Intervista alla dirigente del Crespi Boracchi: “Preoccupa la fragilità dei ragazzi ma non è solo colpa della pandemia”

La dirigente del liceo Crespi racconta come la sua scuola ha affrontato il problema dei contagi e cosa resterà degli strumenti messi in campo per fronteggiare l'emergenza, anche in futuro

cristina boracchi dirigente liceo crespi busto arsizio

La sfida dell’emergenza pandemica per la scuola è stata enorme ed è tutt’altro che superata: la strada per il ritorno alla normalità è ancora in salita. Per capire a che punto è la situazione negli istituti del territorio abbiamo iniziato un dialogo con i dirigenti scolastici che possa aiutare a capire quali sono le prospettive di uno dei settori più importanti e vitali per il futuro del nostro Paese.

Intervista a Cristina Boracchi, dirigente del liceo Crespi di Busto Arsizio, una delle realtà scolastiche più importanti sia a livello locale che nazionale, per conoscere meglio come è stato vissuto questo anno scolastico e mezzo con la pandemia.

Quali i principali problemi affrontati durante l’emergenza sanitaria? Quali soluzioni?

La prima è stata la capienza delle aule che sono quelle che sono alle quali abbiamo messo mano con qualche lavoro di piccola edilizia leggera che ha facilitato alcune situazioni. Le mascherine (che sono arrivate fino ad un certo punto e poi basta) e distanziamento sono stati attivati sin dall’inizio. Le relazioni coi genitori non sono state facili: alcuni non volevano assolutamente che non si riprendesse con le lezioni in presenza mentre altri esigevano la presenza al 100%.  Molto buone, invece, le relazioni e le sinergie con gli enti locali (Comune e Provincia) mentre alcune difficoltà sono state trovate nel dialogo con le aziende di trasporto, partito già ad aprile del 2020. Il rientro con gli studenti in classe al 100% sarà complicato perché non abbiamo modo di garantire il distanziamento in quanto molte aule sono troppo piccole.

Quali di queste soluzioni sono state prese solo per l’emergenza e quali, invece, potrebbero diventare di sistema?

Sicuramente certi aspetti della didattica a distanza sono positivi e più funzionali, ad esempio per i corsi di recupero al pomeriggio o i corsi extracurricolari. Anche alcune riunioni frequenti (quelle intermedie e preparatorie per gli organi collegiali) a distanza sono più proficue perchè chi è coinvolto non deve organizzare anche la logistica. Molto apprezzati i colloqui coi genitori a distanza per il fatto che non hanno dovuto chiedere permessi dal lavoro per partecipare. Sono elementi che sicuramente manterremo e che possiamo anche definire “ecologici” in quanto limitiamo gli spostamenti con le auto.

Quali riflessioni sulla didattica sono state fatte alla luce dell’emergenza?

Nella didattica è cambiato molto, soprattutto con le classi al 50% in dad e 50 in presenza. Questo ha comportato uno sviluppo delle competenze degli insegnanti e degli studenti. L’utilizzo della tecnologia è faticoso soprattutto in situazioni miste come quelle che stiamo vivendo adesso. L’elemento tecnologico può, a volte, essere usato in maniera non funzionale da parte degli studenti che a volte spengono le telecamere.

Il digital divide è stato un problema? Quali risposte dal territorio (donazioni, sinergie, sponsorizzazioni)?

Abbiamo avuto qualche problema nella prima settimana di chiusura nel febbraio 2020. Avevamo già attivato la didattica a distanza ma ne facevamo un uso molto limitato ad alcuni casi particolari. Improvvisamente i siamo ritrovati con l’intera scuola in dad. Lì abbiamo visto quali erano le problematiche. Abbiamo dato in comodato d’uso 64 pc, poi coi fondi ministeriali abbiamo aiutato anche chi aveva più familiari a casa (chi in smart working e chi in dad) e abbiamo risolto problemi di connessione a 3-4 studenti. Altro è il problema della fruizione dei software che ci ha fatto scoprire dei “nativi digitali” bravi a smanettare sui social ma meno pronti sugli strumenti didattici digitali e quindi è stata necessaria un po’ di formazione. Abbiamo avuto, infine, un grosso aiuto da Elmec che ci ha fornito la tecnologia per un’aula integrata con microfonazione amplificata e telecamera che segue e zoomma su chi sta parlando in quel momento. Materiale che ci è molto utile in alcune classi particolarmente affollate.

La collaborazione con gli altri enti istituzionali: i trasporti, gli enti locali, l’autorità sanitaria, com’è il dialogo?

Certamente la situazione più complicata è stata quella dei trasporti perchè c’era un problema economico non indifferente (hanno perso moltissimi abbonamenti scolastici, ndr) e uno di gestione da parte del management degli aspetti sindacali e dell’organico. Piano piano siamo riusciti, non sempre e non del tutto, a trovare una quadra. Diciamo anche che per queste aziende le perdite economiche sono stati ingenti. Da parte nostra abbiamo attrezzato l’aula magna come zona dove collocare gli studenti che arrivano molto presto col primo giro di autobus, una scelta che abbiamo preso soprattutto per evitare assembramenti all’esterno e per non lasciare i ragazzi al freddo.

