Campi da padel a Lissago, i progetti dei promotori e i dubbi di Varese 2.0
I promotori del progetto hanno presentato ai residenti i propri piani, rispondendo alle domande dei cittadini. Il movimento del candidato sindaco Daniele Zanzi torna a manifestare le proprie perplessità
I campi da padel di Lissago continuano a creare dibattito. Il progetto della società che ha trovato l’accordo con la curia (proprietaria del terreno) per l’affidamento per 15 anni del centro sportivo verrà presentato a breve
In via Salvini nasceranno, nei piani dei proponenti, 3 campi da padel e un bar, mettendo a norma la struttura esistente e sistemando il campo da calcio a 7 che sarà messo a disposizione della comunità. Verranno anche realizzate aree giochi per i bambini e panchine per i più anziani, lasciando alle associazioni che organizzano eventi e feste la possibilità di usufruire della struttura per periodi concordati tra le parti.
«Lunedì (12 luglio) abbiamo incontrato i cittadini per spiegare loro il progetto e rispondere alle domande che giustamente sorgevano. La cosa che ci ha stupito è che molti fossero scesi in strada anche per incontrarci e congratularsi con noi perché avevano il cuore “spezzato” nel vedere il centro sportivo chiuso e degradato da cosi tanti anni. Purtroppo chi ha organizzato l’incontro non ha invitato il Parroco, quindi la proprietà del terreno non ha avuto modo di raccontare alla popolazione la propria visione sociale del progetto. Verranno infatti garantite le feste rionali di Lissago – spiegano i promotori del progetto -. Alla fine dell’incontro, durato circa tre ore, molti residenti che presentavano dubbi si sono ricreduti, abbiamo spiegato come il centro sarà aperto a tutti, sullo stile di Villa Mylius, ossia un bar dove poter anche andare a leggere un libro, sedersi semplicemente o riposarsi su una panchina, dove le mamme con i bambini possano entrare liberamente e avere un luogo dove farli giocare al sicuro. Abbiamo chiarito i dubbi riguardanti gli orari di apertura, molto meno invasivi del previsto, così come abbiamo assicurato livelli di inquinamento acustico e luminoso. La maggior parte dei dubbi dei residenti comunque riguardavano la viabilità, un tema che a Lissago si portano dietro da diverse amministrazioni perché di difficile risoluzione essendoci una strettoia all’ingresso di via Bancamano. Un problema che non dipende quindi dal centro sportivo, ma per il quale ci siamo resi disponibili a fornire un parcheggio ad utilizzo pubblico negli orari di apertura del centro».
Il progetto padel non piace al Movimento Civico Varese 2.0 i cui esponenti sollevano diversi tipi di questioni: «Il tema però non è semplicemente “padel si o padel no”. Il tema vero è l’ascolto e la partecipazione delle persone e dei residenti nella definizione di certe decisioni. Perchè bisogna smettere di pensare e di credere che il semplice profitto debba sempre guidare le scelte. Bisogna smettere di pensare che un luogo possa subire trasformazioni radicali, solo perchè, attualmente, quel luogo è lasciato parzialmente, e necessariamente, in disuso. Le soluzioni a terreni ed edifici dismessi non possono sempre essere supermercati o attività imprenditoriali. Possono esserlo, ovviamente, e spesso, sono stati importanti, non intendiamo negarlo. Ma lo sono state là dove c’è stata lungimiranza. La riqualificazione non può essere la cessione al “miglior” offerente, senza una discussione chiara, senza un dialogo costruttivo, senza una visione più ampia su quello che si vuole fare di questa città. Per anni nessuno sapeva cosa fosse il padel e, nell’ultimo anno si sono ipotizzati in città più campi di padel che parti in ospedale… Perchè tanta fretta? Noi vogliamo capire e, per farlo, è necessario giocare a carte scoperte. Certo, lo spazio è della Chiesa e ne può legittimamente fare quello che vuole, dirà qualcuno. L’Ecclesìa, nell’antica Grecia, era l’assemblea popolare in cui si discuteva e si deliberava sulle questioni di interesse generale e alla quale partecipavano con diritto di parola e di voto tutti i cittadini nel pieno possesso dei loro diritti. La Chiesa, in ogni luogo, è l’incontro di una comunità. Non sarebbe meglio fermarsi ed ascoltarsi?».
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