L’appello del sindaco di Lavena Ponte Tresa: “Situazione tesa, riaprite i valichi per la Svizzera”

Ancora dogane chiuse fra Italia e Svizzera mentre Francia e Germania allargano i criteri di ingresso e le economie di confine ripartono

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Massimo Mastromarino è il sindaco di Lavena Ponte Tresa e il presidente dell’Associazione Comuni Italiani di Frontiera, conosce  molto bene ciò di cui parla. Lungo la linea di confine, dove le economie vengono sostentate dal continuo flusso da e per la Svizzera di forza lavoro, clienti e scambi commerciali, da ormai troppi mesi le norme sanitarie non permettono l’ingresso dalla Svizzera per motivi che non siano di lavoro, salute e necessità. In poche parole: per gli acquisti.

Se tutto ciò non è mai stato oggetto di contestazione nel momento dello sviluppo più drammatico dell’epidemia da Covid-19, durante le famose zone rosse e arancioni, ora che la situazione è per fortuna migliorata, con i numeri dei contagi scesi e la campagna vaccinale avviata e già in parte realizzata (su entrambi i fronti nazionali), un allentamento delle norme che regolano il passaggio fra stati non solo è necessario ma indispensabile.

dogana valico frontiera generiche

Quasi tutte le piccole attività di Lavena Ponte Tresa hanno visto i loro guadagni diminuire in percentuali che a volte superano il 90%. I commercianti e le loro famiglie sono in grosse difficoltà. Ciò che fa arrabbiare ancora di più è il sapere che altri paesi, quali Francia e Germania, hanno concordato con la Svizzera norme che consentono spostamenti “agili” fra uno stato e l’altro in una fascia di 20 km dal confine. Questo permette alle attività economiche poste a cavallo fra i due paesi di sopravvivere.

Lavena Ponte Tresa, e i suoi commercianti, guardano a queste realtà con amarezza pensando invece alla loro situazione, specialmente dopo che era stato loro annunciata la possibilità per guariti e vaccinati di poter fare ingresso in Italia. Possibilità annullata il giorno stesso della presunta entrata in vigore del provvedimento. Una successiva emanazione del Ministero della Sanità riduceva infatti tale possibilità solamente ai possessori di tampone negativo realizzato massimo nelle 48 ore precedenti. I commercianti si erano messi in mutande davanti alla dogana in segno di protesta, all’interno del movimento “Aprite le dogane!” lanciato nelle settimane precedenti e arrivato fino nelle Piazze di Roma.

Con l’arrivo della bella stagione, quella che da sempre vede il maggior numero di persone (provenienti non solo dal Ticino ma da tutta la Svizzera franco – tedesca), “invadere” allegramente il paese. Il 3 di giugno cade la festa del Corpus Domini, molto sentita in alcuni cantoni, che porta storicamente un grande flusso di turisti e acquirenti nel piccolo comune di frontiera. Proprio per questo motivo Mastromarino ha scritto a politici ed amministratori locali/regionali. Per chiedere, ancora una volta, l’applicazione della famosa “fascia dei 20 km” come avviene in Francia e Germania. Ecco le sue parole:

“La situazione sulla fascia di confine diventa sempre più tesa. Soprattutto dopo che Francia e Germania hanno allentato le regole per il passaggio tra Stati.  Giovedì 3 giugno è la solennità del Corpus Domini. Festa in Svizzera con ponte lavorativo per molte realtà.
Emanare da parte del Ministero della Sanità il decreto di deroga temporale nella fascia di confine dei 20 km. sarebbe per le nostre attività economiche l’inizio della ripresa e soprattutto il segnale che la politica tutta, non ha abbandonato il nostro territorio. Chiedo a ciascuno di voi di fare tutto ciò che è nelle proprie possibilità affinché il provvedimento di deroga sia doverosamente firmato.”

Sono mesi che la politica risponde dicendo che ha messo in agenda la discussione (e che se ne sarebbe occupato il Parlamento) circa l’applicazione della fascia dei 20 km. Aspettiamo con ansia l’occasione di scrivere la notizia della sua proclamazione. Perché, metaforicamente, se ci occorre del pane perché si ha fame, non è sufficiente scriverlo nella lista della spesa per risolvere il problema.

Eleonora Martinelli
eleonora.martinelli@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Maggio 2021
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  1. Avatar
    Scritto da gokusayan

    Diciamo anche che tutto a Ponte Tresa ( supermercati compresi) costa più caro di altri comuni limitrofi ….. Appunto perché ne approfittano degli svizzeri facevano la spesa..forse se ridimensionavate i prezzi o gli adeguavate lavorare con gli italiani!!!

  2. Avatar
    Scritto da carlo196

    In effetti sarebbe ora di permettere l’ingresso in Italia degli svizzeri, almeno quelli con la vaccinazione. Il paradosso è che gli italiani possono entrare in Svizzera senza problemi come il sottoscritto cui è stato richiesto dalle guardie di frontiera elvetica solo se aveva merce da dichiarare. Sarebbe il caso che i parlamentari eletti delle nostre zone di confine, indipendentemente dal colore politico, facciano con urgenza la voce grossa con chi di dovere, per aprire finalmente le frontiere.

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