All’hub di Rancio Valcuvia la carica dei “valdumentini”: in prima fila per vaccinare
Una folta rappresentanza di residenti dei piccoli comuni delle valli stanno dandosi da fare per la campagna vaccinale
La matita blu che si abbina alla divisa e lo sguardo fermo di chi è abituato alle levatacce: sono le ore improbabili delle infermiere che hanno scelto una vita da destinare agli altri, anche durante la campagna vaccinale.
E non importa se per Anna Rotundo (foto qui sopra) dal principio di aprile la sveglia suona sempre abbastanza presto, dal momento che le tocca percorrere la Valdumentina e un tratto di Valcuvia per venire al polo vaccinale per fare il suo dovere.
Lo stesso vale anche per Giuliano Lavorgna che sul cartello identificativo porta un bel paio di baffoni quasi a manubrio ancora di quando faceva il carabiniere – anzi, di quando era in servizio, dal momento che carabinieri si è sempre – , anche lui ha indossato la sua divisa perché è coordinatore del gruppo di protezione civile intercomunale.
Di dove? Della Valdumentina, ovviamente, che comprende le squadre d Dumenza, Agra e Curiglia con Monteviasco.
Il centro vaccinale di Rancio Valcuvia: come funziona, come arrivare, dove parcheggiare
Proprio così, fra volontari e personale in servizio all’hub di Rancio Valcuvia la componente dei «Valdumentini» non è per nulla trascurabile. Del resto anche gli abitanti delle montagne gravitano attorno a questo polo vaccinale dove sono al completo le linee per le iniezioni anche se in questi giorni le somministrazione si attestano attorno alle 900 giornaliere contro una portata sulle 1.450 dosi quotidiane (record lo scorso fine settimana con 1.680 punture): del resto il numero delle persone chiamate dipende dalla disponibilità delle dosi, che viene “smistata“ in modo centralizzato.
Così Anna, 49 anni, si è messa a macinare chilometri chilometri allungando la strada che la porta al lavoro: di solito si fermava all’ospedale di Luino dove svolge la sua professione in “area chirurgica”, ma per l’emergenza è stata dirottata in Valcuvia.
E sono proprio questi occhi con l’accenno di blu ad aver più di una volta convinto dietro la mascherina diverse persone a farsi inoculare il prezioso medicinale: «Sì in molti arrivano qui titubanti, un po’ spaesati e alla fine bisogna convincerli. Ci sono quelli che ascoltano le parole dei soldati, chi magari viene tranquillizzato dall’amico incontrato che l’ha già fatto, ma parte del lavoro di convincimento spesso lo facciamo noi, con ottimi risultati».
Dietro sguardi di esperienza legata alla vita vissuta e alla conoscenza delle pieghe del territorio, c’è anche il volto di Giuliano Lavorgna (foto sopra) per trent’anni comandante della stazione carabinieri di Dumenza (quelli che oggi, comandati dal luogotenente Gianpaolo Paolocci, portano viveri e medicine ai residenti di Monteviasco, citati anche dal Presidente della Repubblica).
Questo militare in congedo dal 2006 conosce ogni sasso della sua valle e ora coordina il lavoro dei tanti volontari: «Oggi siamo in pochi perché una squadra sta lavorando per il ripristino di una fascia tagliafuoco, su in montagna», spiega, «ma di solito siamo sempre 4 persone per turno che arrivano dalla valle per assicurare supporto logistico, l’accompagnamento dei cittadini che vengono per vaccinare, insomma per tutte quelle incombenze che servono a far sì che tutto fili liscio».
Mentre parla arriva una Golf che parcheggia a ridosso dell’ingresso: «Venga signora si accomodi le prendiamo la carrozzina».
L’anziana sorride. Il maresciallo saluta.
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