Alla Festa di Sant’Eusebio c’è una gustosa novità: il miele di Casciago
Lo produce Eugenio Gandini nelle sue arnie e ha deciso di donarlo, per il secondo anno di fila, in occasione della festa del 1 agosto, per raccogliere fondi per la parrocchia
Quest’anno alla festa di Sant’Eusebio, per la seconda edizione consecutiva, ci sarà una prelibatezza tutta casciaghese da acquistare. Oltre all’ormai tradizionale “Dolce di Sant’Eusebio, sui banchi e nei cesti sabato 31 luglio e domenica 1 agosto ci saranno anche i barattoli di miele prodotto da Eugenio Gandini, per tanti anni membro fondamentale nell’organizzazione della festa di Casciago, una delle più amate della provincia.
Il suo miele sarà donato al Comitato e i fondi saranno messi a disposizione della parrocchia. Gandini, 76 anni (ma ne dimostra 20 di meno), casciaghese d’adozione, una vita passata in sala operatoria come infermiere e tecnico perfusionista, ha da sempre la passione per le api: «Ho iniziato nel 1977 a fare apicultura, poi a fine Anni ’80 mi sono fermato e ho ricominciato circa otto anni fa – racconta in mezzo agli alveari nel giardino della sua casa che si affaccia su uno degli angoli più suggestivi del paese, a pochi passi dalle “Scalette” che portano alla Chiesa di San Giovanni -. Lo scorso anno ho dato qualche vasetto da vendere a offerta libera alla festa per raccogliere fondi, l’idea è piaciuta e quest’anno ce ne saranno una cinquantina. È un modo per dare una mano e tenere vivo lo spirito di Sant’Eusebio, ho sempre partecipato all’organizzazione e il mio miele spesso ha fatto parte delle barelle offerte per il tradizionale incanto. Ora c’è la possibilità di fare anche questo tipo di iniziativa, ne sono felice».
Ex consigliere comunale ed ex presidente del Circolo Famigliare di Casciago, racconta con passione e trasporto come è nato questo hobby per l’apicultura, pratica diffusa nel paese alle porte di Varese dove ci sono diversi produttori di miele: «Io sono nato a Casbeno in una casa di contadini, le arnie c’erano sempre, davo una mano a mio zio a smielare quando ero piccolo. Fu proprio li a regalarmi il primo alveare quando non potè più prendersene cura – spiega -. È un impegno, ci vuole tempo ed è una continua lotta contro il parassita delle api, l’acaro varroa, che miete vittime da tantissimi anni. Le api vanno seguite, una volta era più semplice: su il mielario, giù il mielario ed era finita lì. Ora è diverso, ci sono delle regole da rispettare, si deve controllare, seguire, ingabbiare le regine per creare il blocco della covata, fare i trattamenti, dividere le famiglie, controllare le sciamature in primavera, la smielatura e così via».
A Casciago Eugenio Gandini ha 14 alveari, in ogni alveare ci possono essere circa 60 mila api e in media si producono una ventina di chili di miele per alveare: «Dipende dalle annate, di solito faccio due raccolte all’anno, la prima alla fioritura dell’acacia, per un miele di acacia con un misto di millefiori grazie ad un sentore di frutta, che però quest’anno non sono riuscito a produrre; la seconda raccolta è di Miele “Castiglio”, un millefiori che è un misto tra castagno e tiglio, con un sapore dolce, ma con una punta amarognola. A Sant’Eusebio sarà in vendita questo tipo, con la raccolta che sarà a metà luglio- conclude Gandini -. Gli appassionati e i produttori sono tanti, mi confronto spesso con alcuni di loro: Tesser, Aroldi, Enrico Gandini e Osvaldo Pozzi, mio amico di vecchia data, con cui spesso chiacchiero e scambio idee. È un valore anche questo, lo scambio di opinioni, esperienze, conoscenze. Ci sono dei ragazzi che ogni tanto vengono a darmi una mano, è una bella cosa. Credo che serva parlare delle api, della loro funzione, della loro importanza per l’ecosistema: si fa negli ultimi anni, ma servirebbe non fermarsi lì. Occorre fare rete tramite le amministrazioni comunali e gli enti, favorire la crescita dei Tigli ad esempio, evitare le capitozzature selvagge, piantare le piante mellifere per favorire la presenza delle api anche nei giardini privati: un albero da frutta, un pruno, un ciliegio, un albicocco, un pesco, se ognuno lo piantasse nel proprio giardino o facesse una bordatura di piante mellifere come la lavanda sarebbe importante. L’ape ha bisogno del miele, lo fa per sè mica per noi, e senza le api si creano tanti problemi».
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