Crisi Henkel, nuovo sciopero dei lavoratori dello stabilimento di Lomazzo
Sindacati e lavoratori in presidio per manifestare contro la decisione della multinazionale di chiudere lo stabilimento di viale Como entro fine giugno
Nuovo presidio di lavoratori e sindacati davanti alla Henkel di Lomazzo.
Un altro sciopero, dopo il primo di due mesi fa, per manifestare contro la decisione della multinazionale tedesca di chiudere l’attività dello stabilimento di viale Como, adibito al settore detergenza, entro fine giugno spostando tutta la produzione sul suolo italiana in unica sede in Toscana.
Una decisione improvvisa, presa da Henkel nonostante l’ultimo bilancio del 2020 chiuso in profitto e che mette a rischio 160 posti di lavoro, considerando sia i dipendenti diretti che i lavoratori in appalto.
Gli operatori insieme alle varie sigle sindacali si sono riuniti davanti allo stabilimento con bandiere e striscioni contro l’azienda. Presenti anche i consiglieri regionali Erba e Orsenigo: la Regione si è infatti posta al fianco dei lavoratori per cercare di risolvere la vertenza tutelando le 160 famiglie a rischio.
«Henkel ha preso questa decisione senza una morale e nel suo esclusivo interesse – spiegano i sindacati – su basi che noi riteniamo prettamente politiche, e ha poi alzato un muro chiudendo ogni tipo di apertura al confronto e alla discussione. In un’Europa democratica non è accettabile che una multinazionale simile tenga un tale atteggiamento. Dobbiamo mettere in campo ancora più energie per la salvaguardia dei lavoratori e per difendere i loro diritti».
Sulla stessa linea il consigliere Erba, che ha confermato di essersi rivolto direttamente al ministro Di Maio per coinvolgere direttamente i vertici dello Stato: «È difficile trovare un modo di interloquire con Henkel anche per la Regione – spiega Erba – e per questo ci siamo rivolti direttamente al ministero. Ho parlato con il ministro di Maio che ha dato la sua disponibilità ad aiutare i lavoratori a portare avanti questa battaglia».
Il consigliere Orsenigo rincara la dose: «Regione Lombardia può e deve fare di più. Faremo di tutto per avere un confronto diretto con la casa madre di Dusseldorf. Siamo al fianco delle 160 persone e famiglie che stanno subendo questa situazione».
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