Beatrice Sabaini nel film “Sulle mie spalle”: “Un’esperienza di grande valore professionale”

L'attrice varesina introdurrà la proiezione del film di Antonello Belluco in cui recita al Cinema Impero di Varese nella serata di martedì 21 settembre

Beatrice Sabaini nel film "Sulle mie spalle"

La passione per la recitazione, per il cinema e per il teatro. Ma anche l’amore per la sua città, Varese, dove è tornata a vivere dopo un’esperienza a Roma e dove martedì sera racconterà di se e del mondo del cinema. Beatrice Sabaini incontra il pubblico in occasione proiezione del film “Sulle mie spalle” di Antonello Belluco che si terrà alla ore 20 e 30 di martedì 21 settembre. L’attrice che ha recitato nella pellicola sarà in sala per dialogare col pubblico, intervistata dal giornalista Diego Pisati. Nel film interpreta Diletta Filangeri, una donna, moglie, madre e medico durante la Prima e Seconda guerra mondiale, mentre in questa intervista ci racconta come è nata la sua passione per il cinema e non solo.

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Beatrice Sabaini in alcune scene del film “Sulle mie spalle” di Antonello Belluco 4 di 12

Come nasce la tua passione per il cinema? Qual è stata la tua formazione? 
«La mia vocazione per il cinema ha radici lontane che ho riscoperto grazie ad un grande insegnante che ho avuto la fortuna di incontrare e seguire per diversi anni, non è l’unico ma è quello che mi ha permesso di imparare ad accettare la frustrazione e continuare a lavorare sodo. Grazie a lui ho individuato esattamente che attrice volevo diventare e oggi sono grata di aver imparato a lavorare sui dettagli, sulla concentrazione, sul tempo necessario per sentire, sull’abilità di analizzare un testo e sull’istinto che è l’unica cosa che nessuno può insegnarti se non tu stesso. Lo ringrazio soprattutto per avermi educato ad essere indipendente nel lavoro e imparare a trovare non la soluzione più veloce ma quella che sento più vera ed efficace; mi ha preparato ad avere fiducia nel lavoro fatto e ad avere disciplina; gli sono grata soprattutto per avermi trasmesso l’insegnamento più prezioso: essere sempre disposta ad imparare, a correre dei rischi mentre lavoro su una sceneggiatura e di lavorare con ardore, dedizione perché il tempo è sempre necessario e la pigrizia è una scusa per chi vuole trovare scuse: quando ami qualcosa o qualcuno il tempo lo trovi sempre e ti ci dedichi tantissimo».

Quale è stato il tuo percorso?
«Ho un percorso singolare e ringrazio me stessa di aver scelto di seguire il mio sogno di diventare un’attrice e sono piena di meraviglia e commozione oggi nel riuscire a definirmi “un’attrice” qui con te e qui nella mia città… “ecco vedi mi sento come quel personaggio di Cechov delicato e bianchissimo de Il Gabbiano, la commedia in quattro atti ripresa in parte dalla meravigliosa Monica Vitti in un monologo dove le chiedevano di spiegare Che cos’è un’attrice”. Ecco io rispondo con quel monologo alla tua importantissima e preziosa domanda “che cosa mi regala la recitazione e quali sono gli aspetti più belli e meno di questo mestiere. La risposta è in quelle battute di Nina sia in quel pezzo di storia regalatoci dalla inimitabile Monica Vitti in quelle parole c’è tutto il mio amore incondizionato e le mie emozioni sempre in superficie a portata di mano…

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Il tuo legame con la città di Varese?
«Il mio desiderio grande, profondo e coraggiosissimo è poter portare qui nella mia città lavori teatrali e cinematografici che possano divertire, far sognare, aiutare a credere che la bellezza della vera recitazione risiede sempre nella vita, il mio augurio e il mio desiderio è poter trovare la città di Varese desiderosa di investire nel settore dello spettacolo e dell’arte perché una città senza teatro, senza cinema, senza luoghi dove si raccontano storie, dove nutrirsi di bellezza e verità sono come vivere in un mondo senza colori dove una comunità invece di applaudire con generosità alla vita si chiude su se stessa e aspetta senza entusiasmo che qualcosa succeda. Ricordiamo che una città bella come la nostra ha bisogno di luce, di condivisione e di bellezza non di penombra».

Come è stato lavorare a questo film? Quando e dove si sono svolte le riprese?
«Lavorare nel film di Antonello Belluco è stato un’esperienza di crescita, di valore e sono grata di quest’opportunità d’oro che dopo tanti anni è arrivata come un regalo non atteso mentre stavo presentando a Roma il mio primo lavoro sulla follia dove ero attrice e scrittrice e interprete insieme. Un lavoro molto importante, perché ero come i tre personaggi femminili anch’io in attesa di qualcuno. Ricordo di aver ricevuto i primi di luglio del 2017 una mail dalla direttrice casting dell’Eriadorfilm di Padova. Cercava un viso di altri tempi che fosse “giusto” per il ruolo di Diletta Filangeri: una donna con la vocazione per la medicina, che durante la prima guerra mondiale si innamora di un giovane che sta partendo per il fronte e per la prima volta nella sua vita scopre cosa sia un vero e proprio colpo di fulmine. Il personaggio in sceneggiatura era dolce e delicato in tutto. Nell’aspetto certo e soprattutto nel suo intimo che mi ricordava la dolcezza che da bambina mi trasferiva mia nonna materna Anna. Ecco è stato un bellissimo viaggio di avvicinamento a quelle qualità del personaggio che desideravano portare e vedere durante i provini. Volevo rintracciare dentro di me i bisogni che muovevano il personaggio di Diletta e usare le sue emozioni come strumento che creava quella forza e passione per superare tutti i conflitti che incontrava nella storia».

L’approfondimento sul film e sulla figura di Diletta Filangeri.
Riserva il tuo ingresso sul sito Il Multisala Impero di Varese 

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Pubblicato il 20 Settembre 2021
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