Ospedali della Sette Laghi in balia della terza ondata, pronti alla nuova emergenza

Sono oltre 400 i degenti Covid, le terapie intensive occupate e una quarantina le Cpap. Il direttore sanitario Maffioli vive con il controllo costante dei dati del pronto soccorso pronto a far fronte a ogni situazione

«Mio padre, medico anestesista, mi ripeteva sempre: non perdere mai la calma». E quell’insegnamento è stato determinante nei giorni difficili di questo anno spesso drammatico per il dottor Lorenzo Maffioli, direttore sanitario dell’asst Sette Laghi, una tra le più coinvolte dalla pandemia a livello nazionale.

670 PAZIENTI COVID IL 18 NOVEMBRE

La primavera scorsa gli ospedali varesini hanno dato supporto alle zone più devastate dal virus aprendo posti letto e intensificando l’attività chirurgica a supporto degli altri ospedali. Nell’autunno hanno vissuto momenti drammatici con il picco di ricoveri il 18 novembre a quota 670 pazienti covid contemporaneamente con un centinaio di Cpap e le terapie intensive totalmente dedicate.

LA TERZA ONDATA

Questa terza ondata trova l’azienda molto provata, senza soluzione di continuità dall’ottobre scorso e con la ripresa di ricoveri,  aperture e riconversioni di letti e reparti. In una costante corsa contro il tempo per correre “più veloce del virus” e preparare l’assistenza senza lasciare indietro nessuno.

Domenica scorsa sono state ricoverate 36 persone colpite dalle sindromi respiratorie generate dal SarsCoV2 : « La nostra organizzazione è ormai al limite rispetto ai parametri regionali – spiega il direttore sanitario Maffioli – abbiamo 407 degenti di cui 35 con la Cpap. Viviamo ogni minuto pronti a chiudere e riconvertire nuovi posti letto. Tutte le terapie intensive sono occupate: non sono tutti Covid ma sono ugualmente gravi. Tale complessità pretende un grande equilibrio : un posto Covid richiede maggior livello di assistenza, quindi più personale. Si calibra ogni cosa al millimetro perchè possa andare avanti, nello stesso momento, tutta l’altra attività dei nostri presidi. Il Circolo ha le alte specialità, siamo nella rete di tutte le patologie tempo dipendenti. Dall’estate scorsa abbiamo ripreso le attività ambulatoriali e non le abbiamo più fermate, in autunno siamo stati costretti a ridurre le attività chirurgiche non rinviabili e ora stiamo recuperando. Questa settimana, per esempio, abbiamo 160 sedute operatorie, un numero che è “quasi a regime”. Ci sono tante patologie gravi che non possiamo più lasciare indietro: ma tenere in attività tutta la macchina è molto faticoso. Fortunatamente abbiamo una valvola di sfogo nell’ospedale in Fiera dove il nostro personale gestisce sette letti di cure intensive dall’ottobre scorso».

Lorenzo Maffioli e bed manager

LA CABINA DI REGIA DOVE SI DECIDE L’ORGANIZZAZIONE DEI LETTI

La centrale di comando dove si diramano le direttive organizzative è la “Quick door Point” dove lavora il “bed manager” che raccoglie, organizza, smista e ricolloca i letti aziendali: « L’attenzione è sempre sul pronto soccorso – spiega il responsabile Antonio Galantino  – l’andamento della situazione si legge in quei numeri rossi per i casi covid e verdi per quelli delle altre patologie. Gli accessi stanno tornando a salire e la percentuale di positivi è in crescita ma è in un rapporto 1 a 5. Gli altri sono pazienti del PS, spesso gravi e hanno bisogno di un posto letto. Il nostro compito è trovare i posti: verdi o rossi, in base alle disponibilità dei reparti “puliti” o “sporchi”. E quando raggiungiamo i nostri limiti c’è la rete regionale : tutti gli ospedali comunicato le disponibilità che Regione gestisce a seconda delle situazioni più difficili».

asst sette laghi

L’ETA’ MEDIA DEI PAZIENTI SI E’ ABBASSATA

Domenica è stata una di quelle giornate problematiche per l’ospedale di Varese tant’è che un paio di persone sono state trasportate fuori provincia. Nei reparti, oggi, non ci sono più gli anziani ospiti delle RSA, il vaccino li sta proteggendo: « L’età media è 72 anni – spiega il dottor Maffioli – ci sono pazienti più giovani ma, rispetto a un anno fa, i nostri medici hanno qualche conoscenza in più, sanno individuare meglio i casi più rischiosi, quelli dove l’evoluzione potrebbe essere problematica. Così abbiamo un modello di assistenza di diversa complessità: al Circolo sono ricoverati i casi più gravi, al Galmarini di Tradate i pazienti con una complessità media mentre all’Ondoli di Angera ci sono i casi meno problematici. Il ritmo del turn over dei posti letto è maggiore rispetto al passato così riusciamo a dare più risposte». Non tutti i pazienti affrontano il percorso anni diversi ospedali, ogni caso è a sé ma le dimissioni dei guariti si raggiungono in tempi più brevi rispetto alla prima ondata.

La chat tra il direttore sanitario, i capi dipartimento e il “bed manager” scandisce il ritmo delle giornate: programmare o pianificare ha ormai un valore relativo. Tutto può cambiare nel giro di poche ore, con letti che si spostano e muri di cartongesso che si innalzano. Flessibilità e capacità di reagire sono le uniche linee strategiche per gestire un periodo imprevedibile. 

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 31 Marzo 2021
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