Le ventuno madri della Costituzione, una storia che merita di essere conosciuta
Elette il 2 giugno 1946 i nomi di alcune di loro sono dimenticati, eppure senza le loro battaglie i principi generali della Carta sarebbero stati diversi
Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Noce, Lina Merlin. Alcuni nomi suoneranno noti, altri assolutamente sconosciuti. Eppure sono nomi di donne che hanno fatto la storia dell’Italia, nel senso più stretto del termine. Sono “Le madri della costituzione”, 21 donne elette il 2 giugno 1946, insieme a 535 italiani, all’Assemblea Costituente; entrarono a far parte della Commissione per la Costituzione, chiamata Commissione dei 75, composta appunto da 75 membri scelti fra i componenti dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, che fu incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana.
Di queste donne 9 facevano parte del Partito comunista, 9 della Democrazia cristiana, 2 del Partito socialista, 1 dell’Uomo Qualunque; provenivano da tutta le provincie, erano giovani, molte sposate e con figli, 14 laureate.
A loro è dedicato un libro che esce oggi in edicola con Il Sole24 ore “Le Madri della Costituzione” di Eliana Di Caro, pagg. 224 (€ 12,90 – dal 10 giugno in libreria a € 14,90)
Nella prefazione Emilio Gentile scrive:
Le 21 elette alla Costituente nel 1946 erano un’avanguardia esigua, il 3,7 per cento. Ma la loro presenza, come espressione della componente femminile del popolo sovrano, era una novità assoluta, in quell’anno di novità e di svolta epocale. Donne differenti per generazione, regione, estrazione sociale, formazione, professione, ideologia, le 21 Costituenti collaborarono attivamente per rendere più democratica la costituzione della nuova Italia, conquistando alle donne la piena cittadinanza, senza più alcuna discriminazione. E spesso dovettero far fronte ai pregiudizi contro la donna, persistenti nei loro stessi colleghi di partito. «Senza le loro battaglie, diversi articoli della Costituzione, compresi i principi fondamentali, non sarebbero gli stessi», afferma Eliana Di Caro. E non è un’affermazione enfatica, come dimostra il suo libro, che ha il pregio di aver nuovamente infranto l’oblio nel quale le 21 donne della Costituente sono state lasciate per gran parte dei settantacinque anni della Repubblica.
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