Esami e cure rinviate durante la pandemia, in un’inchiesta i dati sui “pazienti dimenticati”

Un’inchiesta di data journalism racconta come la pandemia ha influito sull’accesso a test e cure durante la prima ondata di marzo e aprile 2020

ospedale operazione chirurgia

Esami, screening e interventi rimandati: un’inchiesta di data journalism racconta come la pandemia ha influito sull’accesso a test e cure durante la prima ondata di marzo e aprile 2020. Il lavoro, firmato da Riccardo Saporiti, è stato promosso dal Laboratorio interdisciplinare della SISSA grazie a una donazione dello scrittore Paolo Giordano. LEGGI L’INCHIESTA COMPLETA

Il risultato è una prima fotografia di quanto il coronavirus abbia determinato lo slittamento di esami e cure importantissime, vero tallone d’Achille dell’emergenza che abbiamo attraversato nel 2020. Un’inchiesta data driven che è stata chiamata “Pazienti dimenticati” non a caso: in Italia due interventi chirurgici su tre sono stati rimandati, più di un esame su tre rinviato, appena uno screening oncologico su dieci eseguito durante il primo lockdown.

Il 16 marzo 2020, una settimana dopo l’istituzione di un lockdown generalizzato, il ministro della Salute Roberto Speranza firmava infatti le “Linee di indirizzo per la rimodulazione dell’attività programmata differibile corso di emergenza da COVID-19”. Un documento che doveva evitare il collasso del sistema sanitario nazionale, rinviando i ricoveri considerati meno urgenti ed essenziali e procrastinando le prestazioni ambulatoriali differibili e programmabili.

“Una decisione” spiega l’autore dell’inchiesta Riccardo Saporiti “che ha interessato in maniera omogenea il territorio nazionale, in un contesto in cui la pandemia ha colpito il Paese in maniera tutt’altro che omogenea. Lo dimostrano innanzitutto i dati relativi ai contagi: il 30 aprile 2020 a Bergamo erano risultate positive 1.020 persone ogni 100mila abitanti, a Oristano 35. Ma lo dimostrano anche i numeri che abbiamo raccolto legati ai medici e infermieri risultati positivi al nuovo coronavirus e sui pazienti ricoverati in terapia intensiva, considerati la cartina di tornasole dell’impatto pandemico sul servizio sanitario. Dati, questi ultimi due, che “Pazienti dimenticati” è in grado di restituire ospedale per ospedale e sono disponibili a tutti su GitHub”.

I rinvii negli ospedali varesini

Per ottenere i dati Saporiti ha contattato 200 aziende sanitarie e ospedaliere: “La richiesta era quella di fornire i dati relativi agli interventi chirurgici, a visite ed esami ambulatoriali e alle prestazioni oncologiche eseguite e rinviate tra il 1 marzo ed il 30 aprile del 2020. O, qualora il numero sui rinvii non fosse disponibile, quello relativo alle prestazioni eseguite nello stesso periodo del 2019”. Delle 200 aziende interpellate hanno fornito i dati in 122, per quanto non sempre in forma completa, 57 non ha risposto, 21 hanno respinto la richiesta.

Tra le 122 aziende ospedaliere compaiono anche i dati degli ospedali varesini. A subire l’impatto minore sono state le visite specialistiche che hanno subito una variazione nel 2020 del -42% per quanto riguarda la Asst Sette Laghi e del -22% per quanto riguarda la Asst Valle Olona.

Molto diversa la situazione degli interventi chirurgici che hanno subito un impatto maggiore: nell’inchiesta il dettaglio che riguarda la Asst Sette Laghi:

Gli effetti ancora tutti da valutare

“I reali effetti delle politiche di contenimento sono ancora tutti da valutare” spiega Saporiti. Alcuni studi hanno già provato a fare una stima di quali saranno le conseguenze a lungo termine con evidenze in qualche caso preoccupanti. Uno ricerca uscita a luglio 2020, su The Lancet, ad esempio, calcolava un incremento dei decessi per cancro al seno a 5 anni dalla diagnosi compreso tra il 7,9 ed il 9,6% ed un aumento delle morti per il cancro del colon retto, sempre a 5 anni dalla diagnosi, compreso tra il 5,8 ed il 6%. Conclude Saporiti: “Solo il tempo dirà se queste previsioni si riveleranno esatte, con l’auspicio ovviamente che risultino sovrastimate. Io ho fatto ciò che si poteva con i dati che abbiamo disponibili al momento: raccontare quanti siano stati i Pazienti dimenticati durante la pandemia”.

Commenta Paolo Giordano: “Nell’ultimo anno e mezzo i numeri sono diventati i protagonisti della nostra vita. Su cifre e percentuali si sono basate le nostre azioni, la percezione del rischio, le decisioni dei governi. Il data journalism, un giornalismo che i dati li seleziona e li analizza per ricavare informazioni inedite ed evidenze, ci è sembrato per questo il mezzo di indagine più adatto per leggere il passato recente e il nostro presente. Il data j è un’area di intersezione che nel nostro Paese necessita di essere più popolata e di ricevere maggiore attenzione. Questo è uno dei motivi per cui, in un momento critico come l’inizio della pandemia, ho pensato di devolvere i proventi del libro a quest’area. Quella di Riccardo Saporiti è la prima delle due inchieste di data J dedicate ai dati della pandemia che abbiamo voluto sostenere per la qualità delle proposte e del lavoro svolto”.

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Pubblicato il 29 Giugno 2021
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