Sara Bertolasi annuncia il ritiro: “Tra i ricordi più belli le vittorie sul Lago di Varese”
L'azzurra di classe '88 lascia l'agonismo. Con le sue due olimpiadi resta un punto di riferimento per lo sport del Varesotto
Sara Bertolasi lascia l’agonismo. L’atleta nata a Busto Arsizio e cresciuta sul Lago di Varese ha deciso di dire “basta” dopo aver tentato con tutte le sue forze un ultimo ritorno ad alto livello e dopo aver coltivato il sogno della terza olimpiade da atleta. Purtroppo l’infortunio complicato che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi non le ha permesso di giocarsi un posto per Tokio.
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Nonostante questo Sara rimane nella storia dello sport della Provincia di Varese: la sua doppia partecipazione olimpica e i risultati in campo internazionale (tra cui uno storico argento europeo proprio alla Schiranna nel 2012) fanno di lei una figura di primissimo piano e un esempio per le tante ragazze impegnate nello sport dei remi. La sua esperienza sarà utilissima in campo “politico” visto che Bertolasi è consigliere federale e si è già calata in pieno in questo ruolo.
L’annuncio del ritiro lo ha annunciato lei stessa con questa lettera che vi proponiamo integralmente.
Cari tutti,
nella vita ci sono giornate che ricordi per sempre. Oggi, 15 aprile, per me sarà una di queste. Ho deciso di scrivere qualche riga per condividere in prima persona una decisione profonda, maturata durante questi ultimi mesi. Mesi di blocco forzato, attraversati da una pandemia mondiale che ha portato al rinvio dei Giochi Olimpici di Tokyo.Io, nella mia Varese, ho avuto la possibilità di recuperare da un brutto infortunio e soprattutto di pensare. Pensare alla vita, al mio futuro. L’Olimpiade, la mia terza, dopo avermi accarezzato si è nuovamente allontanata e un anno nello sport spesso è un abisso. Per un canottiere sono almeno 600 sessioni di allenamento, che purtroppo a causa di un grave infortunio non ho potuto affrontare nel modo migliore per onorare l’Italia. Nel canottaggio non sono stata un talento, quello che ho fatto l’ho costruito con allenamenti intensi e costanti che oggi il mio corpo fatica a sopportare e, di conseguenza, ad assimilare.
Quando ho lasciato il ciclismo l’ho fatto perché sognavo i Giochi Olimpici. Nel 2011 a Bled in Slovenia, quando ancora non c’era la parità di sesso e quindi solo otto imbarcazioni accedevano ai Giochi, ho realizzato il mio sogno: la qualificazione per Londra 2012, la prima volta nella storia del canottaggio femminile italiano in due senza. Dalla prima alla seconda altri quattro anni, con un cambio di equipaggio, poi Rio 2016 sempre con la Canottieri Lario. Dopo l’esperienza brasiliana decisi di appendere i remi al chiodo, il fuoco però si riaccese grazie alla Canottieri Milano e da lì il ritorno nel 2018 con l’argento in Coppa del Mondo, il bronzo agli Europei e il quarto posto ai Mondiali Assoluti. Una stagione incredibile. Tra i ricordi più belli però restano le vittorie internazionali sul mio Lago di Varese, dove tutto è iniziato tra le fila della Canottieri Varese e, soprattutto, le tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere grazie al mio percorso sportivo.
Oggi, dopo una profonda rielaborazione e con la certezza di avere fatto il possibile per superare l’infortunio, ho deciso che la mia terza Olimpiade non potrà far parte della mia carriera. La vita da atleta richiede su tutto un costante impegno fisico e mentale, se uno di questi due fattori vacilla non riesci più ad esprimerti. Dell’atleta però mi porto la tenacia, la caparbietà e la lealtà, che ormai fanno parte del mio essere. Valori che cercherò di trasmettere soprattutto ai più giovani, nel mio nuovo viaggio da Consigliere nazionale della Federazione Italiana Canottaggio e non solo.
Chiudo, allegandovi una delle foto alle quali sono più affezionata (nella foto in alto, ndr) e ringraziando di cuore tutti coloro che mi sono stati vicini, condividendo con me non solo i momenti euforici di questi tredici meravigliosi anni olimpici.
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