Brigate Rosse, una storia italiana

La recensione di una drammatica pagina della storia italiana, edita da Mondadori e scritto a sei mani da Mario Moretti, Carla Mosca, Rossana Rossanda

Libri - Copertine generiche

Mario Moretti è stato uno dei principali attori della lotta armata di stampo comunista in Italia, membro dell’esecutivo delle Brigate Rosse, un’organizzazione terroristica divenuta tristemente celeberrima per il suo “attacco al cuore dello Stato”: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, presidente della DC, nella primavera del 1978. In questo volume, con un’intervista rilasciata a Carla Mosca ed a Rossana Rossanda, ex partigiana, dirigente comunista e fondatrice del quotidiano “Il Manifesto”, Moretti si sforza di dare alla storia delle BR una dimensione politica.

Molti di coloro che negli anni Settanta del secolo scorso sono stati giovani, adolescenti, ventenni, ricordano quel tempo come ‘anni straordinari’ eppure alcuni di questi giovani – che oggi sono anziani – non moltissimi, ma neppure così pochi, cinquant’anni fa si misero in testa che la politica non era sufficiente: pensarono che per spingere la società italiana verso il comunismo il PCI ed i partiti alla sua sinistra non bastassero. Pensarono che oltre alla lotta nelle fabbriche, sarebbe stato necessario impugnare le armi contro lo Stato ed i suoi rappresentanti.

La storia raccontata da Moretti è singolare perché egli si sforza di sostenere, e con questo già alla seconda pagina irrigidisce il lettore, che la vicenda del terrorismo rosso sarebbe stata «piena di speranze, illusioni, tentativi, errori, dolore, morte – ma non sozzure». Può essere, ma qualcosa non torna, perché la nostra coscienza ancora oggi se si sofferma su queste parole le rigetta con orrore.

Se leggiamo che questa vicenda ha le sue radici anche a Varese, dove Mario Moretti alla fine degli anni 1960 lavorò come tecnico telefonico alla costruzione di un grosso palazzo di uffici, posto a mezz’ora di cammino dalla stazione (via Frattini?) dobbiamo sorprenderci. Se poi leggiamo che egli è stato un pendolare delle Nord e che proprio sui vagoni delle Nord dice di aver conosciuto gli operai, si arriva all’incredulità. Da un treno di pendolari sarebbe partita un’idea che si sarebbe diffusa fra i tecnici della Siemens di Milano e fra gli operai della Pirelli, la quale al suo culmine avrebbe portato a giustificare la strage di cinque poliziotti che facevano semplicemente il loro mestiere? Ad eseguire un sequestro e l’uccisione deliberata di un sia pur discutibile rappresentante del vertice dello Stato? È assurdo, eppure in quegli anni, identificandosi con quelli che credevano essere i più forti, c’erano bambini che scrivevano BR sui muri, spaventando i passanti che intuivano come il pericolo si trovasse dietro l’angolo. Ad una prima lettura, a parte la descrizione minuziosa della vicenda Moro, delle idee di Moretti e compagnia si capisce molto poco. Se un operaio, con la cultura media di un operaio, legge i volumi di Lenin sull’Imperialismo e sullo Stato ha ottime possibilità di comprenderne l’essenza e di apprezzarli. Non Moretti: il libro incuriosisce per i fatti, non certo per la visione politica.

Oggi si è capito che quella violenza, in una certa misura comprensibile come momento culminante di un’epoca di forti contrapposizioni politiche e sociali fra destra e sinistra, non aveva alla sua base nulla di autenticamente politico e non poteva né può oggi trovare giustificazione al di fuori del rancore, e chiamiamolo pure ‘rancore di classe’, espresso dai singoli attori di quelle vicende. I brigatisti non hanno mai avuto nessuna possibilità di vittoria, neppure nel momento in cui forse si convinsero di averla, perché la loro violenza non ha mai avuto reale possibilità di emancipare le masse, come avvenuto nel 1789 e probabilmente anche nella Russia del 1917. Né c’era la fattiva necessità di liberare un paese dall’invasore, come avvenuto in Italia negli anni immediatamente successivi al 1943. Non si è mai capito ed ancora oggi non si capisce dove volessero andare a parare le Brigate Rosse. All’inizio degli anni 1980 finirono per chiederselo anche loro stessi, quando venne attuata nei loro confronti una repressione altrettanto feroce e sanguinaria che li sterminò.

Dopo oltre quarant’anni ed ogni sforzo di comprensione, il rosso delle BR rimane purtroppo solo il colore del sangue.

Mario Moretti, Carla Mosca, Rossana Rossanda
«Brigate Rosse, una storia italiana» – pp. 269
Oscar Storia – Mondadori – 2007

 

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Pubblicato il 11 Giugno 2021
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