I Comuni rispondono sul referendum cannabis: “Non siamo inadempienti”

Tante le repliche di amministrazioni e funzionari dopo l'elenco di Comuni inadempienti apparso sul sito dell'Associazione Luca Coscioni che sta promuovendo la raccolta per il referendum popolare

cannabis light

Un grande successo in termini di partecipazione quello che in pochi giorni ha portato la Associazione Luca Coscioni per a raccogliere centinaia di migliaia di firme per indire due referendum: uno sull’Eutanasia Legale e uno sulla Legalizzazione della Cannabis.

Firme che vanno però autenticate dai comuni dove risiedono i firmatari, se questi hanno firmato on line.  I comuni hanno per legge 48 ore per provvedere: l’Associazione Luca Coscioni a inizio settimana ha lanciato l’allarme denunciando che 1800 enti locali risulterebbero  inadempienti (il termine per la presentazione delle firme autenticate è il 30 settembre 2021).

La contestazione riguardava anche 26 Comuni della provincia di Varese messi nella lista. La notizia ha però suscitato anche la reazione di alcune amministrazioni comunali, che hanno voluto chiarire la loro posizione, specialmente in quei casi in cui le richieste non sono pervenute presso i loro uffici o sono state invece evase quasi nella loro totalità.

È il caso del Comune di Angera: «Ieri sera ci è stato chiesto il motivo di un supposto ostruzionismo o inadempienze nei confronti dei referendum in corso» ha risposto a un cittadino il sindaco Alessandro Paladini, nella giornata del 28 settembre .  «Stamane [martedì, ndr] dalle verifiche presso l’ufficio anagrafe è emerso che sono state evase praticamente tutte le 7 richieste dei comitati referendari, con un tempo di risposta massimo di un giorno, per un totale di 62 soggetti firmatari. Solo una richiesta è stata evasa in ritardo di 7 giorni, poiché era la prima richiesta in tal senso e aveva preso un po’ alla sprovvista (vista la novità del referendum on line) e quindi era rimasta ferma da evadere per alcuni giorni. Il Referendum popolare è un istituto di democrazia diretta, previsto dalla Legge, in cui crediamo fermamente»

Dal Comune di Castelseprio contestano invece esplicitamente i rilievi mossi: «Noi non abbiamo ricevuto alcuna richiesta per certificati d’iscrizione via Pec. Abbiamo chiesto conto anche consigliere regionale, Michele Usuelli, che ci aveva contattato, chiedendo quali siano le inadempienze per cui hanno segnalato il nome di Castelseprio. A noi non risultano».

Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo: «Prima di sparare nel mucchio, forse l’associazione avrebbe  fatto meglio a verificare con la stessa precisione che richiede ai funzionari. Gli uffici a Somma tra l’altro hanno fatto i salti mortali per rispettare i tempi, con la necessità di rallentare altri servizi». Gli uffici sommesi hanno anche cercato di contattare telefonicamente chi ha presentato una diffida, «senza ricevere risposta». «Viene da pensare che qualcuno abbia voluto sollevare il polverone prima».

Anche il sindaco di Malnate Irene Bellifemine dice la sua : «Condivido pienamente le parole di Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo perché è quello che è accaduto anche a noi. Aggiungo che, oltre agli uffici comunali,  anche io personalmente ho provato a contattare i numeri di riferimento senza alcun successo».

Sul sito dell’Associazione Luca Coscioni veniva indicato, in alto nella pagina che riporta la lista, che “grazie all’allarme che abbiamo lanciato moltissimi [Comuni], nel frattempo, ci hanno inviato e ci stanno inviando i certificati. Non siamo in grado di aggiornare l’elenco in tempo reale. Questi erano i Comuni maggiormente inadempienti alla scadenza delle 48 ore previste dalla legge per il rilascio dei certificati”.

E in effetti i Comuni del Varesotto non risultavano certo soli. C’era ad esempio anche il Comune di Milano e già domenica il sindaco Beppe Sala aveva stoppato la polemica sul “Comune inadempiente”: «Ci sono arrivati da pochissimi giorni e faremo il nostro dovere». L’allarme è stato un po’ preventivo.

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Pubblicato il 30 Settembre 2021
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