Sorpresa: nel 2020 più aziende varesine rispetto al 2019 e il turismo è positivo

Trecentoquindici aziende in più nel 2020 rispetto al 2019: il quadro della situazione delle aziende varesine nell’anno del covid è decisamente sorprendente

Turismo nel distretto dei  laghi - Foto di Marco Benedetto Cerini

Trecentoquindici aziende in più nel 2020 rispetto al 2019: il quadro della situazione delle aziende varesine nell’anno del covid è decisamente sorprendente. Un segno più (+0,3%) che si trova per la prima volta dal 2016 in provincia di Varese in un momento storico cosi incerto e buio.

A dirlo, il general report sul terziario in provincia di Varese nell’anno della Pandemia, elaborato da Econlab research network per l’osservatorio sul terziario dell’ente bilaterale di commercio e turismo, illustrato da Alessandro Minello, capo ricerca e docente all’università Ca Foscari. Un report che ha «L’intento di offrire lo strumento a tutte le parti sociali e istituzionali del territorio, per dare risposta a una legittima avidità di dati. dati per certi versi sorprendenti» come ha commentato il presidente dell’ente bilaterale del terziario Giuseppe D’Acquaro.

Un settore che ha un importanza fondamentale nel tessuto economico della nostra provincia: a fine 2020 infatti il terziario rappresenta il 67,1% delle imprese locali in provincia di Varese, con 50.555 le localizzazioni attive: più del doppio di quelle dell’industria.

Nel 2020 sono in crescita, sia le sedi d’impresa (+165 pari al +0,4%) che le filiali, in particolar modo quelle con sede fuori provincia (+119 pari a +1,9%). «Un importante segno di attrattività del territorio» ha spiegato MInello. Varese rientra infatti tra le uniche tre province lombarde ad avere un aumento delle sedi d’impresa, con l’incremento maggiore sia in termini assoluti (+165 contro le +52 di Como e le +15 di Brescia) che in termini percentuali (+0,4% contro il +0,2% di Como e il valore stabile di Brescia), e in controtendenza con il resto del territorio lombardo.

L’INTERO REPORT

COMMERCIO IN SOFFERENZA, MA DA PRIMA DEL COVID

All’interno del settore terziario i numeri del commercio nel 2020 non sono positivi, ma c’è da dire che il settore è «Protagoniste di una crisi oramai strutturale – spiega il report – Le attività del commercio continuano a diminuire (-0,7%)». Tra le più colpite dalla pandemia quelle del Tessile e abbigliamento (-3,8%), che dal 2016 al 2020 registrano la chiusura di ben 537 unità locali.

Al 31 dicembre 2020, il commercio conta un totale di 18.610 localizzazioni attive in provincia di Varese (il 36,8% dell’economia terziaria locale).

La flessione registrata nel corso del 2020 (-137 pari al -0,7%) è solo in parte dovuta agli effetti derivanti dalla pandemia: le attività commerciali sono difatti protagoniste di una crisi divenuta oramai strutturale, che solo dal 2016 al 2019 ha visto la chiusura di ben -1.077 esercizi (-5,4%), per più dei due terzi dei quali (69,1%) avvenuta durante l’anno precedente all’avvento del Covid-19.

Nel lungo periodo, la più penalizzata è stata la rete distributiva del commercio al dettaglio (-814 pari al -8,1% dal 2016), specie per quanto riguarda i negozi di vicinato, soffocati dal proliferare della grande distribuzione e dalla continua crescita dei canali di vendita online. La maggior parte delle chiusure, anche nel 2020, riguarda le attività del Tessile e abbigliamento.

Dal punto di vista geografico, le zone che riportano maggiori difficoltà sono principalmente tre: l’Area montana e valli (-1,8%) e l’Area del Lago Maggiore (-1,3%, con picchi del -2,3% nel commercio al dettaglio), composte da comuni con una forte vocazione turistica, che probabilmente hanno risentito più di altri delle limitazionI imposte negli spostamenti e del conseguente calo della clientela (nazionale, ma anche estera); e anche l’Area del saronnese (-1,6%), composta da comuni ad elevata vocazione commerciale (l’indice di specializzazione settoriale è pari a 1.04, il più alto tra le delegazioni del territorio varesino), che in valore assoluto perde il maggior numero di unità locali (-35).

