Varese torna in palestra: “Grazie alla fiducia di tutti”
La riapertura delle palestre è stata vissuta come un momento di festa, tanto atteso dai gestori ma anche dai clienti che, complice anche la campagna vaccinale, si sono sentiti pronti a tornare a fare fitness nelle strutture della città
Non importa se il decreto li ha fatti riaprire in un momento in cui di solito le attività dei corsi finiscono e gli sportivi si spostano all’aria aperta. Non importa nemmeno se ci sono ancora molti limiti, il principale dei quali è che non ci si può fare la doccia all’interno del centro sportivo.
La riapertura delle palestre, il 24 maggio, è stata vissuta come un momento di festa: per i gestori ma anche per i clienti che, complice anche la campagna vaccinale, si sono sentiti pronti a tornare a fare fitness nelle strutture di Varese, e ora si “godono” i primi giorni di libertà sportiva in attesa della riapertura di docce e piscine.
«Lunedì avevo il cuore che mi scoppiava. Questa è la nostra vita, non è solo un lavoro. Vedere di nuovo le persone in palestra ti riempie il cuore – si esprime così Fabio Sozzani, proprietario della storica “Sporting 2000” in zona Viale Borri -. E le persone sono felici: sento e vedo un sacco di gente che non vedeva l’ora di tornare. Se dopo il primo lockdown c’era ancora titubanza, ora invece prevale solo la felicità».
La sua palestra, come tutte le altre è rimasta chiusa dal 24 febbraio al primo giugno dell’anno scorso, poi è riaperta durante l’estate poi «Al 20 di ottobre ci han detto di adeguarci a una serie di protocolli, e quando ben ci siamo adeguati ci han fatto chiudere, il 24 ottobre. Vabbè: data di riapertura il 24 di maggio, siamo rimasti fermi 7 mesi esatti. Si potrebbe dire di tutto ma non guardiamo indietro, noi siamo entusiasti».
Anche perché le iscrizioni «non sono certo come due anni fa, ma sono meglio dell’anno scorso, e ce ne sono anche di nuove, che è un bel segnale».
Allo Sporting i cambiamenti sono stati parecchi, sia per regole che per modalità dei corsi: «Innanzitutto qui da noi le regole sono super rispettate: entri e ti cambi le scarpe, prima e dopo l’uso degli attrezzi si prende carta e alcool e si disinfetta l’attrezzo usato. In sala corsi i distanziamenti sono di 5 metri quadri, in sala attrezzi 2 metri di distanza mentre fai esercizio fisico. La mascherina si mette quando si passa da un attrezzo all’altro e gli istruttori sono molto rompiscatole, anche con me se serve – ci scherza su Sozzani -. Poi noi consigliamo guanti da palestra, ma in ogni caso ci sono guanti, carta e gel a gogo. Gli orari, non avendo possibilità di docce né disponibilità della piscina per ora, sono un po’ ridotti. Non apriamo alle 6 ma alle 8 e abbiamo dei tempi morti in pausa pranzo, dove comunque restiamo aperti. Però se tutto va come deve andare e al 14 diventiamo “bianchi” si riaprono piscine e docce: noi ci stiamo già organizzando. Un’altra cosa che ancora manca e che per noi è importante è che non si fanno ancora sport da contatto al chiuso (Loro sono specialisti in arti marziali e difesa personale, ndr). Siccome all’esterno sono possibili, abbiamo sacrificato parte del nostro parcheggio privato per fare lì i corsi di karate per bambini e per preparare un parchetto da calestenico che è davvero interessante e apprezzato, tanto che pensiamo di ampliarlo per l’anno prossimo».
Palestre come la sua però sono aperte da decenni e frequentate da generazioni di persone, e possono godere della fiducia dei clienti abituali e di un rapporto consolidato. Cos’è successo a quelle più recenti? «Possiamo dire che siamo nel mezzo del gran casino, anche positivo a dire il vero, della ripartenza. Grazie a Dio, infatti, c’è stata la risposta che tutti speravamo: non solo per noi, anche per tutto il mondo del fitness» a Parlare è Luca Calzolari, clubmanager di Fitactive Varese, la più recente palestra in città, nata nella nuova area dell’ex Enel a Biumo e inaugurata a ottobre del 2019.
«Questa è una situazione che ha colpito un intero settore e che ha mandato sull’orlo del fallimento molte realtà. Fortunatamente però c’è stata la ripresa che aspettavamo: la fiducia dei clienti è stata oltre le aspettative e ci ha lasciato a bocca aperta. Ha dato la possibilità a noi di riprendere ossigeno e a loro di usufruire di un servizio che c’è ancora, cosa per niente scontata».
Dopo il primo lockdown in FitActive si sono limitati ad allungare il periodo dell’abbonamento, ora però «dopo 14 mesi in cui abbiamo lavorato per 4 mesi soltanto» sono passati ai voucher. «Fortunatamente il 90 per cento ha capito che avevamo bisogno di fare così, lavorare semplicemente allungando l’abbonamento non era sostenibile. Mi spiace per i pochi che non l’hanno accettato, ma l’alternativa era chiudere». Per loro, che avevano aperto pochi mesi prima del primo lockdown, la situazione era ancora più precaria: «Non c’era niente di scontato, ma siamo riusciti a tenere duro. Nella sede di Varese non abbiamo lasciato a casa nessuno».
Nella palestra di viale Belforte, senza piscina e zone esterne, i cambiamenti non sono moltissimi: non è nemmeno necessaria la prenotazione, almeno della sala palestra. «All’entrata abbiamo un gestionale tarato su un numero di ingressi, finché c’è spazio si entra, quando non c’è si attende che esca qualcuno. Per la sala corsi invece c’è un sistema di prenotazione attivo on line». In questi primi giorni: «Non abbiamo notato particolari cambiamenti d’abitudine: le fasce più gettonate sono le stesse, e in pausa pranzo c’è sempre gente, anche se non possono ancora fare la doccia qui. In compenso abbiamo avuto molti nuovi clienti. Siamo molto contenti che ci abbiano dato fiducia in questa ripartenza, a noi come a tutti i colleghi del settore».
Per chi è ripartito, quindi, il futuro è pieno di speranza. Ovviamente però non per tutti è andata così, e c’è chi non ha nemmeno riaperto: il caso più eclatante è quello del Bellavista Sporting Club, ai confini tra Varese e Gazzada Schianno. Per loro purtroppo non c’è stato niente da fare, e hanno gettato la spugna qualche settimana fa.
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