La protesta dei genitori davanti alle elementari di Sumirago: “La chiusura delle scuole ha gettato le famiglie nel caos”
Dopo la repentina decisione di vietare la didattica in presenza alcuni genitori hanno voluto farsi sentire in segno di protesta, così come avveniva contemporaneamente in altri istituti della provincia, nella mattina di lunedì 8 marzo
La sicurezza durante questa pandemia deve venire prima di tutto ma siamo sicuri che le decisioni che sono state prese sulla scuola, e le tempistiche con le quali sono avvenute, siano davvero la scelta migliore per combattere il contagio?
Se lo sono chiesto alcuni genitori dei bambini della scuola di Sumirago che hanno voluto farsi sentire in segno di protesta, così come avveniva contemporaneamente in altri istituti della provincia, nella mattina di lunedì 8 marzo.
C’erano soprattutto tante mamme, insieme ai propri figli, a ribadire quanto la decisione di chiudere le scuole dall’oggi al domani abbia gettato nel caos intere famiglie secondo uno schema che, ad un anno esatto dallo scoppio dell’emergenza pandemica, non è cambiato di una virgola.
«Siamo genitori, quella categoria insieme ai bambini che da un anno esatto è fanalino di coda dell’agenda politica di questo paese – spiega Chiara Pistoletti, una rappresentante di classe della scuola di Sumirago -. Oggi siamo qui con un gruppo di genitori che non parla a nome della scuola ma vuole dare voce ai propri bambini. Vogliamo ricordare che oggi, invece di lottare per la scuola, si è pensato solo a chiudere. Noi vogliamo trovare delle soluzioni alternative, cerchiamo un’apertura al dialogo per trovare altre opzioni che siano compatibili con la situazione attuale. Ci sono scuole che non hanno contagi da settembre ne classi in quarantena non si può vanificare il sacrificio di tutti».
«Viviamo all’interno di molti paradossi – aggiunge Katia, mamma di due bambini che frequentano l’istituto -. Io mi ritrovo ad essere contenta di essere in cassa integrazione perché almeno così riesco a gestire i miei figli ma non per tutti è così. Ci sono genitori che devono andare a lavorare perché non hanno più accesso ai permessi e sono costretti a portare i bambini dai nonni ottantenni che ad oggi non hanno ancora avuto la vaccinazione. Questo è un altro paradosso, soprattutto in virtù del fatto che invece a scuola venivano rispettate le distanze e le norme di sicurezza. Con la chiusura questo è stato smantellato e si è creato un caos anche nella gestione del contenimento del virus».
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