IL TURISMO E’ LA GRANDE SORPRESA

Nonostante il 2020 sia stato definito un “anno nero” per il turismo, a causa delle chiusure forzate imposte dal Governo e dall’inevitabile calo della clientela conseguito, il settore in provincia ha reagito attraverso un’offerta di servizi alternativi, che ha portato alla nascita di 82 nuove imprese (+1,4%).

Crescono così le attività di ristorazione (+81 pari al +1,6%), grazie ad un aumento delle attività di Fornitura di pasti preparati(+12,4%) già intravisto nel corso del 2019, delle Strutture ricettive (+13 pari al +3,9%), dove sono quelle complementari, come bed and breakfast, campeggi, affittacamere, ad avere maggior fortuna (+9,3%), e di organizzazione di Convegni e fiere (+4 pari al +4,7%): «Un settore che ha saputo mantenere la propria vitalità trasportando l’attività on line e proponendo i servizi correlati» ha spiegato Minello. Tra i settori più penalizzati dal virus rimane invece quello delle Agenzie di viaggi (-15 pari al -6,1%).

Dal punto di vista geografico, la maggior vocazione turistica è nella parte centro-settentrionale del territorio (Lago Maggiore, Area montana e valli, Area varesina), dove si registrano indici di specializzazione settoriale superiori alla media provinciale.

Delle 82 unità locali in più nate nel corso del 2020 però, circa la metà proviene dall’area di Busto Arsizio – Seprio (+43 pari al +4,2%), che segna la crescita maggiore del comparto – assieme all’ Area del Lago Maggiore (+17 pari al +2,5%) – e dalla quale proviene l’incremento più importante rilevato all’interno delle attività di Mense e catering(+37 pari al +168,2%). Unica delegazione in flessione l’Area montana e valli(-5 pari al -0,9%).

SERVIZI FORZA MOTRICE DEL TERZIARIO

Traino dell’economia terziaria in provincia è il settore dei servizi continua a crescere (+1,5%), sorretto dalle +132 nuove attività del Terziario avanzato. Calo straordinario nella Sanità e servizi sociali(-1,2%), che penalizza l’assistenza ai soggetti più svantaggiati.

Al 31 dicembre 2020, i servizi contano un totale di 26.102 localizzazioni attive in provincia di Varese (il 51,6% dell’economia terziaria locale).

Durante i mesi della crisi pandemica, le imprese del comparto hanno potuto usufruire (più di altre) di strumenti in grado di garantire loro una continuità lavorativa, come lo Smart Working, e hanno saputo cogliere (più di altre) le opportunità legate all’utilizzo degli apparecchi digitali per la gestione dell’attività organizzativa e di vendita.

Nel corso del 2020, si registra la nascita di +380 nuove realtà imprenditoriali (+1,5% rispetto al 2019), circa metà delle quali appartenenti al Terziario avanzato (+132 pari al +2,6%)e alla Logistica (+31 pari al +1,2%).

In aumento le attività ricreative legate allo Sport e benessere (+29 pari al +5,1%), all’Arte e cultura (+8 pari al +3,6%)e ai Corsi di formazione (+17 pari al +2,8%).

Nell’anno della pandemia invece, paradossalmente sono in calo Sanità e servizi sociali (-14 pari al -1,2%).

Delle +380 unità locali nate nel corso del 2020, più della metà provengono dall’Area varesina(+110 pari al +1,5%) e da quella di Gallarate – Malpensa(+103 pari al +1,7%), anche se l’incremento più elevato in termini percentuali giunge dall’Area Saronnese (+2,3% pari a +67 unità locali). Nella maggior parte dei casi, si tratta di imprese del Terziario avanzato, la cui attività risulta in calo solamente nell’Area montana e valli (-3 pari al -1,4%).

La crisi della Sanità e servizi sociali si evidenzia in particolar modo nella zona centro-occidentale della provincia, in corrispondenza del Lago Maggiore (-8 pari al -8,5%) e nell’Area varesina (-11 pari al-3%)..

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi di VareseNews, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai? 

Pubblicato il 29 Luglio 2021
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