“Monsignor Nicora, il grande teorico dell’impegno cattolico nel sociale”

L'intervento del giornalista e storico Cesare Chiericati su monsignor Attilio Nicora: come scopri la politica in salone Estense, e fin dove arrivò la sua fama di varesino in Vaticano

Generica 2020

Pubblichiamo l’intervento del giornalista e storico Cesare Chiericati su monsignor Attilio Nicora nella serata dedicata alla presentazione del saggio “Carità e politica, per un servizio dei cristiani alla società civile” al consiglio comunale di Varese e alla giunta.

Il 23 novembre 1997 Attilio Nicora nel congedarsi dai veronesi nell’omelia di commiato disse: “ cinque anni fa giunse a voi sulle rive dell’Adige un vescovo Laico, smagato e longobardo”.

E spiegò: Laico, perché di fede scarsa per non dire nulla nelle onorificenze ecclesiastiche, schivo e quasi pudico nel tirare in scena il buon Gesù, soprattutto quando non c’entra, e forse per questo, come dice qualcuno, destinato ad avere più fortuna con i ministri di Cesare che con quelli di Dio.
Smagato, ossia abbastanza disincantato rispetto alla realtà perché fin dalla giovinezza per vicende vissute e compiti assegnatigli è stato abituato a osservare uomini e cose per quello che sono nella realtà.
Longobardo, più che lombardo, perché in qualche misura discendente dalle popolazioni dello ‘insediamento palafitticolo’ dell’isolino Virginia che si mischiarono con genti venute d’Oltralpe.

Di qui, diceva il vescovo Attilio, derivava probabilmente il suo tratto austero e riservato. Attilio Nicora si sentiva un figlio del Nord.
Quel vescovo di Verona chiamato lungo il suo percorso di Chiesa a responsabilità sempre più alte, fu, con altri amici, negli anni ’50 –’60 il perno della rinascita del cattolicesimo giovanile varesino.

Nicora fu instancabile animatore dell’Azione cattolica e dell’Oratorio Veratti dove approdò a soli sei anni e al quale rimase sempre legatissimo, di Gioventù studentesca, del mensile studentesco Michelaccio di cui fu cofondatore e direttore responsabile.
Tre fronti di impegno che lo vedono grande protagonista.

Di Gioventù studentesca coglie la novità educativa introdotta da Don Luigi Giussani, incaricato nel 1954 dall’allora cardinale di Milano Montini di “rinnovare i modi e le forme della presenza giovanile cattolica nella società”. Don Giussani propose, in estrema sintesi, la necessità di un riannuncio del messaggio di Cristo e il recupero della senso della “Chiesa come vita”.

Nel 1956 con altri amici come Camillo Massimo Fiori fonda, come detto, il periodico studentesco Michelaccio. Che ha un legame stretto con GS ma non ne è l’organo ufficiale. Un giornale libero, coraggioso, che parla di scuola, di problemi locali e, con qualche comprensibile ingenuità, anche di orizzonti più ampi come le guerre e la decolonizzazione africana.

Trova molti consensi tra gli studenti di Varese e anche in altre città lombarde: Lecco, Busto, Gallarate, Como e Sondrio. Nella redazione di Lecco c’è Angelo Scola che diventerà Arcivescovo di Milano. Al funerale di Nicora ricorderà “quando Attilio, per aiutarci, veniva a Lecco da Varese sul suo Galletto Guzzi beige”.

Era instancabile Attilio, nonostante gli studi di legge alla Cattolica lo impegnassero non poco. Instancabile e disponibile a quanti chiedevano il suo aiuto e la sua collaborazione. Già in quegli anni emerge la sua capacità di vivere la Chiesa come un corpo vivo animato da tante componenti diverse ciascuna con i propri carismi, e le proprie peculiarità. Nelle giornate di studio come nelle riunioni di routine dava sempre un contributo di acuto equilibrio unito a una profondità di analisi fuori dal comune.

Nel rivisitare alcuni suoi scritti giovanili si trovano le radici di interessi e tematiche che diventeranno permanenti nel suo cammino culturale e spirituale: la ferma critica al laicismo; la sensibilità al divenire della storia (Michelaccio/ Resistenza); la dimensione missionaria della Chiesa cattolica; la costante attenzione all’impegno sociale dei cattolici, un impegno attento alla riscoperta dei bisogni; i rapporti tra le istituzioni locali e nazionali.

Pochi sanno però che Attilio Nicora scopre la politica – come lui stesso racconta in suo scritto – seguendo, a 17 anni, nel 1955, proprio nel Salone Estense, un’accesa discussione sul tenere o meno in vita il sistema tranviario e quello delle funicolari, pensate 66 anni fa e la discussione, almeno per quanto riguarda il Campo dei Fiori, è ancora in corso… Si appassiona al punto di seguire per La Prealpina i Consigli comunali scrivendo a notte fonda resoconti lucidi e completi.

In quella articolata realtà in cui era impegnato matura la sua vocazione sacerdotale. Entra in seminario alla fine del 1959 e Il 27 giugno 1964 viene ordinato sacerdote. Inizia così il suo lungo cammino di servizio alla Chiesa: tredici anni dopo il 16 aprile 1977 diventa vescovo, il vescovo più giovane d’Italia. L’allora cardinale di Milano Colombo gli affida gli incarichi della pastorale sociale e dell’apostolato dei laici. Due anni dopo il cardinale Martini nel nominarlo Provicario generale gli affida anche la delega ai rapporti con le istituzioni locali e regionali.

In quegli anni Attilio Nicora si profila sempre di più come un autentico “educatore alla politica” Proprio negli anni ’80 e’90 molti varesini ebbero l’opportunità di ascoltare le sue appassionate riflessioni proposte in numerosi incontri a Villa Cagnola e al Collegio De Filippi.

Oggi Nicora è ricordato a ragione come “il grande teorico dell’impegno cattolico nel sociale”. Credo che il saggio “Carità e politica, per un servizio dei cristiani alla società civile” sia una dimostrazione alta di questo suo particolare talento.

Alla fine di queste sommarie note biografiche credo di poter umilmente chiedere alle istituzioni cittadine, di pensare nel prossimo futuro a un ricordo perenne di don Attilio Nicora, un grande varesino di cui fare memoria condivisa.

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Pubblicato il 14 Luglio 2021
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