Cosa si dovrebbe fare questa estate per un avvio normale dal prossimo anno scolastico?

Dobbiamo capire come si evolverà il momento pandemico. Vogliamo riproporre il nostro progetto E…state insieme, già attivo da qualche anno, dove proponiamo attività che puntano principalmente alla socializzazione in spazi aperti. Dovremo, però, avere chiarezza sulle regole sanitarie da mettere in atto. La scuola ha anche bisogno di riflettere e serve del tempo. Abbiamo vissuto mesi concitati dove le regole cambiavano dal venerdì al lunedì, costringendoci a rincorse incredibili nei weekend. Pensatela come volete ma i docenti sono stanchissimi perchè fare didattica a distanza è molto più faticoso e sarebbe opportuno iniziare la scuola il primo di settembre senza indugi. Dopo gli esami, che si concluderanno nella prima decade di luglio, ci sarà un congruo periodo di vacanza e poi dal 20 agosto si tornerà al lavoro per preparare l’inizio dell’anno scolastico.

La figura del responsabile covid: quanto lavoro burocratico ha creato? La vostra struttura era/è adeguata a svolgere i nuovi obblighi?

Sia sul piano delle indagini ministeriali che sul piano delle relazioni con Ats siamo stati efficaci e veloci. Troppe volte, però, è successo che Ats ci comunicasse in ritardo i contagi ma questo è comprensibilissimo e lo stesso ente lo ha ammesso in diverse riunioni, soprattutto quando i contagi sono saliti rapidamente. Il referente covid è stato molto utile per la segnalazione delle classi da mettere in quarantena e devo dire che avere la turnazione al 50% ha permesso di evitare intere classi bloccate. All’inizio è stato un grosso lavoro ma poi è cambiata la modalità di tracciamento e i miglioramenti si sono visti. Ci sono stati casi di contagio ma non abbiamo avuto cluster all’interno del nostro istituto.

Domani, quando avremo superato l’emergenza, che tipo di scuola ci dovrà essere? Quali le richieste del mondo dell’istruzione (dirigenti o docenti)?

Il mondo della scuola stava già cambiando prima del covid, se pensiamo al lavoro che è stato fatto passando dal nozionismo alle competenze senza eliminare il nocciolo duro dei saperi. Dobbiamo guardare ad una scuola più dinamica e operativa, che legga l’agenda europea di Next Generation Eu. Su alcuni temi siamo più indietro a livello generale ma la stessa didattica a distanza ha determinato un nuovo modo di lavorare che lascia tracce positive e che speriamo di far fruttare in futuro.

Come è cambiata, se è cambiata, la struttura della scuola? Ci sono stati adeguamenti funzionali e/o strutturali per ridurre o rimodulare le classi, gli orari, le lezioni?

Abbiamo rimodulato la logistica di ingressi e uscite, abbiamo rimodulato un’aula esterna sottoposta ad edilizia leggera che ci ha permesso di trovare uno spazio per una classe un po’ numerosa. Della fine delle classi pollaio se n’è parlato molto ma in realtà non si è fatto molto. Le classi ci vengono date solo in situazioni eccezionali e questo è un problema che rimarrà in futuro. Se dovessimo rientrare adesso al 100% in presenza non possiamo far rispettare la regola del distanziamento fisico. Non credo che sia lungimirante derogare ora a queste regole. Nella sede distaccata di piazza Trento e Trieste abbiamo un cantiere in atto che attendevamo da tempo ma che in questo momento non ci ha facilitato l’organizzazione. Abbiamo tolto i banchi dalle classi per mettere le sedie con la ribaltina, modello convegno (e non i famigerati banchi con le rotelle), per riuscire a garantire le distanze.

Che dispersione scolastica ha la vostra scuola?

Non abbiamo avuto un aumento di abbandoni da parte degli studenti o di bocciature, anche perchè l’anno scorso sono stati tutti promossi per decreto. Alcuni di loro quest’anno hanno sofferto ma hanno anche trovato una scuola che ha dato strumenti (corsi di recupero, progetti speciali) per recuperare quel gap che si era creato con la promozione forzata. Abbiamo visto un aumento di casi di fragilità psicologica da parte dei ragazzi e di ritiro sociale. Ogni giorno c’è un nuovo caso e bisogna aspettare la fine dell’anno per avere dati completi e questo comporta una certa fatica da parte dei docenti nel dover continuamente fare consigli di classe per pianificare interventi. C’è una fragilità enorme e capirne le cause: non può essere solo la pandemia o lo stare a casa ma dobbiamo interrogarci anche sui modelli educativi e sociali che influiscono molto sul percepito della quotidianità pandemica come un vulnus insuperabile e insostenibile. Anche le famiglie stanno soffrendo molto.

È prevista l’attivazione o il rinforzo di un supporto psicologico agli studenti?

Non abbiamo mai smesso il supporto psicologico anche a distanza, al telefono, in videoconferenza. Il ministero ha anche sostenuto economicamente il servizio che ha avuto un accesso maggiore rispetto agli anni scorsi. Anche per i docenti abbiamo spesso attivato il medico del lavoro.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Aprile 2021
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