Paolo, il gelataio di Laveno che ha fatto dimenticare i due gol azzurri all’Austria
Cronache di un'estate da Graz, dove questo artigiano ha conquistato i clienti indossando la maglietta della nazionale campione d'Europa: “Tutti a tifare Italia con in mano il mio gelato"
La parigina croccante, col gelato che non mette freddo nemmeno nelle serate a 16 gradi col golfino sulle spalle nei dintorni di Graz, è un richiamo più forte persino delle due pappine rifilate all’Austra, finita a casa prima del bello degli Europei.
Così accade che un’arte a base di latte, frutta e passione appresa sulle rive del Lago Maggiore a Laveno faccia presto dimenticare le disfatte calcistiche, e anzi consenta di riaccendere la passione per i vicini di casa italiani, navigatori, santi, buongustai, calciatori, “doitbetters“ e chi più ne ha più ne metta nella fiera dei luoghi comuni. Ma fino a un certo punto.
Perché i sapori del gelato artigianale italiano sono qualcosa che davvero tutti ci invidiano e così il gelataio Paolo Girotto si è trovato con una schiera di tifosi dell’Italia che parlano con la lingua di Goethe e tengono in mano i suoi coni.
Di Girotto avevamo parlato quando aprì la sua gelateria a Cracovia, e delle imprese nel Kenya del Masai cui questo artigiano allora ventottenne insegnò i segreti della coppetta.
E quest’anno la decisione è stata un po’ lavoro, vacanza e avventura e con la fidanzata e un furgone ha deciso di varcare i confini orientali e fare la stagione in Austria.
Ma il periodo scelto per vendere i gelati agli austriaci è coinciso proprio con gli Europei ed ecco che allora il gelataio Paolo ha saputo convincere i suoi clienti non solo a mangiare il gelato, ma anche a tifare Italia.
«Sì alla fine è andata così, oramai sono famoso più dei postini, e quasi come Donnarumma», racconta divertito al telefono da dove manda foto dai paesini coi clienti che fanno la fila fuori dal suo furgone per assaporare il gelato anche sotto la pioggia.
«A pochi giorni dalla finalissima io e la mia fidanzata di origini russe abbiamo deciso di addobbare il furgone coi colori dell’Italia. Un po’ orgoglio, un po’ scommessa. Alla fine li ho conquistati due volte, come gelataio, e come italiano: ho cominciato a servire i coni con la maglietta della Nazionale. Un gesto apprezzato».
E che ha trasformato Paolo in un piccolo campione dell’italianità che ha saputo andare a rete con panna e cioccolato.
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