Ci ha lasciato Francesco Marini, il volto umano della fabbrica, storico coordinatore del Cral Whirlpool
Era una figura molto amata dentro e fuori la fabbrica dove era entrato all'età di 17 anni. Il ricordo di Pierre Ley
Era l’anima del CRAL Whirlpool, e non solo, ne era anche il cuore, il suo pilastro e il suo difensore fino al suo ultimo respiro. Memoria storica dell’azienda sin dai tempi del Commendator Borghi, era stato testimone e partecipe delle diverse epoche di una delle più grandi avventure industriali dell’Italia rinata, la Ignis di Giovanni Borghi che aveva travalicato i confini nazionali per farsi corteggiare e conquistare prima dagli olandesi della Philips, poi dagli americani della Whirlpool. Davanti a questi grandi avvenimenti della storia economica del nostro paese, ben conscio dell’importanza degli stessi per la nostra provincia, lui rimase sempre di una grande concretezza e non smise mai di organizzare tornei, stringere accordi con gli esercizi del territorio, gestire le uscite sulla neve o le gite culturali, affiancando, senza mai sovrastare, i responsabili delle numerose sezioni del dopolavoro Whirlpool.
Coerente fino all’ultimo, rimase uguale a se stesso, nei periodi di grazia come in quelli bui. Nemmeno quando fu presa la decisione di abbandonare Comerio nel 2016 – oramai era già in pensione da anni – abbandonò il “suo” CRAL, continuando a lavorare senza tregua per quello che era per lui un ideale di azienda dal volto umano, vicina alle reali esigenze dei suoi lavoratori, spesso modeste ma non meno importanti dei grandi progetti milionari.
Era giovane nell’anima, Francesco, con uno sguardo affettuoso e attento verso le nuove generazioni, tanto da convincere, nel 2014, l’allora presidente del CRAL e direttore della comunicazione Whirlpool Giuseppe Geneletti ad istituire un concorso rivolto agli studenti di design per la creazione del nuovo logo dell’organizzazione. L’operazione fu naturalmente un successo, e il logo è ancora oggi utilizzato.
Personaggio umile, mai servile, generoso e buono, soprattutto buono. Lo si capiva al primo sguardo. Rispettoso dei ruoli ma incrollabile nella sua determinazione quando si trattava di convincere le alte istanze della bontà di un progetto, specie se centravano i bambini. Non guardava in faccia a nessuno, anzi lo faceva, dritto negli occhi, ma sempre con rispetto e benevolenza. Ci ha creduto sempre, non ha mai mollato, anche quando si era parlato di abolire la tradizionale festa della befana, durante la quale si distribuivano i regali di cui lui stesso aveva contrattato la fornitura direttamente con le grandi case produttrici. Non mollò, smosse cielo e terra, e quella festa voluta da Giovanni Borghi e che lui aveva vissuto ai tempi d’oro del palazzetto dello sport e di “guest star” eccellenti come Sbirulino, ha continuato a celebrarsi nella mensa centrale dello stabilimento di Cassinetta.
Nato 68 anni fa a San Gervasio Bresciano, si trasferì in tenera età a Ternate. La sua mamma faceva la cuoca al convitto Paolo VI, poi divenuto albergo Continental, nei pressi della fabbrica di Cassinetta. Lì abitavano i ragazzi, minorenni, che lavoravano in catena. Lì studiavano, e quasi tutti si diplomavano, e più di uno andò anche all’università. Così anche Francesco, a 17 anni, entrava in fabbrica, prima in catena e poi alla sezione”tempi e metodi”, con già un’ammirazione verso la figura di Borghi. Raccontava: «Ero molto piccolo, a scuola non c’era il riscaldamento, e mancavano anche i banchi. Un giorno arrivò Borghi, e vide la situazione. Pochi giorni dopo avevamo il riscaldamento, e tanti banchi nuovi».
L’altra passione della sua vita era la fotografia. In giovanissima età era persino “andato a bottega” dal famoso maestro Mario Broggini a Varese. Se scelse la fabbrica, non abbandonò la fotografia, fondando la sezione fotografica del CRAL negli anni Settanta. Per conto della sua amata sezione cine-foto, fu presente ad ogni evento importante da lì in avanti. La sua era una presenza costante e amica. Bastava “far ballare l’occhio” e immancabilmente si incontrava la sua figura bonaria e rassicurante, cinta da macchine e teleobiettivi. La storia della Ignis/Philips/Whirlpool rivive attraverso i suoi scatti, e anche in occasione del centenario di Giovanni Borghi le sue foto furono la preziosa testimonianza di un’epoca svanita. Non era per questo nostalgico, Francesco, guardava al futuro, pur apprezzando il passato, e nei suo pensieri c’era sempre la prossima festa, la prossima gita, la prossima sezione da inaugurare, i nuovi tesserati da accogliere o quelli vecchi da riabbracciare.
Uscito dalle fila degli “operativi” in occasione di una delle tante “ristrutturazioni” che lo portò ad un temporaneo prepensionamento, realizzò il suo sogno nei primi anni ’90, aprendo in piazza a Ternate un negozio di fotografia, che gestiva insieme alla moglie Anna Maria Zanchi. Non per questo mollò il CRAL, di cui continuò ad essere il coordinatore – non volle mai alcun altro titolo – fino a ieri.
Tanta l’emozione tra i colleghi, tra i dipendenti di Cassinetta dove la notizia si è diffusa sin dalle prime ore del mattino. Tanta l’emozione anche tra il gruppo di ex-dirigenti e maestranze Whirlpool che ancora oggi, sembra incredibile a dirsi, si tengono in contatto attraverso una chat di Whatsapp, nello spirito di ciò che uomini come Francesco Marini hanno costruito. Tante le parole di cordoglio verso la famiglia, la moglie Anna Maria, la figlia Giovanna e il nipotino Leonida.
Tutti hanno un ricordo, un aneddoto, una storia da raccontare, ricordando Francesco. Un sentimento ben riassunto nelle parole di Giuseppe Geneletti: «Un uomo di grande tenerezza, un esempio di rispetto per le istituzioni di tutte le carature, e di amore per la persona. Una faro per la comunità». Continua Geneletti: «Ricordo tantissimi momenti pubblici e privati. Nei cito uno non conosciuto che dà la cifra della sua poliedricità produttiva. Un giorno gli chiesi il favore di fare alcuni scatti della gara sociale annuale dell’Associazione ciclistica dilettantistica Sant’Ambrogio di Varese. Si presentò con una troupe di dieci colleghi volontari, che con le loro fotografie (e video) fecero sentire gli sconosciuti partecipanti delle star del ciclismo per un giorno».
Così era Francesco Marini, il volto buono e umile della fabbrica, forte e instancabile artefice delle piccole felicità altrui. Ci ha lasciato questa notte in punta di piedi. Se n’è andato serenamente, a casa sua e circondato dall’affetto dei suoi cari.
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