Gli ambulanti di Milano pronti alla protesta: “Fateci tornare a lavorare”
Fiva Confcommercio Lombardia ha proclamato lo stato d’agitazione dell’intera categoria. Venerdì 9 aprile, nei mercati Crema/Piacenza e Largo V Alpini, gli ambulanti non alimentari, senza effettuare l’attività di vendita, allestiranno i loro posteggi per dimostrare che i mercati all’aperto sono sicuri
Fiva Confcommercio Lombardia ha proclamato da oggi, mercoledì 7 aprile, lo stato d’agitazione dell’intera categoria degli ambulanti e a Milano, venerdì 9 aprile, nei mercati Crema/Piacenza e Largo V Alpini, gli ambulanti non alimentari, senza effettuare l’attività di vendita, allestiranno i loro posteggi per dimostrare che i mercati all’aperto sono sicuri, anche in zona rossa.
E’ la forma di protesta che Apeca, l’Associazione ambulanti (Confcommercio Milano), promuove con l’obiettivo immediato di far tornare a lavorare tanti operatori drammaticamente fermi.
“A Milano città il 9 aprile, ma in altri centri dell’hinterland già oggi, gli operatori allestiranno i loro posteggi – spiega Giacomo Errico, presidente di Apeca e Fiva Confcommercio – per testimoniare con grande forza la volontà di ripartire con adeguati protocolli anti-Covid sopperendo alla mancanza di organizzazione delle amministrazioni pubbliche. E incontreremo il Prefetto di Milano per spiegare le nostre ragioni. Non possiamo sperare solo che si passi dalla zona rossa a quella arancione. Dobbiamo lavorare, vogliamo lavorare e abbiamo già dimostrato di poterlo comunque fare in totale sicurezza. Riaprire pienamente i mercati e le fiere si può e si deve. Una fabbrica al chiuso può far lavorare i suoi dipendenti, anche migliaia, e invece un mercato all’aperto, con i corretti criteri di sicurezza e meccanismi di distanziamento per la clientela, non può lavorare?”. “Come non capiamo – aggiunge Errico – perché le deroghe di apertura per le merceologie in zona rossa (dalle confezioni e calzature per bambini ai prodotti per l’igiene e la casa) non riguardino gli ambulanti”.
“Attendere ancora tutto aprile per la ripartenza non è possibile – conclude Errico – C’è grande esasperazione e molti operatori non ce la fanno più dopo un anno di fatturati precipitati: di almeno il 40% nei casi migliori fino ad oltre il 90% per chi non lavora ormai da troppo tempo. Con ristori irrisori e famiglie da mantenere”.
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