In memoria di Pietro Magistrelli: “Mi hai insegnato a guardare sempre avanti”
La toccante lettera di Domenico Pietrantonio, presidente di Solidarietà e Servizi per ricordare l'amico Piero Magistrelli, morto venerdì scorso all'età di 83 anni e grane animatore della solidarietà cittadina
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Domenico Pietrantonio, presidente del consiglio di gestionedella cooperativa sociale Solidarietà e Servizi per ricordare l’amico Piero Magistrelli, morto venerdì scorso all’età di 83 anni e grane animatore della solidarietà cittadina attraverso il suo impegno in Anffas.
Grazie di cuore Piero,
Nomen omen, il tuo nome di battesimo diceva già tutto: Pietro, come quello dell’apostolo di Gesù. Penso che il tuo pragmatismo, il tuo cuore, la tua tenacia, possano avere avuto molto in comune con lui. Ti ho conosciuto nel maggio del 2002, all’assemblea dei soci della Solidarietà e Servizi – neo direttore di questa storica cooperativa sociale bustocca – della quale eri ospite fisso e alla quale non facevi mai mancare il tuo contributo di pensiero e di amicizia.
Immediatamente entrammo in sintonia e da subito mi colpirono la conoscenza che avevi di ogni persona, famiglia compresa, della quale come Anffas ti prendevi cura. Conoscevi proprio tutti, di ciascuno ti erano noti i problemi e il contesto, con ognuno avevi un link, e di alcuni eri o sei diventato amministratore di sostegno o curatore.
Che bello: questo è uno degli insegnamenti più importanti, Piero, che ho tratto dal rapporto con te e dal tuo esempio e che cerco di custodire, occupandomi ancora oggi – come hai fatto tu per una vita – nell’ambito della Solidarietà e Servizi di persone disabili e fragili.
E quando periodicamente ti recavi negli uffici della cooperativa per pagare le rette delle persone delle quali ti prendevi cura, coglievamo l’occasione per raccontarci i progetti e i problemi, le preoccupazioni e quanto la vita ci riservava.
Guardavi sempre avanti, avevi sempre un progetto nel cassetto, eri sempre positivo e pieno di speranza nel pensare al futuro.
E così, Piero, mi hai testimoniato una passione per le persone disabili, un capacità di intrapresa e di coinvolgimento di chi conoscevi e non solo, unita ad una attenzione alla gestione delle risorse economiche. C’è poi un altro aspetto “operativo” che ci ha visti protagonisti, con modalità diverse ma in una piena condivisione dello scopo: il rapporto con le istituzioni e con il comune in particolare, sulla base del quale ognuno avrebbe dovuto fare il suo, in una logica assolutamente sussidiaria. In tal senso e diversamene da altri, non ti aspettavi né pretendevi che fosse il “pubblico” a rispondere ai bisogni, che progettasse e realizzasse servizi; con altrettanta decisione e insistenza, però, esigevi che il comune creasse e favorisse le migliori condizioni affinché la società civile, e quindi anche la tua associazione di famiglie di persone disabili, potesse creare nuovi servizi a fronte di un bisogno sociale emergente e il più delle volte consistente.
Sono nate così realtà significative per la nostra città, come la Comunità Alloggio Anffas di Via Piombina, piuttosto che, per quanto riguarda la Solidarietà e Servizi, l’attività d’inserimento lavorativo per disabili in viale Toscana.
Naturalmente non sono mancate occasioni in cui avevamo opinioni diverse, e in un frangente particolare il nostro rapporto ha rischiato d’incrinarsi. E’ successo quando alcune persone disabili, accolte presso il Centro Diurno Disabili di Marnate gestito dalla Solidarietà e Servizi, furono trasferite presso la comunità Anffas di via Piombina. Ne parlammo più di una volta, non condividevo le ragioni di questo trasferimento, ma grazie anche alla disponibilità e alla mediazione dell’avv. Arabini, l’allora assessore ai servizi sociali, il tutto in qualche modo e alla fine si risolse, senza minare la nostra amicizia.
Arriviamo quindi ad oggi, Piero, a questa pandemia che non ti ha risparmiato e che continua a seminare preoccupazioni e problemi. Ho letto sui giornali che anche dall’ospedale continuavi a lavorare per le persone disabili, che non hai mai smesso di occuparti di loro, di portarli nel cuore. Non potevi star fermo, le cose dovevano procedere.
E così ci hai lasciato, almeno temporaneamente per noi credenti. E mi viene in mente, carissimo Piero, il funerale di un prete missionario che di recente ho seguito da remoto sul sito della Fraternità alla quale apparteneva. Un prete che non conoscevo, ma del quale alcuni amici mi avevano parlato. E’ stato un momento in cui il dolore ha lasciato spazio a qualcosa d’altro: ad un misto di gratitudine, per quello che la sua persona è stata, e alla gioia, per quanto possa sembrare paradossale, perché la morte non è l’ultima parola sulla vita dell’uomo.
Con questi stessi sentimenti, allora, concludo il mio saluto, ringraziando il buon Dio per averti conosciuto, carissimo Piero, per l’esempio che sei stato per me e molti altri e per la carità della quale hai inondato la citta di Busto Arsizio (come ha ricordato mons. Severino nell’omelia del tuo funerale). Una sola cosa ti chiedo: intercedi presso l’Onnipotente affinché, in questo momento difficile per tutti, non venga meno la speranza, in particolare nelle famiglie e nelle realtà che si occupano di persone disabili.
Grazie di cuore Piero.
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