Il saluto di Costacurta a Margherita: “Ciao mamma, hai fatto un buon lavoro”
Nella piccola chiesa di Orago l'ultimo saluto a Margherita Beccegato in Costacurta. Hanno ricordato una vita che prima l'ha messa alla prova e poi le ha dato soddisfazioni, con figli e nipoti
Una famiglia numerosa e unita, venuta fin dal Veneto per l’addio a Margherita Beccegato in Costacurta, morta venerdì scorso per un malore con successivo incidente stradale.
L’hanno salutata ricordandone la forza e l’umiltà con cui si era accostata alle difficoltà della vita, che l’aveva messa duramente alla prova, prima di premiarla grazie ai figli. «Era una donna retta, con una grandissima dignità, forgiata dal più grande dolore che un essere umano può provare, la morte di una figlia di tre anni» ha detto il figlio Alessandro Costacurta, intervenuto alla fine della messa.
La sua vita era iniziata nelle campagne del Padovano, in una famiglia numerosa, com’era tipico allora del Veneto, «impreziosita da un principe della Chiesa», un vescovo, l’ha ricordata con emozione Ottavio, uno dei suoi otto fratelli. Quando la grande famiglia patriarcale si divise, quella di Margherita dovette emigrare. «Cercò fortuna all’estero in Svizzera, poi fu emigrante in Lombardia, sempre pronta ad aiutare chi della famiglia veniva via dal Veneto».
Una storia comune a tanti veneti che conquistarono la Lombardia con il biglietto della ferrovia, come diceva allora, nel suo diario, un prete della zona. La fatica dell’emigrazione non fu l’unica: a provare Margherita ci fu la morte della piccola Isabella, poi un incidente stradale, infine la scomparsa del marito Giuseppe, a 55 anni, quando i tre figli erano adolescenti.
«Come per Giobbe la misura era colma» ha continuato Ottavio. E da allora la vita le ha restituito qualcosa, con le soddisfazioni per i figli e i nipoti.
«Ha voluto fare una famiglia, ha avuto tre birichini» ha detto con affetto “Billy” Costacurta. «Lei voleva fossimo giusti e uniti, per aiutarci. E oggi possiamo dirlo: mamma, hai fatto un buon lavoro, brava Margherita».
Costacurta ha voluto anche raccontare lo shock dell’improvvisa notizia: «Quando ho risposto al telefono e ho sentito mio fratello dire “la mamma è morta”, mi sono bloccato. Mi ha fatto uscire tutti i dolori al corpo accumulati nella mia carriera: spalla, ginocchio, orecchio».
Il parroco di Jerago con Orago l’ha ricordata anche in questi suoi ultimi anni, «silenziosa e discreta», nella casa vegliata da una statua di don Bosco che tiene i bambini per mano. Il vangelo era il brano del “non sapete né il giorno né l’ora” dell’incontro con il Signore. «Era una persona pronta, oggi dall’alto veglierà sui suoi figli, sulle persone che le hanno voluto bene» ha continuato il sacerdote.
«Era pronta a incontrare la sua bambina, ora è abbracciata a lei, è insieme a Giuseppe e alla sua Isabella» ha concluso alla fine Alessandro Costacurta, prima di rivolgersi ai figli e nipoti: «Vi daremo qualche carezza in più. Sarà perché vi vogliamo tanto bene ma anche perché così vi ricorderete la nostra mamma».
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