15 anni di carcere per l’autore della rapina con accoltellamento al Beerbanti di Canegrate

L’uomo, l’unico della banda ad essere stato ad oggi arrestato, è stato ritenuto colpevole di rapina, tentato omicidio e porto abusivo di arma bianca

tribunale di busto arsizio

Quindici anni e quattro mesi di carcere per il cittadino moldavo accusato della rapina con accoltellamento avvenuta la notte di Capodanno del 2016 al BeerBanti di Canegrate. L’uomo, che è di fatto l’unico dei tre autori dell’efferata rapina ad essere stato arrestato dal momento che dei due complici uno non è mai stato identificato e l’altro è tuttora latitante, è stato ritenuto colpevole di rapina, tentato omicidio e porto abusivo di arma bianca ed è stato condannato anche al pagamento di una provvisionale di 80mila euro in favore del titolare del locale rimasto gravemente ferito in quella tragica notte. Rinvio a giudizio anche per l’altro autore della rapina che risulta tuttora latitante.

L’imputato, che ha chiesto ed ottenuto il rito abbreviato, ha parlato per quasi due ore davanti al giudice per l’udienza preliminare Stefano Colombo raccontando la sua verità su quella tragica notte, quando a partecipare alla rapina – per la quale non pensava ad un finale nel sangue – sarebbe stato costretto da alcuni debiti contratti da una delle persone che erano con lui con esponenti della criminalità. A valle dell’interrogatorio fiume, la procura aveva chiesto per lui 15 anni di carcere ridotti a 10 per lo sconto di pena collegato alla scelta del rito abbreviato, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione per il reato di tentato omicidio e il minimo della pena per la rapina, con la concessione delle attenuanti generiche.

L’uomo era tornato libero a gennaio, due giorni dopo la richiesta avanzata dal suo legale, Domenico Costantino, in udienza preliminare per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Nel caso del giovane moldavo infatti, la normativa legata all’attività dei tribunali nell’emergenza sanitaria e la lentezza delle procedure di estradizione dalla Russia – dove si era da ultimo rifugiato dopo un “passaggio” in Francia prima e in Moldavia poi, finendo per essere arrestato a Mosca per altri reati – non avevano reso possibile la sospensione dei termini della custodia cautelare a causa del coronavirus.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel 2016 la banda colpì nelle prime ore della mattinata di Capodanno, quando il proprietario stava chiudendo il locale dopo la lunga notte di festeggiamenti. I tre uomini, armati, si sono fatti consegnare l’incasso della serata, pari a circa 12mila euro, e hanno malmenato e accoltellato al fianco il titolare, allora 57enne, rimasto poi sospeso tra la vita e la morte per una settimana prima di essere dichiarato fuori pericolo. L’arma del delitto non è mai stat ritrovata, nonostante all’epoca i Carabinieri abbiano più volte ispezionato i prati e i boschi intorno al ristorante di via Mulino Galletto e il fiume Olona, anche utilizzando una piattaforma aerea e una telecamera subacquea.

«Tenuto conto che si tratta di un fatto particolarmente spiacevole, siamo contenti che l’epilogo sia una sentenza decisamente importante sotto il profilo della pena, più alta di quello che aveva chiesto la Procura – ha commentato l’avvocato Gianluca Donato, che insieme ad Alessandro Bianchi ha difeso il titolare del BeerBanti ferito durante la rapina -. L’imputato è stato condannato anche al pagamento di una provvisionale di 80mila euro in favore del nostro assistito: nessuna cifra potrà mai ricompensarlo per quello che ha subito, ma questo è un altro sintomo del fatto che la sentenza abbia assunto dei connotati piuttosto importanti nei confronti dell’imputato».

Per il deposito delle motivazioni della sentenza bisognerà aspettare 90 giorni, ma la difesa dell’imputato ha già annunciato l’intenzione di impugnare il provvedimento, ritenuto «estremamente severo – come ha spiegato l’avvocato Domenico Costantino -, anche perché il pubblico ministero stesso alla luce delle dichiarazioni aveva chiesto una condanna a dieci anni. Il giudice non è stato dello stesso avviso: aspettiamo le motivazioni della sentenza ma non riteniamo accettabile la quantificazione della pena, soprattutto perché non sono state concesse le attenuanti generiche».

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leda.mocchetti@legnanonews.com
Pubblicato il 08 Giugno 2021
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