“Le scuole riapriranno quando si potrà, non servono le urla dei genitori”

Pubblichiamo le riflessioni di un lettore sui provvedimenti che hanno interessato le scuole

mascherina bimba

In questi giorni si discute molto sul tema delle lezioni in presenza e la didattica a distanza con opinioni diverse che non possono però prescindere dai dati sull’andamento dei contagi. Ci scrive il lettore Fabio Cappai


Egregio direttore,
In questi giorni di nuova chiusura forzata delle scuole, alcuni genitori si sono fatti promotori di varie iniziative che richiedono l’apertura immediata delle stesse, manifestando dinnanzi agli istituti con i loro figli.

Come sempre è questione di tempi e di modi.
Ed in questo caso non ne condivido ne l’uno, né l’altro.

Innanzitutto la scuola è un’istituzione che non vive autonomamente e di sole regole proprie, ma di norme alla quale deve sottostare. Quindi qualora un ordine superiore decida che le scuole debbano essere chiuse per emergenza sanitaria le stesse, devono osservare le norme dettate.

Così è stato e così han fatto.
Ne più ne meno, rispettando quanto previsto nelle ordinanze ricevute e consentendo prontamente una didattica in presenza agli alunni diversamente abili e ai ragazzi con bisogni educativi speciali.
Per tutti gli altri, si riprende con la didattica a distanza.

Anche su chi debba o meno frequentare in presenza si è letto di tutto: a fronte di un’opportunità messa in campo per i ragazzi più fragili si è arrivati ad invocare la discriminazione, e categorie di genitori che svolgono “lavori essenziali” avanzare la pretesa che le scuole accettassero i propri figli, evidente immuni da ogni rischio, forse forti della loro “essenzialità”.

Evidentemente a chi non fa altro che rumoreggiare cogliendo ogni pretesto utile “pro domo sua”, sfugge la grave situazione pandemica in corso.

Sfugge che se è pur vero che “le scuole sono luoghi sicuri” e che i loro figli hanno adottato comportamenti irreprensibili durante la frequentazione delle lezioni in presenza, lo stesso non lo si può dire dei comportamenti che gli stessi alunni e soprattutto gli adulti hanno avuto fuori dalle stesse.
Se non fosse stato così la curva dei contagi non avrebbe ripreso a correre prepotentemente.
A meno che non si pensi che la diffusione del virus non sia dovuto al 5G (lauto pensiero dinnanzi al quale alzo le mai) e dato che i ragazzi non vivono H24 a scuola, penso che i comportamenti individuali non siano stati propriamente idonei. Gli alunni avrebbero quindi potuto veicolare sempre maggiormente il virus, contratto fuori da scuola e trasmesso quindi alla comunità.

Le scuole quindi riapriranno nei tempi e nei modi idonei e qualora la situazione epidemiologica lo consentirà. Ne prima, né dopo e non di certo per le urla di questa classe genitoriale.

Urla che ritengo alquanto diseducative che non fanno altro che crescere i propri figli privi di qual senso e di quel rispetto dovuto nei confronti delle istituzioni.

Mamma e papà ne sanno sicuramente di più di chi ha il compito di prendere decisioni in merito. Mamma e papà sanno sempre analizzare tutto con con “grano salis”, avendo una visione ampia del fenomeno. Ed in virtù di tale lauta visione, inneggiano ad una riapertura immediata delle scuole, facendo recitare ai figli “slogan” propri.
Quale migliore occasione per mettersi in mostra agli occhi dei figli?
Mamma e papà finalmente hanno a cuore l’istruzione della loro prole. Peccato che poi non hanno neppure presente cosa sia il PTOF o cosa preveda il Patto Educativo a suo tempo firmato con la scuola. Ma tanto i figli non lo sanno, quindi questo aspetto non conta. Anzi il “non conoscere” permette di non far apparire loro come dei continui “scaricabarili” di quello che è il loro compito principale (l’educare) alla scuola.
La scuola deve istruzioni (anche la DAD – seppur con i propri limiti – è didattica) e la famiglia deve educare. Semmai la scuola rafforza e si rende compartecipe di questo processo.
Tant’è che mentre la “culpa in vigilando” può essere attribuita alla scuola, la “culpa in educando” ricadrà sempre sulle famiglie.

