luogo di lavoro rende incerto il confine tra lavoro e non lavoro. La microelettronica consente nuove forme di collegamento tra uffici, aziende e consumatori al di là dei settori di produzione».

«Così, però, le premesse giuridiche e sociali del sistema occupazionale sono sacrificate alla
modernizzazione: la disoccupazione di massa viene integrata nel sistema occupazionale attraverso nuove forme di sottooccupazione pluralizzata, con tutti i rischi e le opportunità del caso».

RIPROGETTARE IL LAVORO

La riprogettazione del lavoro può semplificare i processi, aumentare l’efficienza e migliorare la flessibilità e l’agilità operativa. Lato imprese, servono 3 ingredienti per trasformare il lavoro da remoto forzato della pandemia in vero smart working:

Analizzare e ridefinire, con un approccio intenzionale, pianificato e chiaro, quando
lavorare da remoto o in ufficio per mantenere una cultura coesa e di sviluppo sano per tutti

Investire in tecnologia di collaborazione per rendere il posto di lavoro fisico e virtuale allo stesso livello di performance

investire sulla formazione sia tecnica che comportamentale per ridurre gli impatti negativi e di marginalizzazione di alcune fasce di genere, età e istruzione

Questi investimenti privati, vanno integrati e supportati da politiche sociali ed economiche che vedano una partecipazione aperta e costruttiva da parte di tutti i soggetti istituzionali e corpi intermedi.

di
Pubblicato il 27 Febbraio 2021
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