L’altra faccia del rugby: i Black Devils Varese, dove giocano insieme donne e uomini

Alla scoperta del "touch", una disciplina che prevede palla ovale e passaggio all'indietro ma che non ha il placcaggio e manda in campo insieme uomini e donne. Ne parliamo con due protagonisti del team cittadino

Rugby Touch i black Devils

Il Rugby Varese è un’istituzione della città. Tutti hanno partecipato almeno una volta alla festa del rugby, organizzata dalla società nei primi giorni di giugno e ormai una tradizione, di cui Varese, in questo periodo di pandemia e restrizioni, sente la mancanza.  La prima squadra è ormai da tre anni nel campionato di serie B e non esiste persona in città che non conosca il famoso logo “101% Rugby Varese”.

Non molti però sanno che nella società del Rugby Varese trovano posto anche i Black Devils, la squadra di rugby touch: uno sport di squadra che unisce uomini e donne di ogni età. Ci sono una palla ovale e l’obiettivo di fare meta, attraverso il complesso intreccio di giocate che costituiscono la particolarità di questo sport. Il touch è una disciplina travolgente e di strategia e si differenzia dal rugby soprattutto per quanto riguarda il contatto: non esiste il placcaggio, sostituito da un semplice tocco sull’avversario.

L’altra peculiarità interessante del rugby touch è dettata dal fatto che le squadre sono miste, sia dal punto di vista del genere sia per l’età. Il ruolo delle donne è fondamentale. Vige una regola per cui se la squadra, formata in totale da sei giocatori, scende in campo senza un minimo di tre donne, parte automaticamente con due mete di svantaggio rispetto agli avversari. In un’unica squadra possono trovarsi persone adulte e ragazzi giovani che giocano insieme e si confrontano insieme. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare uno svantaggio, ma con l’esperienza dei più grandi e l’energia dei più giovani, si può ottenere un risultato perfetto. In Italia esiste solo la categoria Mix e non ci sono categorie Juniores, a differenza di altri Stati, come ad esempio Australia, Inghilterra o Francia, dove esistono campionati Men, Women, e Mix ed esistono categorie under 18, under 15 e under 12.

Erica La Delfa e Mirko Costantini, due giocatori di 27 e 18 anni, ci raccontano quindi i Black Devils, l’altra faccia del Rugby Varese.

«Io ho cominciato a giocare a touch dopo sette anni di rugby – racconta Mirko – non avrei mai immaginato che un giorno avrei cominciato con questa disciplina. All’epoca anche mia madre era in squadra e fu lei a convincermi a provare. Da allora non sono più riuscito a smettere».

«Ho scoperto questo sport cinque anni fa – prosegue Erica – Sentivo il desiderio di dedicarmi ad uno sport e volevo che fosse di squadra. Uno dei giocatori della squadra di touch mi convinse a provare. Mi sono tesserata perché è un gioco dinamico, che possiede il binomio perfetto di competitività tra uomini e donne. Purtroppo il nostro non è uno sport abbastanza conosciuto. Solitamente viene chiamato “una versione soft del rugby” o “rugby senza contatto”, ma la verità è che il touch è uno sport a sé: in comune con il rugby ha l’uso della palla ovale e il passaggio all’indietro, ma le dinamiche del gioco sono molto differenti».

«Il nostro sport – proseguono – è una continua lotta per avere ossigeno e forza per continuare a correre. Bisogna avere sempre lucidità ed essere in sintonia con i propri compagni».

Nell’ultimo campionato giocato prima della pandemia, i Black Devils si sono piazzati nella prima metà della classifica. Sono molti i nuovi giocatori che devono imparare le regole del gioco: il touch non è uno sport che si può imparare velocemente, ci vuole molto allenamento e molta conoscenza della tecnica. «Il nostro allenatore ci dice sempre che chi ha insegnato a lui, ha sempre insistito sul fatto che servono minimo quattro anni per avere una buona conoscenza di ciò che avviene in campo e per acquisire la giusta consapevolezza che ti porta a prendere le decisioni migliori durante il gioco» afferma Mirko. Perciò, con un buon lavoro di squadra e le nuove reclute, la squadra di Touch di Varese conta di migliorare molto per quando potranno riprendere i campionati.

«La pandemia ci ha messo K.O. dal punto di vista sportivo. Quando era possibile allenarsi, tra un lockdown e l’altro, era difficile costruire una seduta completa – conclude Erica – le norme da rispettare sono tante e per quanto fossimo attenti alle regole anti covid, le persone non erano convinte di voler rischiare. In zona arancione e arancione rafforzata abbiamo ripreso ad allenarci ed eravamo sempre un bel numero, tutti pieni di energia, pieni di voglia di fare! Ora che siamo rientrati in zona rossa, gli allenamenti sono sospesi. È una cosa necessaria, ma difficile da accettare. Per noi non vederci, non poter andare al campo e non poter giocare a touch, è una grande mancanza. Teniamo duro, sperando di poter ricominciare a darci da fare il prima possibile».

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Pubblicato il 19 Marzo 2021
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