Ora mi chiedo: che tipo di educazione imprimiamo ai nostri figli?
Quella della mancanza di rispetto delle istituzioni (che hanno preso decisioni repentine per la sicurezza della salute pubblica)?
Quella della mancanza di rispetto per il faticoso lavoro messo in campo da dirigenti e docenti per consentire un contatto con i propri figli tramite la didattica a distanza? Pensate davvero che questi insegnanti, si stiano divertendo e non percepiscono le carenze dello strumento didattico?
Quella della mancanza del senso ed il rispetto delle regole? Vi pare normale che si manifesti con a seguito i propri figli nel momento in cui si impone ai cittadini di uscire di casa solo in caso di assoluta necessità ed alcune attività produttive sono nuovamente chiuse?
Quella di imprimere loro la mancanza di educazione e senso civico, facendo un becero copia incolla di articoli della Costituzione?
Quella di inculcare nei giovani il pensiero che questa società ci offre esclusivamente dei diritti, senza avere dei doveri?

È questa l’educazione di cui si fanno portatori questi genitori nei confronti dei loro figli?

Seppur nella legittimità di fondo, perché sia chiaro prediligo una didattica in presenza e ben riconosco i limiti della DAD, non posso appoggiare i modi con il quale viene condotta della loro richiesta.

La scuola, di fatto e grazie alla DAD, non è affatto chiusa. Anzi è viva, soprattutto agli sforzi messi in campo dai docenti ai quali andrà sempre il mio plauso e riconoscimento.

Spetta ai genitori far comprendere ai loro figli, educandoli, che a tutti effetti è scuola ciò che stanno facendo da casa e che le misure prese di limitazioni prese sono state necessarie per riconterete il veloce propagarsi di questo virus.

Anzi, riuscissimo a guardarli negli occhi e a scusarci con loro perché ciò che stiamo rivivendo è anche causa nostra, non sarebbe male, piuttosto che andare ad appendere cartelli fuori dai cancelli degli istituti.

Avere a cuore le istituzioni e la scuola, adoperarsi per essa, credere nell’istruzione dei propri figli, è cosa ben diversa che urlare per nulla.
Passare dall’avere un nobile intento, per coloro che non hanno senso critico, non vedono l’ora di consegnare il loro prezioso pacco dono alla scuola, o peggio essere mossi da mero esibizionismo, è davvero un attimo.

Fabio Cappai

NB: quello che manca sono serie politiche familiari e di welfare che sostengano i genitori in caso di necessità.
Eppure per questo nessuno si mobilita.

PS: non ci può essere ordinarietà in un momento storico straordinario.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Marzo 2021
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Commenti

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  1. massimiliano_buzzi
    Scritto da massimiliano_buzzi

    La dad non è che un vago surrogato della scuola. i limiti sono ben chiari a chiunque ha figli dalla prima primaria alla maturità. I danni a lungo termine saranno incalcolabili. E verrà il giorno in cui in molti si chiederanno se le scelte a cui lei plaude non siano state fatte in un ottica ottusa e/o non lungimirante.

  2. Claudio Succi Cimentini
    Scritto da Claudio Succi Cimentini

    Ecco che cosa vuole dire analizzare una situazione senza alzare i toni e senza l’intento di fare solo polemica.
    Grazie da un docente che da un anno tenta in tutti i modi di coinvolgere gli studenti e di far capire loro che si impara in mille modi, basta volerlo.
    Grazie anche a tutti gli studenti che ci danno una mano e ci stimolano a fare sempre meglio.

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