Gualandris: “Guiderò la Lega alle elezioni e poi dritti al congresso”

La sfida elettorale sulle città più importanti, un accordo con gli alleati ancora da trovare e poi un partito che ha bisogno di un confronto interno. Stefano Gualandris racconta i suoi obiettivi per la Lega dei prossimi mesi

Stefano gualandris

Stefano Gualandris potrebbe passare ore a discutere di tecnologia e snocciolare nomi e modelli dei prodotti aerospaziali. Lo fa soprattutto perché è di questo che si occupa nella vita ed è su questi temi che ha dato il suo contributo al suo partito. A catapultarlo alla guida della Lega in provincia di Varese è stata però la sua provata fedeltà alla maglia e una militanza storica sul territorio.

La sua nomina è stata improvvisa e inaspettata, come è avvenuta?

Mi ha chiamato un venerdì, senza preavviso, il responsabile regionale della Lega Fabrizio Cecchetti, che io conosco benissimo dai tempi del movimento universitario. Al telefono mi ha detto: “Alla guida del partito in provincia di Varese vogliamo qualcuno del territorio e io ti ho proposto a Salvini e Giorgetti che mi hanno detto di si. Puoi rifiutare ma poi devi spiegarlo a loro due”. Io ho accettato.

Perché una nomina così improvvisa?

Il partito sta facendo dei cambiamenti importanti su tutto il territorio, da Bergamo a Varese, per sistemare tutte le situazioni che da tempo dovevano trovare una soluzione. In provincia di Varese c’era una gestione commissariale da diversi anni e più volte Matteo Bianchi ha fatto presente che i suoi nuovi impegni non gli permettevano di svolgere il suo ruolo al meglio. Io ora sono il referente del partito per traghettare la nostra comunità alle elezioni e fino alla stagione congressuale che si aprirà appena possibile perché ce n’è bisogno.

Ha già parlato di un suo mandato in continuità con quello di Bianchi ma cosa porterà di diverso?

Ho parlato di continuità perché credo che sia stato fatto un buon lavoro da chi mi ha preceduto, voglio però fare quello che Matteo non riusciva più a garantire per via del suo impegno a Roma: voglio essere presente e garantire un rapporto molto diretto con il territorio. Ho già incontrato Fontana, Cassani e Bobo Maroni. Avrò un incontro con i sindaci in chat. Voglio che ci sia un rapporto molto diretto tra il territorio e il commissario. Ho anche fatto alcuni cambiamenti nella squadra organizzativa del partito: ho voluto al mio fianco un militante giovane ma con esperienza sia sul territorio che a Roma e Bruxelles che è Federico Martegani. Sarà il mio vice. Un altro cambiamento sarà quello di Alessandro Fagioli che ho voluto al coordinamento degli enti locali e partecipate. Lo conosco da 30 anni, so come lavora e lui sa come lavoro io. Prende il posto di Emanuele Poretti che ha un altro impegni sui tavoli tematici della lega lombarda.

A proposito di territorio dov’è la vostra sede, ancora a Cazzago Brabbia?

Attualmente la sede è ancora a Cazzago Brabbia. Stiamo valutando di spostare la sede politica del provinciale a Varese in piazza Podestà. Sarà anche un segnale su Varese città.

Per capire di quale temi si potrai occupare all’interno del partito è fondamentale capire quale sarà l’orizzonte temporale del suo ruolo. È arrivato per restare?

Io ho un mandato che non ha concettualmente termine. Terminerà con l’apertura della stagione dei congressi che dovrebbe essere dopo le elezioni amministrative. È mia intenzione di andare a congresso più presto possibile per una questione di democrazia interna e io spero che ci riusciremo tra gennaio-febbraio del 2022. Fino ad allora farò il massimo sui fronti che ci attendono in questi mesi molto impegnativi.

Si candiderà al congresso?

No. Io faccio il commissario con l’intenzione di mandare avanti qualcun altro. Non mi ricandido. Naturalmente continuerò come ho sempre fatto a dare il mio contributo.

Il primo fronte caldo è quello delle alleanze e delle candidature in vista delle amministrative e ci sono diversi nodi da sbrogliare soprattutto sui nomi dei candidati sindaco. Partiamo da Gallarate e Busto Arsizio

Ho appena fatto una riunione con i coordinatori provinciali e ho chiarito agli alleati la posizione che avevo già annunciato. Gallarate e Varese sono per me intoccabili, questo è il mandato della lega nazionale: ho già incontrato Andrea Cassani e gli ho garantito che a qualunque tavolo io farò solo il suo nome. A Busto Arsizio invece è un po’ più complesso. Io ho subito da ragazzo la situazione inversa da Forza Italia, con Nino Caianiello che dettava le regole. Io invece farò diversamente, darò i miei punti chiavi: c’è rispetto verso di tutti e una quadra la si può trovare. Su Busto ci si metta d’accordo: noi chiediamo che venga rispettata la Lega come primo partito della coalizione, però non posso battere i pugni sul sindaco perché ci sono già Varese e Gallarate. Io dico a Forza Italia e Fratelli d’Italia di mettersi d’accordo anche sulla base di altre partite che saranno ancora aperte. Penso alle elezioni provinciali ad esempio.

E a Varese?

Il nome di Roberto Maroni non lo mette in discussione nessuno.

Oggi la Lega è tornata al Governo. Anche lei tornerà a Palazzo Chigi?

Oggi questo non lo so. Io ho sempre messo a disposizione del partito le mie conoscenze nell’ambito aerospaziale che conosco molto bene, non so se è nelle intenzioni del ministro riutilizzare in un ruolo analogo.

Ma questo Governo le piace?

È un governo di emergenza che io sostengo e reputo giusto. Trovo anche sbagliato in un Governo di questo tipo far entrare questioni politiche, ha un mandato chiaro e deve portarlo avanti: bisogna far partire il recovery plan, portare a termine la campagna vaccinale e far riprendere il paese. Poi si esaurisce il suo mandato.

A proposito di Recovery, come si dovrebbe declinare in un territorio come quello della provincia di Varese?

Siamo protagonisti dei temi del Recovery. Nel Varesotto abbiamo aziende grandi, medie e piccole che lavorano ad altissimo livello su temi afferenti al recovery plan: auto elettriche, aerospazio, telecomunicazioni, tutto il comparto del medicali. Ci sono davvero tante aziende del settore e una ricchezza di know how enorme. È un’occasione fondamentale che venga fatto bene.

Vista la sua conoscenza nel settore cosa pensa di Malpensa e delle prospettive di questa infrastruttura così colpita dalla crisi del Covid?

Io credo che vada rivista la politica del trasporto aereo. Bisogna capire chi deve essere effettivamente l’hub internazionale. Oggi non c’è una seria divisione di slot e ruoli tra Linate, Malpensa, e Orio al Serio e va fatta. So però che è un tema per il quale è molto difficile far sedere al tavolo le persone. Io credo comunque che Malpensa è un aeroporto che va ancora di più sviluppato e che lo si possa fare anche in chiave green.

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Pubblicato il 23 Marzo 2021
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