Lavoro e territorio post pandemia, le linee guida del Pd provinciale di Varese

Una riflessione del Pd provinciale di Varese, a firma del segretario Giovanni Corbo, che propone un'analisi e alcune scelte da intraprendere per intervenire su lavoro e territorio come due tasselli fondamentali per la ripresa post pandemia.

Generica 2020

Pubblichiamo una riflessione del Pd provinciale di Varese, a firma del segretario Giovanni Corbo, che propone un’analisi e alcune scelte da intraprendere per intervenire su lavoro e territorio come due tasselli fondamentali per la ripresa post pandemia.

In una fase di transizione dei modelli economici tradizionali, diventa centrale per il Partito Democratico individuare linee di azione concrete sul tema del lavoro e della tutela occupazionale e reddituale dei lavoratori.

La fase post pandemica ha posto in essere un’accelerazione di trasformazioni già in atto che, in passato, la politica non è stata in grado di intercettare né, tantomeno, di guidare.

Il PD nella compagine governativa ha una forte responsabilità essendo Andrea Orlando il Ministro del Lavoro.

Proprio nella recente dialettica a seguito dello studio prodotto dalla Commissione europea che esprimeva valutazioni riguardo il provvedimento dei nostri Governi sul blocco dei licenziamenti, ha fatto bene il Ministro del Lavoro a manifestare contrarietà sul giudizio negativo di Bruxelles.

Il dibattito è stato alimentato dal giudizio dei tecnici di Bruxelles, nel cui studio veniva riportato che : «L’Italia è l’unico Stato membro che ha introdotto un divieto universale di licenziamenti all’inizio della crisi Covid-19», un meccanismo che secondo il documento «non è stato efficace» e «potrebbe anche rivelarsi controproducente, più a lungo è in vigore, poiché ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro a livello aziendale».

E, ancora, un ulteriore considerazione secondo cui a beneficiare del blocco dei licenziamenti sono «i contratti a tempo indeterminato, a detrimento dei temporanei o stagionali».

Sgombrando il campo da derive ideologiche appare a tutti chiaro che il blocco dei licenziamenti non possa essere reiterato in eterno ed è evidente, altresì, che non rappresenti la panacea dei mali strutturali del mondo del lavoro italiano. Ha rappresentato e sta rappresentando, però, in un contesto di profonda precarietà del sistema economico italiano, un argine alla decrescita occupazionale riuscendo ad attenuare quelle tensioni sociali che inevitabilmente si sarebbero potute sollevare.

I sindacati e, in particolare la CGIL, insistono, nella richiesta di unificare le date per la fine del blocco dei licenziamenti al 31 ottobre realizzando nel frattempo la riforma degli ammortizzatori sociali, prefigurata da Orlando non appena insediato, nella direzione di un «sistema universale».

Seppure riduttivo incentrare il dibattito sul lavoro esclusivamente su questo provvedimento, come Partito Democratico dobbiamo valutare la proroga del blocco dei licenziamenti proponendola in maniera selettiva per quei settori più colpiti dalla crisi lasciando, invece, che quelli in fase di sviluppo rispetto agli indicatori economici possano riacquistare l’ordinarietà della loro attività aziendale.

Individuare i settori rimasti più penalizzati dalla crisi pandemica non è complicato. Pensiamo al tessile, al calzaturiero, al turismo, alla ristorazione, ai servizi, ai trasporti. Proprio quest’ultimo settore offre la possibilità di una lente di ingrandimento verso la realtà del nostro territorio.

Un partito che si lasci andare a disamine macroscopiche senza guardare al territorio è un partito senza anima.

Abbiamo una fonte occupazionale ed economica in provincia di Varese che necessita di tutta l’attenzione della politica.

La politica non solo territoriale: l’indotto che gravita sull’Aeroporto di Malpensa. Malpensa rappresenta un indotto da 10 miliardi di euro l’anno e una sorgente di occupazione per circa 40.000 persone risultando tra le principali fonti occupazionali della Lombardia e senza dubbio quella più rilevante in Provincia di Varese.

Quello aeroportuale e dell’aerospazio sono settori fondamentali per la nostra provincia e pensare di eliminare in toto il blocco dei licenziamenti avrebbe delle ripercussioni durissime e difficili da assorbire dal territorio nel breve e medio termine. Tanto più che nel PNRR non trovano spazio risorse per il settore aeroportuale.

Questa valutazione, ancorchè dettata da indicazioni europee sulla destinazione delle risorse del PNRR, può essere vissuta come una mancanza di sensibilità verso la nostra provincia.

Altra fonte di disagio occupazionale dell’economia varesina viene restituita dalla crisi di Airitaly. I lavoratori di questa compagnia devono avvertire la politica come riferimento alle loro istanze occupazionali.

