Filippo Rossi: “Siamo noi la Buona destra e non Salvini e la Meloni”
Intervista con l'esponente della Buona destra, il movimento politico lanciato dal viterbese fondatore di Caffeina ed ex portavoce di Gianfranco Fini. Nel novembre 2019 aveva presentato il suo libro duettando con Maroni su diversi temi politici
“La verità è che la destra di oggi è una bolla, che si gonfia, si gonfia, si gonfia ma a un certo punto può esplodere. E se esplode è il finimondo”. Lo affermava Roberto Maroni in un incontro al teatrino Santuccio con Filippo Rossi. Era il novembre del 2019, (la foto si riferisce a quell’incontro) a tre mesi dallo scoppio della pandemia, quando ancora ci si vedeva fisicamente e non attraverso uno schermo.
Si discuteva di buona destra e l’occasiona l’aveva data la presentazione del nuovo libro di Filippo Rossi, fondatore di Caffeina ed ex portavoce di Gianfranco Fini quando era ai vertici di Alleanza nazionale, ma anche delle istituzioni del Paese. In comune con Maroni, il viterbese Rossi ha avuto una esperienza come presidente del Consiglio comunale della propria città.
Da tempo, insieme con il suo impegno culturale e giornalistico, Rossi gira l’Italia per raccontare la sua visione di destra. Lo abbiamo intervistato per capire a che punto sia il suo progetto visto che da quell’ultimo suo incontro a Varese di cose ne sono cambiate molte. Il Governo Draghi sembra aver ulteriormente messo in competizione due leader come Matteo Salvini, oggi nella maggioranza, e Giorgia Meloni, all’opposizione.
Perché parla di una Buona Destra?
«Perché a destra serve un’alternativa credibile per coloro, e sono tanti, chi non si riconoscono nei modi e nei temi di Lega e Fratelli d’Italia. Salvini e Meloni si sono auto intestati l’eredità della destra storica ma in realtà sono solo figli dell’estremismo. E lo dimostrano ogni giorno con ogni loro azione, con ogni dichiarazione. La loro è una destra che stimola e amplifica i peggiori sentimenti dell’essere umano: l’odio, la paura, la cattiveria, l’esclusione, lo stigma della diversità. Una destra che semplifica, incapace com’è di cogliere invece la complessità del presente. La Buona Destra è il contrario di tutto questo: è seria, credibile, capace di dare risposte ai problemi complessi della modernità senza facili scorciatoie. Una destra patriottica, dove patria significa inclusione, apertura, accettazione della bellezza e dei contributi della diversità, pur mantenendo saldi i propri principi e valori».
Quindi la Buona Destra si pone in antitesi alla Lega e a Fratelli d’Italia?
«La Buona Destra si propone di essere, da destra, un antidoto alla deriva sovranista e populista che affligge la politica italiana. La politica di Lega e FDI, certo. La Buona Destra è convintamente europeista e liberale, e punta al recupero di quei valori che hanno sempre fatto parte del bagaglio culturale della destra moderata, che sopravvive in tutta Europa e in tutta Europa è ben distinta dalle frange estreme. Il paradosso di una destra nazionalista e populista al governo, che campa di slogan, esiste solo in Italia. Per fare un esempio: Salvini e Meloni fanno propaganda, a chiacchiere, per Italexit e per il ripudio dell’euro. La Buona Destra invece crede nella moneta unica ed è convinta che solo la salvaguardia dell’euro abbia garantito la sopravvivenza economica e politica dell’Europa e degli Stati membri in questo difficile momento della storia del mondo».
Visti da destra, meglio Conte o meglio Draghi?
«Lo premetto: con Conte saremmo stati all’opposizione. Ma in modo costruttivo e non distruttivo come hanno fatto Fratelli d’Italia e la Lega, salvo poi cambiare posizione una volta che il Carroccio è tornato al Governo con Draghi. Conte si è trovato a gestire una fase senza precedenti della storia nazionale, credo abbia fatto il possibile, e il gradimento che gli italiani gli tributano lo dimostra. Però è chiaro che ha fatto degli errori e ha mostrato in alcuni casi debolezza e incapacità. Mi riferisco soprattutto alla pianificazione dei progetti del Recovery Plan. In questo certamente Mario Draghi offre più garanzie, poi lo giudicheremo per i fatti. Quello dell’attuale premier è sicuramente un esecutivo di maggiore competenza».
Del Governo Draghi fa parte anche la Lega di Salvini, però…
«Diciamo che più che altro è la Lega di Giorgetti quella che governa con Draghi. Il quale non perde occasione per mettere al posto suo Salvini quando spara le sue quotidiane sciocchezze, come sulle riaperture in piena terza ondata. E’ chiaro che il premier ha voluto con sé l’ala più europeista del Carroccio, con cui sui contenuti può trovare maggiore convergenza. E comunque in questa fase anche Draghi aveva poca scelta».
Che prospettive ha la Buona Destra?
«Intanto di andare a congresso. Ad ottobre si terrà il vero momento fondativo del partito. Per adesso ci stiamo radicando sui territori con la nascita, a cadenza quotidiana, di un sempre più alto numero di comitati locali. E’ chiaro che siamo ancora piccoli, ma stiamo lavorando per la nascita di un movimento dal basso che faccia dell’allargamento e della partecipazione i suoi valori fondanti».
Siete presenti nel Varesotto?
«Abbiamo gruppi consolidati a Luino, Varese, Gallarate, Busto Arsizio, Legnano… Ci facciamo promotori di un nuovo modo di fare politica e condividiamo il pragmatismo di molte esperienze civiche, con cui abbiamo un continuo dialogo e stiamo sviluppando un impegno comune. Registriamo in questo senso la nostra affinità al cantiere civico di Daniele Zanzi a Varese».
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