“I figli non sono mai dei genitori”: un papà racconta l’affido familiare

L'affido è temporaneo è una scelta più difficile dell'adozione, ma lui e la moglie lo hanno preferito perché «qui c'è maggior bisogno, e minore disponibilità»

Generica 2020

«L’aspetto che spaventa di più dell‘affido familiare è l’avere figli che non sono i tuoi e che ti impegni a trattare come fossero figli tuoi. Ma i figli non sono mai dei genitori, anche se spesso è difficile esserne consapevoli e soprattutto agire di conseguenza. E qualsiasi adulto dovrebbe trattare ogni bambino con l’attenzione e la cura che avrebbe verso il proprio figlio».
A raccontarlo è  papà Mario (nome di fantasia, come quelli delle bambine) che nel 2017 in una città del Varesotto ha preso in affido, assieme alla moglie, una bambina che allora aveva 6 anni e cui, da pochi mesi, si è aggiunta la sorella.

«Le mie figlie, e in generale i bambini in affido, sono diffidenti, un po’ per difesa, un po’ per esperienza. Hanno un grandissimo bisogno di sicurezza e allo stesso tempo hanno paura dei sentimenti  – spiega Mario, raccontando che ogni sera lui, o la moglie, si addormentano con le bambine – Quando è entrata in casa quasi quattro anni fa Francesca, che aveva un rapporto difficile con la madre, ha riportato questo vissuto tenendo a distanza soprattutto mia moglie. Sua sorella ora sta applicando lo stesso schema, ma in senso inverso, e tende a respingere me. Io faccio finta di niente, la coccolo lo stesso, e alle coccole non resiste».

Le coccole aiutano sì, ma non bastano a guadagnarsi la fiducia di un figlio in affido: «Servono affetto incondizionato, verità nel spiegargli le cose massimo rispetto di ogni impegno preso, anche il più piccolo», spiega il papà. E in realtà questi sono punti saldi validi per ogni genitore.  E chi apre la propria casa all’affido familiare è determinato ad essere un buon genitore.

«Mia moglie ha sempre avuto l’idea di avere un bambino in affido, ma da single non se la sentiva. Poi quando ci siamo sposati abbiamo provato ad avere figli naturali che non sono arrivati e ci siamo dichiarati disponibili all’affido, seguendo un anno di percorso specifico di formazione con il Comune. Abbiamo scelto da subito l’affido e non l’adozione, consapevoli che si tratta di una scelta più difficile, ma anche quella con maggiore bisogno e minore disponibilità». 

Lo scopo dell’affido familiare è quello di garantire ai bambini il diritto inalienabile a crescere in famiglia, anche quando a famiglia di origine non è in grado di offrire un ambiente familiare idoneo. Ma l’affido è temporaneo, supporta i minori dando il tempo alle famiglie di origine di ristabilizzarsi. Intanto i bambini mantengono i contatti con la famiglia di origine: «Nel nostro caso si tratta di incontri protetti, con i genitori naturali e con gli altri figli, che pure sono in affido – racconta Mario – Per questo già conoscevamo Sara quando l’abbiamo accolta in affido, evitando che andasse in comunità. Ciononostante guadagnarsi la sua fiducia è complesso».

«Francesca invece è arrivata da noi proprio quando doveva cominciare la prima elementare. Ricordo il suo primo giorno di scuola. Io e mi a moglie seduti con lei al banco e il suo viso, quell’espressione completamente spaesata. Ma poi è rifiorita e anche ora che siamo tutti impegnati a trovare un nuovo equilibrio, com’è giusto che sia quando la famiglia si allarga, sono fiducioso. Come dice Luciana Littizzetto, l’affido è un’esperienza bellissima e faticosissima».

Foto di Pezibear da Pixabay

 

Lidia Romeo
lidiaromeo@gmail.com

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Pubblicato il 13 Maggio 2021
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