Se tra i primi provvedimenti sono state trovate importanti risorse per il settore aeroportuale di cui avevano beneficiato i gestori aeroportuali, si rende necessario in questa fase riversare ulteriori sostegni per le attività dell’indotto ( parking, alberghiero, ristorazione, compagnie aeree, attività commerciali aeroportuali ) e per investimenti sulle infrastrutture aeroportuali.

Perché se è vero che la natura del PNRR ha come priorità il green e il digitale, è doveroso aprire una riflessione per guidare i settori aeroportuali e dell’aerospazio verso questa transizione.

Incentivare e velocizzare gli investimenti infrastrutturali anche nella nostra provincia può essere possibile veicolando ricadute occupazionali tangibili anche rendendo a livello nazionale la normativa sugli appalti omogenea a quella dei principali Paesi Europei anche per rendere equa la possibilità di fruire delle risorse economiche che l’Europa fornisce condizionate ad un utilizzo in tempi vincolati.

Già oggi la normativa sugli appalti prevede i CAM (Criteri Ambientali Minimi). La loro applicazione effettiva e monitorata oltre a garantire un’effettiva cultura green apre orizzonti professionali e lavorativi innovativi anche nel nostro contesto territoriale imprenditoriale.

Così come, sempre per gli appalti pubblici, applicare i modelli BIM (Building Information Modeling) nel mondo infrastrutturale e delle costruzioni, svilupperà ulteriori campi professionali garantendo nuove realizzazioni più performanti e in linea con le aspettative pianificate.

Esiste un altro tessuto economico della nostra provincia che è stato investito in maniera incisiva dalla pandemia. Una parte rilevante dell’economia del territorio al nord della nostra Provincia, infatti, è interessato dall’economia collegata alla ricaduta occupazionale dei frontalieri.

La crisi pandemica limitando gli spostamenti e rendendoli difficoltosi ha influenzato negativamente l’economia frontaliera.

Il PD, grazie al lavoro dei parlamentari del territorio, ha saputo conquistare provvedimenti importanti come lo snellimento delle procedure per gli spostamenti restituendo una migliore facilità d’accesso da e verso la Svizzera e consentendo un graduale recupero della normalità.

Altre richieste attendono di essere soddisfatte e vagliate (il tema dell’accordo sui ristori ai comuni in tal senso è emblematico), ma la presenza del PD come riferimento su tale tema è consolidata.

Nel corso di questi mesi sono state messe in luce da diverse associazioni di categorie la criticità delle Partite Iva di settori come la ristorazione e le difficoltà di molti professionisti iscritti agi Ordini Professionali.

Il PD deve accreditarsi come riferimento politico per queste categorie lavorando alle loro istanze e fornendo riscontri con provvedimenti che invertano quel pregiudizio negativo che queste categorie rivolgono tradizionalmente al PD e al Centro Sinistra in generale.

Non si può sottacere l’altro punto di attenzione a cui la compagine politica che sostiene il Governo Draghi dovrà offrire un contributo fondamentale di proposte: il risvolto occupazionale per le donne e i giovani.

Il PNRR legando gli investimenti alle assunzioni di donne e giovani ha tracciato un percorso virtuoso che deve ulteriormente essere sviluppato con politiche di welfare e di eliminazione del gap di genere anche perché, ben prima della pandemia Covid, in tutto il mondo il 75% del lavoro non retribuito (lavoro di cura, familiare) era svolto dalle donne (fonte McKinsey Global Institute).

La quantità di tempo dedicata dalle donne ogni giorno al lavoro gratuito va dalle tre alle sei ore, contro una media maschile che varia da trenta minuti a due ore ( fonte OurWorldInData).

Non possiamo fare a meno di intervenire con azioni politiche attive tese a eliminare questa disparità che evidentemente ostacola una vera e propria parità di condizioni lavorative e professionali tra donne e uomini.

Disuguaglianze occupazionali sono presenti anche dal punto di vista generazionale con penalizzazioni per le forme contrattuali per i più giovani e per le condizioni di ingresso nel mondo del lavoro.

L’uso improprio degli stage in alcune realtà aziendali e professionali è emblematico in tal senso. Incentivare nuove assunzioni nella Pubblica Amministrazione per garantirne il necessario turn over e la digitalizzazione funzionali a un incremento dell’efficienza, rappresenterebbe un tangibile volano per creare occupazione per i più giovani.

Con queste impostazioni il PD ripropone la sua vocazione identitaria al fianco dei lavoratori autonomi e dipendenti percorrendo una via innovativa e al passo con le grandi trasformazioni economiche in atto incidendo nelle scelte che il Paese sarà inevitabilmente chiamato a produrre.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Giugno 2021
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