Busto Arsizio, i sindacati denunciano: “Poliziotto penitenziario aggredito”

L’Unione dei sindacati di polizia penitenziaria attacca: “Fenomeno sempre più frequente”

Apre lo sportello del Garante regionale dei Detenuti in carcere a Busto

Nota dell’USPP (Unione dei sindacati di polizia penitenziaria)

A pochi giorni da un evento simile, questa mattina presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio si è verificata l’ennesima aggressione ai danni del personale di Polizia Penitenziaria.

Ne danno notizia due componenti della Segreteria Provinciale dell’USPP (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) di Varese, Claudio Montella e Paolo Delli Veneri che commentano così l’episodio. Montella: “Un detenuto per futili motivi dopo aver pesantemente ingiuriato un Agente, gli si è scagliato contro ed aiutato dal fatto di deambulare stampelle, ha approfittato per usarne una come arma, colpendo ripetutamente il poliziotto. Solo la prontezza di riflessi e l’esperienza dell’agente, gli hanno permesso di allertare i rinforzi evitando il degenerarsi della situazione. L’agente, purtroppo, ha comunque riportato contusioni multiple ed è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso cittadino. Come già evidenziato, l’episodio si è verificato a distanza di pochi giorni da un evento simile, ed è paradossale come la polizia penitenziaria al giorno d’oggi, debba continuare a subire ormai quotidiane simili situazioni, i cui rischi e le criticità sono state già segnalate alla Direzione dell’Istituto bustese”. Per Delli Veneri “i tempi sono ormai maturi affinché all’interno dei reparti detentivi si prenda in considerazione l’utilizzo di strumenti di allarme individuale e di dotazione di difesa come il taser”.

Sull’episodio interviene anche il Segretario Regionale dell’USSP, Gian Luigi Madonia che pone l’accento sul fenomeno delle aggressioni all’interno delle carceri: “il fenomeno delle aggressioni all’interno degli istituti è ormai fuori controllo e rappresenta una vera e propria debolezza dello Stato e delle Istituzioni tutte, incapaci di risolvere il problema o di attenuarlo. Le statistiche sono in aumento e sembra essere un argomento che non tocca la sensibilità di alcuno. Da anni sosteniamo l’opportunità di dotare il personale di Polizia Penitenziaria di idonei strumenti di difesa personale, ma tutti fanno orecchie da mercante, come se la Polizia Penitenziaria fosse un Corpo dimenticato o peggio considerata “carne da macello”. Quella stessa “carne da macello” che, se si permette di bloccare fisicamente un soggetto violento, proprio per difendersi (a mani nude), magari rischia pure una denuncia per tortura o qualche procedimento disciplinare, grazie a qualche direttore nemico che utilizza impropriamente le immagini delle telecamere di videosorveglianza”

Problema politico dice il sindacalista: “proprio recentemente abbiamo avuto un incontro con il Provveditore Regionale della Lombardia sul fenomeno delle aggressioni. A lui abbiamo rappresentano la nostra netta disapprovazione sulla politica gestionale, soprattutto di alcuni istituti, in cui, secondo noi, Direttori e Comandanti dovrebbero ripassarsi tutto ciò che prevedono le norme e cominciare ad utilizzare seriamente lo strumento disciplinare contemplato nell’Ordinamento Penitenziario. Anche se, per risolvere drasticamente il problema, occorrono protocolli operativi e di intervento che solo a livello nazionale possono essere stabiliti. Il Capo del Dipartimento faccia davvero sentire la sua vicinanza al personale e adotti quanto prima un sistema che metta nelle condizioni di sicurezza il lavoro della Polizia Penitenziaria. La Ministra dia segnali concreti, altrimenti il rischio è quello di non essere tanto diversa da Bonafede, accusato proprio di essere assente e distante dagli uomini e le donne dei baschi blu”.

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Pubblicato il 02 Maggio 2021
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