Una piattaforma unica e protocolli condivisi per i pazienti nefropatici delle aree di confine

Il progetto InterACTIVE-HD 2.0 si propone di migliorare la qualità della vita dei pazienti in dialisi che vivono sul confine svizzero/italiano e rendere uniforme il trattamento sul territorio

nefrologia dottor rombolà

Numerose sono le malattie croniche che hanno un elevato impatto sociale. Tra queste, le nefropatie rappresentano senza dubbio una delle voci principali, sia per l’elevato numero di pazienti affetti, sia perché la malattia renale porta progressivamente il paziente alla condizione di dializzato, che implica un forte impatto sulla gestione della quotidianità.

Si stima che in Italia circa il 7% della popolazione generale sia affetto da qualche problema renale, nella fascia di età superiore ai 65 anni oltre il 15% ha un grado significativo di insufficienza renale. La prevalenza dei pazienti in trattamento dialitico è di circa 780 pazienti per milione di popolazione, cioè circa 46.000 pazienti in Italia. In Lombardia, in particolare, ci sono circa 8.000 pazienti in trattamento dialitico con un incremento del 2% all’anno.

L’emodialisi è una terapia che ha rivoluzionato la gestione clinica del paziente nefropatico e che ha raggiunto livelli tecnici di eccellenza, permettendo una buona sopravvivenza a lungo termine ed una qualità della vita sempre migliore. Rimane però una enorme variabilità di tolleranza al trattamento tra i pazienti, che implica la necessità di personalizzare la terapia sul singolo individuo. Le informazioni raccolte dalle macchine per dialisi possono fornire una chiave di lettura della peculiare risposta al trattamento di ogni paziente.

È su queste basi che nasce InterACTIVE-HD 2.0, il cui obiettivo è la creazione di una piattaforma tecnologica per lo sviluppo e la condivisione trans-frontaliera di protocolli per la gestione paziente-specifica del trattamento emodialitico. Il progetto, finanziato dal programma Interreg Italia Svizzera, vede tra i partner Politecnico di Milano – Polo di Lecco (capofila italiano) e Fondazione Politecnico di Milano, ASST Lariana, ASST Sette Laghi, ASST Alto Lario, Ente Ospedaliero Cantonale (capofila svizzero) e Kantonsspital Graubunden.

«Il progetto nasce per migliorare la qualità della vita dei pazienti e renderne possibile l’uniforme il trattamento anche presso centri diversi da quello di riferimento abituale. – sottolinea Maria Laura Costantino docente del Politecnico di Milano – L’obiettivo dello studio è offrire una terapia personalizzata al paziente, sfruttando le competenze tecnologiche degli ingegneri, fornendo al medico uno strumento di supporto per ottimizzare il trattamento del paziente. I risultati di questo studio potranno anche favorire la mobilità dei pazienti. Infatti, attraverso la piattaforma che verrà sviluppata durante il progetto, grazie all’ utilizzo intelligente e integrato delle informazioni rilevabili dai dispositivi utilizzati in reparto, i pazienti potranno usufruire ovunque di un trattamento omogeneo con quello del centro di riferimento usuale».

Il Dott. Giuseppe Rombolà, Direttore della Nefrologia e Dialisi dell’ASST Sette Laghi di Varese, aggiunge «Per quanto la tecnologia abbia già permesso notevoli miglioramenti nella gestione della seduta dialitica, riducendo i problemi durante il trattamento, avere la possibilità di semplificare l’impostazione delle macchine e di mettere in atto procedure per evitare complicanze può migliorare la qualità della vita del paziente. Questo è un sogno che diventa realtà. Infatti, oggi molti pazienti si spostano difficilmente dal loro centro proprio per la paura di non trovare risposte cliniche coerenti con eventuali bisogni emergenti; lo sviluppo e la condivisione di questa piattaforma metterà i centri partecipanti in condizione di creare non solo una rete professionale “omogenea” ma soprattutto di dare risposte omogenee ai pazienti».

Punti cruciali del progetto sono lo sviluppo di metodi per l’automazione dell’acquisizione e della memorizzazione dei dati registrati da diversi dispositivi durante il trattamento dialitico e la definizione di modelli e algoritmi predittivi paziente-specifici, che possano supportare il medico nelle scelte terapeutiche. A beneficiare di InterACTIVE saranno i pazienti presenti sul territorio di confine svizzero-italiano e il personale dei reparti ospedalieri che avrà la possibilità di organizzare al meglio la propria attività in reparto, essendo limitato il numero di interventi di emergenza e/o correttivi della terapia. Grazie alla piattaforma, infatti, si potranno integrare i flussi informativi esistenti con i dati clinici per monitorare l’evoluzione patologica dei pazienti e valutare l’efficacia dei protocolli terapeutici adottati, nonché l’impatto economico.

La cooperazione tra centri clinici italo-svizzeri e l’uso di nuove tecnologie permetterà inoltre una gestione più uniforme dei pazienti presso i centri di confine, un aumento della qualità e dell’accessibilità dei servizi sanitari per i dializzati e la valutazione della possibilità di domiciliazione, soluzione ottimale in contesti transfrontalieri, in particolare montani. La condivisione di linee guida, protocolli e best practice, potrà altresì garantire la continuità territoriale della cura, assicurando nel contempo al paziente una terapia personalizzata e di alta qualità.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Giugno 2021
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